
© Sirotti
Mads Pedersen si conferma corridore senza peli sulla lingua. Con il suo consueto approccio diretto, il danese stavolta se l’è presa con i criterium, in particolare quelli di fine stagione, ai quali invece molti suoi colleghi e compagni scelgono di partecipare. Avendo già in passato espresso la sua opinione riguardo l’importanza di staccare e del riposo, non solo fisico ma anche mentale che viene con il passare del tempo lontano dal gruppo, magari in famiglia, la sua decisione di non essere al via di questi eventi non sorprende, ma il corridore della Lidl – Trek va anche più in là, esprimendo un parere piuttosto severo su questi eventi, nei quali spiega non esserci alcuna competizione ma una semplice spettacolarizzazione e commercializzazione della gara e di quel che la circonda.
“È una cosa già decisa – commenta nel suo podcast Lang Distance, che conduce assieme al compagno Jakob Egholm – È così terribile da guardare, perché nessuno dei corridori cerca nemmeno di far sembrare che stiano facendo una gara ciclistica. È più importante che indossino una specie di casco da ciclista con un cappello a cilindro e una visiera sulla parte superiore, come un lottatore di sumo. È per questo che vengono pagati”.
Nei giorni scorsi a trionfare sono stato il suo compagno Jonathan Milan e il connazionale Jonas Vingegaard, che nelle loro dichiarazioni hanno sottolineato di aver apprezzato anche l’atmosfera che si è creata attorno a un evento che resta una esibizione, ma che permette anche di raggiungere un pubblico diverso. L’ex iridato tuttavia non sembra riuscire a farseli piacere: “Ho rifiutato un paio di volte. Non si dovrebbe mai dire mai, ma è l’ultima cosa che vorrei fare”, ha concluso Pedersen.
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