di
Marco Calabresi

Il coach storico di Musetti e la frase giusta che gli ha detto per battere De Minaur: «Lo sa anche l’inserviente del bar che a te fanno male le gambe. Se continui così la perdi, corri»

Dall’inizio del 2026, se le indiscrezioni saranno confermate, ci sarà un nuovo ingresso nel team di Lorenzo Musetti, lo spagnolo José Perlas. Ma il coach, quello di ieri, di oggi e anche di domani, sarà sempre Simone Tartarini. Si sono scelti quando Lorenzo era bambino: per lui, Tartarini ha cambiato vita e lavoro, passando da quello di semplice maestro in campo con i bambini a quello di allenatore giramondo di un ragazzo scovato quando non aveva neanche 10 anni e che ora è tra gli otto Maestri del tennis mondiale.

Lavorava con i più piccoli, Tartarini, e tra quei più piccoli ce n’era uno che gli rubò l’occhio. A La Spezia sono cresciuti insieme: Simone, spezzino doc, maestro di tennis dal 1992, e Lorenzo, che da Carrara sconfinava in Liguria per allenarsi a La Spezia. «Se sono un allenatore di alto livello è perché lui è un giocatore di altissimo livello», ha raccontato Tartarini, ricordando anche un aneddoto che fa capire quanto stretto sia il rapporto tra i due: «Per risparmiare dormivamo nello stesso letto». Un legame umano fortissimo che  gli consente di pungolarlo nei momenti più delicati delle sue gare. Martedì durante l’interruzione per il malore dello spettatore alle Finals gli ha urlato: «Ha cambiato marcia De Minaur, lo sa anche l’inserviente del bar che a te fanno male le gambe. Se continui così la perdi, corri». Un richiamo diretto, tipico del linguaggio schietto di chi conosce il ragazzo da sempre e sa come prenderlo».

Dal 2022 le cose cambiate, ma capita che durante i lunghi viaggi ci si ricordi delle origini: Tartarini, dal Circolo Tennis Spezia, nel 2015 (quando Musetti aveva 13 anni), trasferì la sua attività allo Junior Tennis San Benedetto, aiutato anche da Giacomo, uno dei suoi due figli, che lo ha già reso nonno. E tra le tappe del trophy tour della Coppa Davis conquistata anche da Musetti, l’insalatiera di recente si è fermata anche lì. Sul sito ufficiale del club c’è una foto di Musetti mentre tiene in mano il trofeo di uno dei suoi due titoli Atp, quello di Amburgo 2022 con la scritta «Grazie» e un cuore: quando riescono, Lorenzo e Tartarini tornano lì, dove tutto è iniziato, e l’accoglienza è trionfale.

Classe 1968, prima di iniziare la sua carriera da maestro Tartarini giocava: a 18 anni era categoria 2.4, ma smise di fare tornei per iscriversi all’università. Doveva ancora terminare gli studi, ma – come successo a Lorenzo -, la nascita del figlio (quando aveva 24) ha cambiato i piani della sua vita, con il secondogenito arrivato due anni dopo.



















































Anni di lavoro sul campo per affinare il tennis di Musetti e supportarlo nei momenti di difficoltà che lo hanno accompagnato fino alla gloria. «Da bambino gli ho stravolto tutto il tennis, ma non il rovescio – ha ricordato in un’intervista al Corriere -. Quando è arrivato da me aveva un’impugnatura Continental e giocava tutto tagliato, solo tagliato. Gli ho proibito di farlo per mesi. Oggi impugna Eastern, infatti il lungolinea gli riesce meglio del diagonale. Certo sui campi veloci, impreca: Simo, perché non me l’hai cambiato a due mani, questo rovescio?». Probabilmente è stato meglio così.

12 novembre 2025