La replica di Evelina Sgarbi, tramite una nota, non si è fatta attendere: «Osservando il cerchio tragico all’opera non finisco mai di stupirmi di come si possa essere cinici, senza cuore e senza scrupoli: sapere che mio padre è stato trascinato nello studio Rai per registrare la puntata di Bruno Vespa, in condizioni di grande disagio, procurando anche imbarazzo fra gli stessi operatori Rai che lo immaginavano completamente diverso – camminava e respirava a fatica, sembrava un vecchio di 90 anni – mi provoca grandissimo dolore e mi fa sentire impotente. Perché ho avuto la riconferma che mio padre è completamente plagiato dal cerchio tragico. È un’altra persona».
La venticinquenne lancia quindi un attacco a Paola Scorza, la giudice che lo scorso ottobre ha deciso di non nominare un assistente di sostegno per Vittorio Sgarbi (e che è stata poi ricusata, tramite il suo avvocato, da Evelina): «La magistrata avrà sicuramente modo di vedere la trasmissione di questa sera, ma sarebbe interessante che chiedesse il parere di chi lo ha visto dal vivo. Sostenere che oggi mio padre stia bene è scandaloso. Ed è un falso clamoroso. E tutto questo viene fatto per amore? E sarei io la esosa e l’interessata?». Infine una stoccata a sua zia Elisabetta Sgarbi, sorella di Vittorio: «Lei ha sempre voluto bene a mio padre. Rimango esterrefatta da questo atteggiamento ponziopilatesco rispetto al cerchio tragico. L’ignavia è un peccato capitale, soprattutto nei confronti di un genio. E mentre mi ha raggelato il cuore questa sceneggiata fatta ad hoc per promuovere il libro, l’unica cosa positiva è stato il commento di mio padre alla mia iniziativa: mi ha scaldato il cuore. Ho capito che mi sta dicendo: vai avanti».