Report tornerà in autunno, così in Rai hanno confermato alla presentazione dei palinsesti 2025-2026, sconfessando i tagli alla trasmissione di Rai 3 paventati nei giorni precedenti all’evento e abbassando i toni della presunta faida tra l’azienda e il conduttore del programma di inchiesta di Rai 2 Sigfrido Ranucci. Che però, alla presentazione della stagione autunnale, non c’era. A distanza di qualche settimana da quella giornata di annunci e rinnovi, si è tornato a parlare del futuro di Report per un motivo preciso: lo stesso Ranucci ha raccontato sui social che “dopo circa 10 anni, la Rai ha deciso, per motivi noti, di togliermi la responsabilità della firma per quello che riguarda presenze, contratti, trasferte, acquisti, questioni legali penali civili, rapporti con autority”. In pratica il conduttore non potrà più decidere autonomamente, tra le altre cose, l’inviato da assegnare a un’inchiesta e neanche l’ingombro dei singoli contratti dei collaboratori della trasmissione.
Nel ruolo che Ranucci ha ricoperto negli ultimi 10 anni ci sarà il collega Luigi Pompili, giornalista “appassionato di Report” e parte della squadra del conduttore. La promessa è quella di continuare, dal punto di vista editoriale “a fare il nostro lavoro con coraggio, indipendenza e competenza”. Per la Rai questi cambiamenti sono solo “fisiologici allineamento alla normativa aziendale”: fine della questione. Ma il terreno sul quale si muove la trasmissione è scivoloso, le premesse rimangono instabili. E in effetti quei tagli paventati da Ranucci qualche mese fa sono stati fatti davvero: la nuova stagione del programma, in partenza il prossimo autunno sempre in prima serata su Rai 3, andrà in onda in versione ridotta, con quattro puntate in meno rispetto alla passata edizione.
Da Gabanelli a Ranucci: in Report il riflesso di un’Italia sommersaLuciano Viti//Getty Images
Milena Gabanelli ha condotto report dal 1997 al 2016
Il tono amaro usato da Sigfrido Ranucci sui social per raccontare la situazione la dice lunga su quanto le acque in cui naviga Report, uno dei programmi giornalistici più longevi della tv italiana, siano tormentate. La trasmissione ha esordito nel 1997 sotto la guida di Milena Gabbanelli, che in quasi 20 anni, fino all’addio nel 2016, ha impostato i codici deontologici di un programma che ha fatto da vero pioniere nel panorama delle inchieste televisive. Lo stile di Gabanelli, incisivo ed essenziale, è un modello al quale oggi molti colleghi ambiscono e si ispirano e lo stesso Ranucci, suo erede, negli ultimi dieci anni ha provato a seguire la stessa linea editoriale, circondandosi di un’entourage di collaboratori validi e autorevoli e proponendo inchieste di ogni tipo, spesso anche controverse e miccia di dibattito politico e social. Certo è che in 28 edizioni Report non ha mai lasciato indifferenti gli spettatori: basti pensare che è una delle trasmissioni più citata in giudizio nella storia della TV nostrana. Per i sostenitori più appassionati del programma il fatto che sia uscita vittoriosa dalla maggioranza delle cause è la dimostrazione più plateale della solidità delle fonti usate per mettere in piede le inchieste che fanno da ossatura al format. E uno dei motivi più forti per cui Report dovrebbe rimanere dov’è, baluardo di un servizio pubblico che non ha paura di scavare nel marcio, di svelare dinamiche fosche, di chiamare per nome e cognome i protagonisti di vicende torbide. Ma non è ancora chiaro come finirà: le recenti limitazioni cui Sigfrido Ranucci è stato assoggettato potrebbero cambiare, e non poco, la struttura editoriale del programma. E dunque l’anima su cui fonda, da quasi 3 decenni, il suo successo.
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