Polmoniti, allergie, asma, bronchite cronica ostruttiva, sindrome delle apnee notturne, fibrosi polmonare idiopatica, tumori, ma soprattutto problemi cardiovascolari, ictus e ischemie. L’inquinamento provoca ogni anno una vera a propria strage, con 8 milioni di morti al mondo e 300.000 morti premature solo in Europa per Pm2,5, biossido di azoto, ozono. Nonostante questo, se ne parla ancora troppo poco. Oggi, 12 novembre, nella Giornata Mondiale contro la Polmonite, Roberto Boffi, responsabile della Pneumologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e autore del libro “I tuoi scudi antismog” (Sonzogno), lancia un doppio allarme: “L’inquinamento, che causa uno stato infiammatorio latente e lo stress ossidativo, è vile, colpisce i fragili come bambini e anziani che hanno già patologie croniche. E colpisce più le persone a basso reddito che vivono in ambienti meno salubri e magari hanno meno strumenti, e soldi, per fare la prevenzione secondaria”. L’altro allarme riguarda le sigarette elettroniche: “Le multinazionali del fumo hanno vinto di nuovo”, afferma. “Con le sigarette elettroniche, a vent’anni dalla legge Sirchia, il tabacco è stato di nuovo normalizzato. Addirittura, si fuma anche all’interno dei locali, ovunque. È un vero fallimento”.
Vuole commentare la morte improvvisa del maestro Beppe Vessicchio proprio per polmonite interstiziale?
Le polmoniti interstiziali – che abbiamo conosciuto bene con il SarsCov2 – sono causate di solito da virus o da batteri cosiddetti atipici. Ci sono poi quelle tossiche dovute a esposizione ad agenti nocivi e irritanti, come quelli lavorativi, domestici o da sigarette elettroniche e col tabacco riscaldato. Il problema è che si tratta di una polmonite subdola, non ha una sintomatologia eclatante, l’unico sintomo diverso, oltre a una tosse stizzosa, è soprattutto l’affanno. Importante misurare subito i valori dell’ossigeno con il saturimetro e vedere anche se la frequenza cardiaca è aumentata o irregolare.
Come agisce l’inquinamento sull’organismo?
Le polveri ultrafini o nanoparticelle hanno un diametro inferiore a un micron e passano la barriera alveolo-capillare; da lì vanno nel sangue e nel torrente circolatorio, arrivando fino alle unghie di mani e piedi, passando per gli organi principali. Possono favorire così uno stato infiammatorio, che in casi estremi può portare anche alla cosiddetta sindrome multiorgano. Quella che purtroppo ha colpito, ad esempio, Papa Francesco.
Lei mette in luce l’intreccio tra smog e riscaldamento globale.
Sì, ci sono due tipi di inquinamento. D’inverno prevale l’inquinamento da prossimità. Il marcatore si chiama “black carbon” o carbonio elementare”. Quando è elevato, è fondamentale non fare attività fisica, cioè iperventilare, a meno di 100-150 metri dalle fonte di inquinamento, come una strada trafficata. L’altro inquinamento avviene d’estate, a causa del caldo. L’ozono è presente anche nei parchi, specie nelle ore centrali, quindi dobbiamo evitare di giocare a tennis o correre anche lì, perché rischiamo asma, polmoniti e problemi cardiovascolari. Abbiamo fatto uno studio con i colleghi dell’Humanitas di Rozzano, correlando l’incidenza degli accessi in pronto soccorso per motivi cardiovascolari: aumentano nettamente non solo d’inverno ma anche nelle giornate inquinate e in quelle afose.
Lei sottolinea anche i danni delle emissioni da zootecnia.
In uno studio condotto con altri epidemiologi ambientali, in particolare con il dott. Paolo Contiero, abbiamo dimostrato che c’è stata una correlazione statisticamente significativa tra l’aumento della diffusione e della mortalità da SarsCov2 nel Lodigiano e i picchi di allevamenti dovuti agli allevamenti intensivi. Insomma, non è davvero accettabile che in Pianura Padana l’aspettativa di vita sia di due anni inferiore ad altre zone a causa dell’inquinamento.
Cosa possono fare le istituzioni?
Bisogna anzitutto avere coraggio e investire sul monitoraggio, da cui parte la vera prevenzione. E servono soldi, che non vengono messi, infatti l’Europa ci considera un fanalino di coda sul monitoraggio ambientale. Ad esempio, il cosiddetto black carbon, che misura la dannosità del pm10, è un indicatore che ancora non è normato, mentre noi dell’Istituto Tumori lo misuriamo da anni. Esplode, ad esempio, a Capodanno, quando c’è infatti un picco di accessi al Pronto soccorso per problemi cardiovascolari, come ho detto immediatamente legati all’inquinamento.
Il fumo, come diceva, è tornato, anche tra i minori. Esiste però un farmaco molto efficace. Di cui, guarda caso, si parla poco.
Ripeto: con le sigarette elettroniche, dai loro sapori esotici, il fumo è stato di nuovo sdoganato, ma dà una identica dipendenza e crea danni anche in chi sta vicino a chi “svapa”. Non si capisce perché, per il sacrosanto principio di precauzione, governi e ministri non facciano nulla, ponendo un alt a questa moda che favorisce le multinazionali. Esiste un farmaco in compresse, a base di citisina, un derivato del fiore del maggiociondolo. Noi stiamo lottando perché il Sistema Sanitario lo rimborsi, comunque costa un terzo (in forma galenica costa meno) di un pacchetto di sigarette al giorno, rende la sigaretta sgradevole e consente di smettere di fumare in due settimane. Per i ragazzi meglio lavorare però sulle motivazioni e sulla conoscenza, che è il vero grande scudo contro l’inquinamento e contro ogni forma di negazionismo sul tema, che favorisce le aziende a scapito delle vittime.
Nel suo ultimo libro dà moltissimi consigli su come proteggersi.
Ci sono degli studi del Cnr interessanti sull’impatto delle piante, che hanno una utilità importante nel ridurre l’inquinamento urbano e in casa. Nel libro spiego quali scegliere. Bisogna poi fare molta attenzione alla stampante, altamente inquinante, alle candele e agli incensi: non è detto che le cose profumate facciano bene. Occorre poi imparare a leggere le etichette dei prodotti per la pulizia, evitare l’ammoniaca, scegliere con cura vernici e materiali per la casa (contro la cosiddetta “sindrome dell’edificio malato”), optare per le cucine a induzione contro quelle a casa, evitare le friggitrici ad olio, curare in particolare le camere dove dormiamo, areare le stanze la mattina, utilizzare purificatori d’aria, se si hanno le possibilità, soprattutto per se abbiamo bambini o persone allergiche. E utilizzare quando servono anche le mascherine, meglio se ffp2 o ffp3 (queste ultime più adatte se dobbiamo fare degli sforzi). E quando possibile, uscire dalla città, spezzando la continua esposizione all’aria inquinata. Prima di chiudere, mi lasci però segnalare un altro problema. L’aumento dell’inquinamento e delle patologie correlate significa anche un aumento delle multi resistenze antibiotiche. Se si abbattessero le morti per polveri sottili raggiungendo entro il 2050 l’obiettivo dell’OMS (un limite annuale di 5 μg/m3 di PM2,5), si ridurrebbe la resistenza agli antibiotici del 16,8 per cento. Purtroppo, se non facciamo così, rischiamo davvero una possibile nuova pandemia. Dovuta, appunto, alle crescenti, e inquietanti, multi-resistenze antibiotiche.