voto
6.0
- Band:
VII VITIUM - Durata: 00:38:00
- Disponibile dal: 31/10/2025
- Etichetta:
- My Kingdom Music
Nati dall’incontro tra Daniele Laurenti (Kryuhm), Giampi Tomezzoli (Kryuhm, Epitaph) e Daniele Pedrollo (Kayleth), con il contributo concettuale di Daniele Donini, i VII Vitium debuttano per My Kingdom Music con un album culturalmente ambizioso e ricco di sfumature.
Il progetto nasce con l’obiettivo di esplorare il tema del peccato, discostandosi, a detta dei Nostri, dall’insegnamento cristiano e offrendo una visione personale e simbolica dei sette peccati capitali, ognuno rappresentato dal proprio demone.
Numerosi gli ospiti coinvolti, a conferma della natura corale dell’opera: Joe Ferraro (Cultus Sanguine), John Goldfinch (L’Impero delle Ombre), Sandra Silver, Daniele Donini, Alessandra ‘Trinity’ Bersiani (La Grazia Obliqua), Dario Vicariotto (IV Sigillo), David Cremoni, Vittorio Sabelli, Lisa e Melissa Bonacquisti e Luca Gregori. Ognuno apporta un contributo personale e mirato, interpretando il tema del vitium in modo coerente con la propria identità artistica.
L’album si apre con “Superbia / Lucifero”, e bastano pochi secondi per accedere ad una dimensione magica, oscura e solenne, quella che ci si aspetterebbe dal parterre di ospiti coinvolti. La voce di John Goldfinch è immediatamente riconoscibile: carismatica e perfettamente in linea con l’immaginario ‘occulto’ che permea l’intero progetto. Il brano richiama l’aura sacrale e teatrale che da sempre caratterizza L’Impero delle Ombre, risultando tra gli episodi più riusciti del disco.
Lo stesso si può dire di “Ira / Amon”, ancora con Goldfinch affiancato da Dario Vicariotto e Sandra Silver alla voce: un brano teso, drammatico e capace di restituire con efficacia la forza emotiva del concetto da cui nasce.
Meno convincenti, invece, i momenti più declamati e sussurrati, così come alcune linee vocali eccessivamente enfatiche, in particolare nella parte centrale dell’album con “Accidia / Belfagor”, dove la ricerca espressiva finisce per spezzare la coesione dell’insieme, e in “Lussuria / Osmodeo”, in cui le suggestioni elettroniche di Alessandra ‘Trinity’ Bersiani vengono smorzate da un cantato troppo caricato e forzato.
Discorso analogo per “Avarizia / Mammona”, che beneficia della voce di Joe Ferraro: la sua interpretazione, spinta e drammatizzata, contrasta con una sezione ritmica solida e marziale, comunque ben costruita. “Invidia / Leviathan”, con David Cremoni, offre invece un’interessante variazione di registro, assumendo toni più intimisti e quasi cantautorali.
Sul piano musicale, “VII Vitium” si muove tra doom e darkwave cercando un equilibrio tra questi mondi diversi.
L’ambizione concettuale è evidente, ma la forte eterogeneità stilistica rende talvolta il risultato disomogeneo, più affascinante nelle intenzioni che nella resa complessiva. Quando ad esempio la formula si assesta — come nell’opener con Goldfinch — il potenziale è evidente e il livello artistico si alza sensibilmente.
Nel complesso, quello dei VII Vitium è un lavoro sincero e appassionato, che non raggiunge la piena maturità ma pone basi solide per un percorso futuro di notevole interesse, considerando la natura multidimensionale del progetto, all’interno del panorama doom-dark italiano.