Roberto Mohamed, 33 anni, è morto questa mattina all’ospedale San Filippo Neri. Gli amici e i parenti, saputa la notizia, nel pomeriggio di oggi si sono recati davanti plesso ospedaliero hanno preso d’assalto una serie di auto parcheggiate, danneggiandole.
È il sunto di una giornata di tensione vissuta a Roma. Roberto Mohamed era ricoverato all’ospedale San Filippo Neri dal 9 novembre scorso poco dopo il suo arresto a Tor Bella Monaca dopo in un incidente stradale.
Il caos dopo l’incidente
Il 33enne, che viaggiava in auto insieme al figlio, era andato a sbattere contro un’altra vettura. Sul posto erano intervenuti gli agenti della polizia locale di Roma Capitale per i rilievi, ma durante gli accertamenti Roberto Mohamed aveva tentato di salire a bordo dell’auto di servizio per accompagnare il figlio in ospedale.

Il tasso alcolemico alto
Al momento dell’arresto avrebbe avuto un tasso alcolemico pari a 2,75 grammi per litro, oltre 5 volte superiore al limite di legge. Portato in ospedale avrebbe dato nuovamente in escandescenze per poi perdere conoscenza dopo aver accusato un malore. Le condizioni dell’uomo avrebbero costretto il personale sanitario a intubarlo. Ricoverato in terapia intensiva, il 33enne sarebbe rimasto privo di conoscenza anche il giorno successivo tanto che non si è potuto presentare all’udienza in tribunale.
L’assolto davanti all’ospedale
L’arresto è stato convalidato in contumacia, come la legge prevede, in quanto il 33enne non era presente in aula. Nella tarda serata dell’undici novembre le condizioni cliniche di Roberto Mohamed sono peggiorate e intorno alle 17 di oggi una quarantina di amici e familiari hanno raggiunto l’ospedale cominciando a colpire con calci e pugni le auto parcheggiate davanti alla struttura. Sul posto sono intervenute diverse volanti della polizia di Stato, per questioni di ordine pubblico.
Ora bisognerà capire le esatte cause del decesso dell’uomo. Roberto Mohamed, di certo, poco dopo l’incidente non era rimasto ferito. Seppur ubriaco e in escandescenze, camminava con le proprie gambe, anche tenendo la mano al figlio. A dimostrarlo c’è un video pubblicato sul profilo facebook di un sindacalista della polizia locale. Sarà l’autopsia a certificare le cause della morte.