di
Valentina Iorio

Il ministro: «La chiusura dell’operazione è subordinata all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni, tra cui quelle in materia di antitrust e golden power». I sindacati chiedono subito un tavolo di confronto

«Il governo garantirà, attraverso gli strumenti a sua disposizione, il rispetto dell’interesse nazionale, vigilando affinché l’operazione si sviluppi nel pieno rispetto dei vincoli fissati». A dirlo è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione Attività Produttive della Camera sulla cessione di Iveco Group a Tata Motors. Urso ha ricordato che «Tata ha espresso la volontà di mantenere la sua sede principale a Torino e di garantire la piena operatività dei siti produttivi italiani» e ha sottolineato la mancanza di sovrapposizioni tra i due gruppi.

Le condizioni del governo

La chiusura dell’operazione di Tata Motors su Iveco è prevista per il secondo trimestre del 2026, subordinata al completamento dello scorporo e alla successiva cessione del ramo difesa a Leonardo, «nonché all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni, tra cui quelle in materia di antitrust e Golden Power. La scelta di Leonardo come acquirente del ramo difesa non è ovviamente casuale, si tratta del nostro campione nazionale del settore: è una decisione coerente con la strategia del governo di rafforzare il controllo nazionale sugli assetti industriali e sensibili e sulle tecnologie avanzate del comparto difeso», ha proseguito Urso.



















































L’audizione di Urso

«Le attività di Tata e di Iveco risultano fortemente complementari: non si sovrappongono né sul piano degli stabilimenti produttivi, né su quello dei mercati geografici», ha aggiunto Urso, annunciando la convocazione di un tavolo al Mimit entro dicembre. Il ministro ha ricordato come il gruppo indiano ha manifestato l’intenzione «di ampliare la propria base produttiva in Europa, individuando nel gruppo Iveco il perno di questa strategia di espansione nel nostro continente e in quello americano. Questo – ha sottolineato – conferisce ulteriori solidità e prospettiva all’investimento, che si distingue per il suo carattere industriale e di lungo periodo rafforzando la centralità dell’Italia nelle future scelte del gruppo. A questo proposito le parti hanno concordato specifici impegni non finanziari a tutela dei livelli produttivi della localizzazione dei siti e delle condizioni occupazionali validi per due anni dal closing».

Sindacati: «Subito confronto a Mimit»

«Riteniamo grave che ad oggi, nonostante le interlocuzioni trascorse fra il governo e Tata, non sia stato ancora convocato un tavolo ministeriale dove poter avviare un confronto serrato con le organizzazioni sindacali per discutere del futuro di Iveco in Italia», scrivono in una nota congiunta Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr, affermando di aver appreso «oggi dagli organi di stampa che, a seguito dell’incontro avvenuto il 28 ottobre scorso fra il ministro Urso e gli indiani di Tata, dove si è discusso dell’acquisizione della divisione dei veicoli commerciali Iveco da parte della società indiana, sia stato deciso di esercitare la Golden Power». «Come già più volte ribadito, dire che saranno garantiti i siti italiani e gli attuali livelli occupazionali per i soli prossimi due anni è assolutamente insufficiente» e quindi «invieremo subito una richiesta di convocazione al Mimit, alla quale ci aspettiamo una pronta risposta», si legge nella nota dei sindacati. «In caso questo non avvenga – avvertono – metteremo in campo qualsiasi forma di iniziativa utile ad aprire un confronto reale sul futuro di Iveco».

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12 novembre 2025