“Dico a prova di qualsiasi smentita perché i diretti interessati sanno e se negassero sarebbero meritevoli del “Pinocchio d’oro””, dice Pedullà

Nel suo editoriale su Sportitalia.com, Alfredo Pedullà ha rivelato alcuni retroscena su Antonio Conte e il Napoli:

“La premessa è a prova di qualsiasi, goffa, smentita: fino alla scorsa primavera Conte aveva deciso di tornare alla Juventus, nel bel mezzo di un campionato che avrebbe permesso al Napoli di entrare nuovamente nella storia del calcio. Dico a prova di qualsiasi smentita perché i diretti interessati sanno e se negassero sarebbero meritevoli del “Pinocchio d’oro”. Conte aveva deciso di tornare a Torino, aveva chiesto carta bianca, poi ha capito che non esistevano le condizioni e ha riaperto a De Laurentiis che lo aveva atteso senza mettergli pressioni.

Antonio ha avuto un adeguamento di contratto, la promessa di un mercato faraonico (come se quello dell’estate precedente fosse stato misero…), eventuali e varie. Riepilogando: per i suddetti (e altri motivi) Conte ha ottenuto esattamente quanto vorrebbero avere tutti gli allenatori del mondo. Della serie: io chiedo e il presidente mi dà, a costo di non poter più utilizzare il bancomat. Succede raramente.

Aurelio si è defilato, quasi mai ha espresso un pensiero, solo in rare occasioni come i tweet di lunedì sera. Questo per dire che il rispetto è stato assoluto, la discrezione anche, una pazienza enorme che meriterebbe di essere considerata. Conte afferma: “Devo parlare con la società”. Ma non può essere così, al massimo il contrario: la società deve parlare con Conte e chiedergli perché il Napoli gioca così male, segna quasi mai, ne prende sei dal PSV, potrei continuare per qualche ora.

La gestione compete a Conte, non è in vendita al supermercato (come diceva per l’amalgama buonanima di Massimino) e se anche lo fosse non sarebbe giusto acquistarla. Quindi, adesso cerchiamo di andare al sodo piuttosto che fare chiacchiere: la stagione è apertissima, Conte è un grande allenatore e ha la possibilità di dimostrarlo con i fatti perché le parole servono a nulla, nel senso che non regalano punti in classifica”