Il coach di Lorenzo racconta la lunga corsa verso le Finals alla vigilia del match con Carlos

13 novembre – 09:00 – TORINO

Lo ha preso per mano da bambino, accompagnandolo fino alle Finals di Torino dove oggi, Lorenzo Musetti, sarà chiamato alla sfida più difficile e spettacolare contro Carlos Alcaraz, numero 1 al mondo. Simone Tartarini è l’allenatore-compagno di viaggio-confidente-secondo padre del ragazzo di Carrara. Lavorano insieme da quando il giocatore aveva 10 anni.

Simone, Lorenzo è arrivato a Torino già in riserva di energie. Una rincorsa in giro per il mondo per arrivare fin qui. Nonostante la fatica, dopo le emozioni dell’altra sera possiamo dire che ne è valsa la pena?

“Ma certo. La stanchezza è soprattutto nervosa, oltre che fisica. Sono settimane che rincorriamo, facciamo conti, cerchiamo di capire quante cose fare e come farle. Lorenzo ha fatto 8 settimane consecutive senza fermarsi: Chengdu, Pechino, Shanghai, Bruxelles, Vienna, Parigi, Atene, Torino. Otto di fila: non sono poche”.

Non vi è mai venuta la voglia di mollare la corsa? 

“Ci abbiamo pensato. È successo a Bruxelles: Lorenzo non voleva giocarlo, io sì. Poteva anche saltarlo, però nel tennis non giochiamo da soli, contano anche i punti degli altri. Aliassime giocava, Medvedev giocava, tutti giocavano: se lui non fosse andato sarebbero stati 250 punti in meno sul piatto. E allora ci siamo rimessi a correre”.

Alla fine, dopo la sconfitta ad Atene,  è arrivato il dono di Novak Djokovic. Ve lo aspettavate?

“No. Nessuno sapeva niente. Durante tutta la settimana abbiamo provato a capire. Facevamo battute col suo team che continuava a dirci che solo Nole avrebbe deciso e all’ultimo momento.  Avevano prenotato tutto per Torino, le stanze i voli. All’inizio parlavamo tra team: nessuno sapeva nulla, non c’era davvero nessun indizio”.

 Quando Lorenzo ha perso la finale dopo aver vinto il primo set cos’ha provato?

“Ero morto. Per cinque punti eravamo prima riserva. Poi, alla stretta di mano a rete, ho capito. È arrivato il “non vado a Torino” e il cuore ha ripreso a battere. Mentalmente è stata durissima”.

Cosa risponde a quelli che dicono che non sono Finals meritate?

“Che è una sciocchezza. Lorenzo questa stagione ha saltato tanti tornei per infortuni, prima a Montecarlo, poi la lesione rimediata al Roland Garros, infine il malanno a Wimbledon.  Con qualche torneo in più sarebbe stato tranquillamente tra i primi cinque della Race”.

Nel vostro box si respira sempre tanta emozione. Lei sembra sempre sul punto di esplodere…

“In queste ultime partite ho accusato tantissimo: con Djokovic vinci il primo e pensi “ci siamo”, perdi il secondo e sei al terzo 40-0… una montagna russa. Con De Minaur ancora di più, a un certo punto ho temuto che a Veronica (la compagna di Lorenzo, ndr) si fossero rotte le acque, deve partorire tra dieci giorni ma è un carrarmato. Rivedevo un video di Lorenzo da ragazzino che diceva: “tra cinque anni vorrei poter giocare le Finals”. Ora siamo qui, siamo partiti da lontano. Non vogliamo sprecare l’occasione”.

Come ha trascorso il giorno di riposo, Lorenzo? Siete riusciti a fargli smaltire un po’ di adrenalina?

“Qualche rapido impegno con gli sponsor e tanto riposo. Relax in famiglia, con Veronica e il bambino, Ludovico. Qui ci sono anche i genitori di Lorenzo. Solo relax e nemmeno un minuto di tennis. Non ha toccato la racchetta”.

L’ultima partita contro il numero 1 al mondo, comunque vada sarà un successo?

“Si entra sempre in campo per vincere. Naturalmente le forze non sono fresche, ma giocare l’ultima partita con la chance di ribaltare il girone è una bella cosa. Di sicuro ce la godremo”.

Capitolo Davis: che si fa? 

“Decideremo con il capitano, quando saranno finite le Finals. C’è anche il tema famiglia col bimbo, Leandro, che nasce a giorni. Lorenzo non ha mai saltato una competizione a squadre da quando era under. Però qui la ragione consiglia di sedersi al tavolo con il capitano e valutare: tra Cina e queste otto, in 16 settimane ha fatto 5 giorni a casa. Il cuore direbbe di giocare per il rispetto che ha Lorenzo per la Nazionale, la ragione dice di non fare scelte avventate. Con Volandri prenderemo la decisione migliore”.