Un evento che ha alzato l’asticella, anno dopo anno, riducendo al minimo le sbavature. Una città che ha sfruttato la vetrina del grande evento, stregando chi ancora non la conosceva o l’associava unicamente alla Juventus. Che siano tifosi o addetti ai lavori habitué del circuito, gli stranieri arrivati per assistere alle Finals danno voti alti, in alcuni casi altissimi, a Torino.

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Turisti da Miami

La prima pagella è firmata da José Beltrán, messicano, in coda per raggiungere gli spalti insieme alla moglie Yasmin Pinto, honduregna. «Viviamo a Miami e ci siamo innamorati di Torino: non eravamo mai stati alle Finals, ma siamo già venuti in città altre sei volte». La miccia dell’amore sabaudo è singolare: «Ci trovavamo a Milano – ricorda la donna – e la receptionist dell’hotel disse che non potevamo andarcene senza aver visitato Torino. La definì “il segreto meglio custodito dell’Italia”». Voto alla città? «Nove e mezzo».

Entusiasmo alle stelle

Ancora più entusiasta è Julie Eades, californiana della Silicon Valley. Ha conosciuto Torino nella prima edizione delle Finals nel 2021, condizionata dalla pandemia, ed è rimasta folgorata. «Alla fine con mio marito abbiamo acquistato una casa e trascorreremo qui il Natale», sorride. Con lei c’è l’amica Annie, arrivata da Londra, che smentisce il ritornello della “città fuori dai circuiti turistici”: «In Inghilterra è abbastanza popolare – spiega –. Ho detto che venivo qui per le Finals e tutti mi hanno detto che la città era meravigliosa. Posso confermare». Anastasya è russa, ma vive in Portogallo. È appena uscita dalla tribuna dopo la fine del set, in braccio la figlia Lea di neanche 8 mesi: «Non ero mai stata alle Finals, c’è un’atmosfera pazzesca. Lo show durante il match è davvero di altissimo livello».

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“Torino batte Londra nove a sei”

Fin qui la giuria popolare, poi c’è quella tecnica. I cui giudizi, avvalorati da decenni di esperienza, valgono doppio. È il caso di Nacho Albarrán, giornalista spagnolo di As che segue le Finals da Londra 2017. Ha assistito alla prima edizione torinese anche se in campo non c’erano tennisti spagnoli. «Avevo molto tempo libero e ho passeggiato per il centro città: non avevo mai visto così tanti portici», racconta. Ma è guardando all’evento attraverso la lente lavorativa che promuove Torino: «La logistica a Londra era molto complicata e caotica. Nell’O2 Arena ti potevi perdere e l’atmosfera era abbastanza fredda», spiega. A Torino, invece, le distanze brevi gli hanno permesso di lavorare meglio. «Qui, poi, abbiamo posti riservati a due passi dal campo, a Londra era fantascienza», aggiunge. Voto finale? «A Londra una sufficienza». E Torino? «Nove, senza dubbio».

“Finals a Milano? Sarebbe un errore”

Sempre dalla Spagna arriva il giudizio di Benito Perez-Barbadillo, storico manager di Rafael Nadal, che per il tennis ha girato il mondo. «Torino si è dimostrata perfetta per questo torneo. Il coinvolgimento della città è cresciuto in maniera esponenziale dalla prima edizione a oggi», la sua analisi. E fa un passo ulteriore: «Sarebbe un grave errore portare le Finals a Milano». Perché? «L’Arena Santa Giulia è fuori dalla città, sarebbe una location assurda. Poi qui a Torino l’organizzazione è ormai rodata, quasi perfetta. Lì invece bisognerebbe ripartire da zero».

Fontana rilancia Milano

Sembra quasi una replica al governatore lombardo Attilio Fontana, che interrogato sull’ipotesi di portare le Finals a Milano ha risposto: «Siamo sempre favorevoli ai grandi eventi, ora ci sono le condizioni per fare una specifica richiesta». E sul luogo dove ospitarle, ha avanzato la candidatura dell’arena dove si svolgeranno le gare di pattinaggio dei Giochi 2026: «Può ospitare più di 15mila persone, credo sia il luogo giusto».