“Planando sopra boschi di braccia tese”. Questa frase presa da La collina dei ciliegi (1973) fece alzare il livello dei sospetti dei movimenti politici di sinistra nei confronti di Lucio Battisti. Anni difficili: e se quelle braccia tese fossero un richiamo ai saluti romani? Battisti cominciò a essere indicato come un uomo di estrema destra: non cantava pezzi impegnati, non si schierava, non partecipava a feste di piazza o eventi legati a istanze sociali e civili. Era schivo, non dava praticamente più interviste, non andava in tv: era un’entità un po’ oscura, estranea al dibattito del tempo e quindi attaccabile. Molti militanti vivevano una sorta di doppia vita: in pubblico lo sbeffeggiavano, a casa sentivano i suoi dischi.
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Battisti era finito nel mirino delle femministe, che ne contestavano l’immagine delle donne che le sue canzoni rimandavano indietro. Brani come Anna (“la mattina c’è chi / mi prepara il caffé / questo io lo so / e la sera c’è chi / non sa dirmi no /Cosa voglio di più? Voglio Anna) o, qualche anno dopo, Al cinema (“Guarda lei, è proprio come ti vorrei / guarda lei, lo ama e non si lamenta mai”) non erano esattamente manifesti di emancipazione. Ma nel furore ideologico si dimenticava che i testi delle canzoni erano firmati da Mogol e che comunque entrambi erano dei protoecologisti: molte canzoni (ricordate Confusione?) erano aperti attacchi contro il consumismo di massa, la morale più becera e la progressiva distruzione degli spazi verdi.
MUSICA
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Per quanto riguarda l’appartenenza politica di Battisti, nelle mille interviste a musicisti e e produttori che lo hanno conosciuto da vicino non è mai emersa una sua possibile adesione alle idee della destra. Anzi, un testimone oculare ha raccontato che una sera, alla fine di un turno di registrazione, Mogol e Battisti si misero a discutere su quale fosse un’identità politica che potesse dare vita a un reale cambiamento nel Paese e entrambi si interrogarono sull’opportunità di votare Pci. Ovviamente non parliamo di un uomo di sinistra (Mogol, da parte sua, non lo è mai stato), ma di un artista un po’ anarcoide, che desiderava soprattutto, in alcuni anni della sua carriera, sganciare la società da certe regole bigotte e stantie.
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Battisti era poi circondato da un’altra leggenda: quella di finanziare gruppi eversivi di estrema destra. Teoria che ha fatto sempre sorridere coloro che lo hanno frequentato. Che oltre a smentire il suo tifo per la Lazio, di cui nessuno ha mai avvertito traccia o sentore (suo padre era tifoso, lui sì), hanno sempre ricordato come il suo rapporto col denaro fosse, per così dire, piuttosto parsimonioso. “Non mi ha mai offerto nemmeno un caffè”, ricordava uno dei protagonisti del beat italiano che lo ha conosciuto a fondo. Pensarlo consegnare valigette piene di soldi a capi di organizzazioni neofasciste suscita davvero risate sonore.
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P.S. Mogol ha sempre negato con forza l’ipotesi che braccia tese fossero un richiamo al fascismo.