Lo spagnolo Sanchez che ha realizzato le superfici, spiega: “A Torino c’è una base in legno, il rimbalzo è più basso e i colpi escono più forti. Jannik ha una facilità micidiale”
13 novembre 2025 (modifica alle 13:43) – TORINO
Da novembre a novembre. Atp Finals 2024: Sinner. Australian Open 2025: Sinner. Roland Garros 2025: Alcaraz. Wimbledon 2025: Sinner. Us Open 2025: Alcaraz. Negli ultimi dodici mesi siamo passati definitivamente dall’era dei Big Three a quella dei Big Two. Cambiano i luoghi, cambiano le condizioni, cambiano le superfici, non cambiano i re. Roger Federer ha detto che i direttori dei tornei si sarebbero messi d’accordo per rendere più lenti e uniformi i campi del tour, in modo da consentire a Jannik e Carlos di arrivare sempre in fondo. I dati dicono altro. Prendiamo l’indice CPI (Court Pace Index) che misura la velocità della palla appena prima dell’impatto con la superficie e quella alla quale la lascia, basandosi sull’attrito e sulla restituzione verticale, grazie al monitoraggio di Hawk-Eye. Le classificazioni delle superfici sono le seguenti: lenta (punteggio inferiore a 30); medio-lenta (30-34); media (35-39); medio-veloce (40-44); veloce (superiore a 44). Le rilevazioni svelano gap notevoli, e non solo tra terreni per natura differenti. È chiaro che la terra del Roland Garros (indice CPI 21) è molto più lenta dell’erba di Wimbledon (37), sebbene i campi di Londra siano stati rallentati: non da ora, ma dal 2001, quando l’erba venne realizzata per la prima volta con il 100% di loietto perenne compattando il terreno sottostante e consentendo un rimbalzo della palla più alto, regolare e lento, per la disperazione dei bombardieri e degli interpreti del serve and volley.
fattori esterni—
Il cemento, oggi la superficie di gran lunga più diffusa nel circuito, non è tutto uguale, perché i fornitori di Atp/Wta e Itf sono diversi e cambiano nel corso degli anni. Mutano anche i fattori esterni: impianto al chiuso o all’aperto (con impatto sulla pressione atmosferica e sull’umidità), altitudine, tipo di palline adottate. Attualmente lo Us Open (43 CPI) utilizza l’acrilico di Laykold, mentre l’Australian Open (41) si serve della resina di GreenSet, la stessa usata per le Atp Finals di Torino e le finali di Davis a Bologna. Nel Masters 1000 di Shanghai sono state le condizioni climatiche estreme a rendere i campi insolitamente lenti: indice CPI di 32,8, contro i punteggi superiori a 40 di Toronto e Cincinnati. L’evento ospitato all’Inalpi Arena presenta un indice di 38,9, superiore a quello del Masters 1000 di Parigi (35,1). E pensare che entrambe le superfici portano la firma di GreenSet. Sanchez
sanchez—
A Torino abbiamo incontrato Javier Sanchez, membro di una famiglia di grandi tennisti assieme ai fratelli Arantxa ed Emilio e presidente dell’azienda spagnola che ha realizzato i campi. “La resina e gli altri materiali sono gli stessi, la differenza tra Torino e Parigi sta nella superficie sottostante. A Parigi c’era un campo di rugby su cui hanno posato una protezione di dieci centimetri di gomma. Poi siamo intervenuti noi con i pannelli di legno e gli strati di resina. La presenza della gomma faceva sì che la palla, rimbalzando, uscisse più lenta. Qui a Torino, sotto il campo c’è il cemento e la palla rimbalza più rapida”. La superficie delle Finals rientra nella fascia di velocità media, tendente al medio-alto. Di conseguenza, è accessibile per tutti i tipi di giocatore. “Non è né troppo veloce né troppo lenta. Chi vuole fare serve and volley può farlo, qui vuole giocare da fondocampo può farlo. Ai miei tempi, quando si giocava indoor, c’era il tappeto sintetico e la palla scivolava via, era impossibile ribattere a gente come Ivanisevic o Stich. È una fortuna che i campi adesso siano così: si può vedere tennis”. E la polemica di Federer? “Nessuno mi ha mai chiesto di favorire Sinner e Alcaraz, ogni direttore ha le sue esigenze. La verità è che quei due sono semplicemente più forti di tutti”.
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Se il veloce indoor è l’habitat naturale di Jannik, Torino è il suo luogo prediletto. Qui vanta l’85,7% di partite vinte, la seconda percentuale più alta della storia del Masters dietro a Nastase (88%). Il tifo c’entra, ma c’entra tanto il campo di gioco. Spiega Sanchez: “Agli Us Open la superficie è più rapida ma la palla rimbalza più alta e può prendere l’effetto: lì Alcaraz può fare male con le sue rotazioni. A Torino, essendoci una base in legno, il rimbalzo è più basso e i colpi escono più forti. Jannik ha una facilità micidiale. Se serve bene, credo che sia favorito contro Carlos”.
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