voto
6.5
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Tutti in piedi sul divano quando si torna a parlare di “Kill ‘Em All”. L’occasione per rispolverare il tormentone di Guido Meda è ghiotta, nel momento in cui ci avviciniamo a trattare l’imminente uscita dell’album tributo “No Life ‘Til Leather – A Tribute To Metallica’s Kill ‘Em All”, progetto dell’etichetta inglese Silver Lining Music: ricreare attraverso dieci cover di illustri nomi l’LP di debutto dei Metallica, una delle uscite più roventi della storia dell’heavy metal, nonché tra i primi esempi storici del sottogenere thrash.
Su “Kill ‘Em All” negli anni è stato spiegato e scritto davvero di tutto, sulla sua importanza qualitativa, storica e su quanto abbia fatto scuola, dunque non occorre sprecare ulteriore tempo su un tema conosciuto veramente dalla totalità della fanbase.
Più interessante è sicuramente sottolineare la genesi di questo progetto della Silver: tutto iniziò a prendere forma cinque anni or sono, quando i venerabili Diamond Head reincisero il loro debutto “Lightning To The Nations” e per l’occasione registrarono anche una cover del brano “No Remorse” dei Cavalieri di Frisco, cover appunto che si sommava, a livello di mera esistenza, a quella di “Whiplash” già realizzata nel 2004 dai Motörhead per l’album “Metallic Attack: The Ultimate Tribute”. Attorno a questi due episodi, la label iniziò così a lavorare sottotraccia, contattando altri importanti gruppi, sia nuove leve che vecchi baluardi che influenzarono a loro volta l’operato successivo dei thrasher californiani come Tygers of Pan Tang, Raven, gli inossidabili Saxon con una asciutta versione di “Phantom Lord”, e per finire personalità a loro contemporanee come Testament e Dave Ellefson, autori rispettivamente di una più violenta e pesante “Seek And Destroy” e una assolutamente canonica “Anesthesia”.
Il risultato è chiaramente una bomba, ma non è certo sulle composizioni in sè, note anche ai muri che ci circondano, che il giudizio della qui presente recensione deve basarsi.
Andando direttamente al sodo, le reinterpretazioni più convincenti sono l’opener, “Jump In The Fire”, “Whiplash” e la finale “Metal Militia”. Partiamo con la canzone che, grazie al suo celebre primo verso, regala i titoli del cult demo dei Metallica del 1982 e dell’album qui valutato: “Hit The Lights” ricreata dai Tailgunner è una piena, pura dimostrazione d’amore di una particolare generazione che artisticamente è debitrice, per usare un eufemismo, delle gesta di questi ‘eroi’ (linguaggio infantile? Può essere, ma si parla di affari di cuore), e non se ne vergogna, anzi, tira fuori gli artigli e graffia come gli Hetfield e Ulrich ventenni.
I Tygers dei grandi Jack e Robb invece, con il loro ‘salto nel fuoco’, modificano strumentalmente il refrain inserendo un effetto di sottofondo che ad un primo ascolto può sembrare irrilevante, ma che risulta invece tra le aggiunte più efficaci del platter, e per il resto vanno come un treno dimostrando nuovamente, dopo la calata in quel del Luppolo nel luglio appena trascorso, un ottimo stato di forma.
Sull’arcinota cover dei Motörhead c’è pochissimo da dire, Lemmy e la sua banda per i Metallica sono stati bene o male l’equivalente di una stella polare, in loro onore fu composta “Motorbreath” e la loro versione della rasoiata “Whiplash” è micidiale tanto quanto l’originale.
Da una band leggendaria ad un’altra leggermente inferiore, ma guai a sottovalutarne l’impatto: i Raven dei fratelli Gallagher con “Metal Militia” chiudono come meglio era impossibile tentare, ovverosia trucidando ogni possibile prigioniero lasciato dagli episodi meno convincenti (Soen e The Almigthy su tutti, veramente troppo lontani dall’essenza dei pezzi a loro affidati, e molto distanti soprattutto come concezione di gruppo musicale in sé rispetto al nome tributato).
Tirando le somme finali, quale può essere il ‘senso’ dell’uscita di questo “No Life ‘Til Leather – A Tribute To Metallica’s Kill ‘Em All”? La Silver Lining non crediamo si sia affidata esclusivamente al fine del profitto: in un mercato ultra-inflazionato di compilation, il pubblico certamente non andava reclamando a gran voce lavori di questo genere.
Partendo dal presupposto che una celebrazione di “Kill ‘Em All”, in qualsiasi forma venga eseguita, è matematicamente impossibile che risulti ”brutta’, vogliamo credere anche nell’esistenza di una reale volontà da parte dei fautori dell’operazione di rendere omaggio ad un nome di punta che tutt’oggi detta legge in tutto il mondo.
In definitiva, un oggetto in più da possedere per completisti, collezionisti, oppure amanti di questa opera prima di importanza capitale, spinti dalla curiosità di sentire in maniera alterata un qualcosa che il tempo ha conservato inalterato. Come detto, le band coinvolte sono di assoluto lignaggio e aiuteranno non di poco la popolarità del prodotto, realizzato con professionalità e dedizione da amanti della materia che si rivolgono ad altri amanti dell’identica materia; vale a dire il thrash metal primigenio che, assieme ad altri lavori come “Show No Mercy” e “Fistful Of Metal”, diede il via ad un universo sonoro che ancora oggi fa muovere a ritmo milioni di teste in tutto il globo.