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I centri per i migranti in Albania «funzioneranno» e «ciascuno si assumerà le proprie responsabilità» sui ritardi. Giorgia Meloni accoglie a Villa Pamphilj l’amico Edi Rama, in quella che la premier italiana definisce una «giornata storica». La maestosa residenza romana ospita infatti il primo vertice intergovernativo italo-albanese, che riunisce attorno al tavolo una ventina tra ministri e sottosegretari dei due Paesi per la firma di sedici accordi su temi che spaziano dall’energia alla difesa. Nessun inchino, questa volta. Né «show» a favore di telecamere da parte del primo ministro di Tirana, ma un abbraccio sincero e una calorosa stretta di mano immortalata dai fotografi.
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Un clima di amicizia che si riflette anche nella sessione plenaria – condotta senza interpreti e interamente in italiano – e nella conferenza stampa conclusiva, scandita da scambi di cortesie: «La grande sorella d’Italia», dice Rama rivolgendosi all’inquilina di Palazzo Chigi.
Il problema migranti e i centri in Albania
Non poteva mancare, nel corso del vertice, il capitolo migranti, al centro del discusso protocollo d’intesa firmato nel 2023 che ha portato alla costruzione di due centri in Albania sotto giurisdizione italiana. Strutture finite sotto la lente della magistratura italiana e della Corte di giustizia europea, con ricorsi che ne hanno già rallentato o sospeso l’attuazione. La presidente del Consiglio difende la validità di quell’accordo e ne rilancia l’attuazione: «Il protocollo metteva in campo un meccanismo innovativo che oggi trova interesse e riconoscimento da parte di molti altri Stati dell’Unione europea» e «in molti hanno lavorato per frenarlo o per bloccarlo, ma noi siamo determinati ad andare avanti perché questo meccanismo dal nostro punto di vista ha il potenziale di modificare l’intero paradigma nella gestione dei flussi migratori». Meloni rinnova poi la sua gratitudine a Rama e al popolo albanese, «perché quello che è stato dimostrato all’atto della firma di quel protocollo è che l’Albania si comporta già come una nazione membro dell’Unione europea». «Quando entrerà in vigore il patto di migrazione e asilo, i centri» per i migranti in Albania «funzioneranno esattamente come avrebbero dovuto funzionare dall’inizio», assicura la premier.
E sui ritardi aggiunge: «La responsabilità non è la mia. Sono passati due anni e noi arriveremo due anni dopo a fare esattamente quello che avremmo potuto fare due anni prima e penso che ciascuno si assumerà le proprie responsabilità…». Rama: «Lo rifarei cento volte»
Nessun ripensamento, da parte di Rama, sul protocollo: «Lo rifarei cento volte con l’Italia. Con altri Paesi mai, e gliel’ho detto: “non siete l’Italia, è un problema”», afferma il capo del governo di Tirana. Gli altri Stati «sono rispettati, ammirati e tutto. Ma se non sono l’Italia, non possono chiedere all’Albania tutto quello che gli viene in mente. Solo l’Italia può, e noi siamo sempre disposti a rispondere “sì”, perché ci sentiamo parte integrante di questo Paese», aggiunge.
Il legame Roma-Tirana
Il vertice di Villa Pamphilj consolida ulteriormente l’alleanza tra Roma e Tirana, anche sul fronte dell’ingresso dell’Albania nell’Unione europea, sostenuto con convinzione dal governo italiano in vista della fase decisiva dei negoziati: «Quando Giorgia sarà nella doppia veste di presidente del Consiglio italiano e di quello europeo – spiega Rama – nel 2028 partiremo con i negoziati politici» per completare l’adesione all’Ue, definita «la ciliegina sulla torta». «Se saremo nelle mani di Giorgia, saremo nelle migliori possibili per poter aprire quella porta che ci è chiusa da centinaia di anni. Siamo pronti a fare un accordo con l’Unione europea di non utilizzare né il veto né il voto. Siamo seguaci fanatici dei valori europei e quindi non abbiamo intenzione di mettere veti – ha continuato il premier dell’Albania -. Siamo pronti a sottoscrivere di essere rappresentati dal Commissario europeo italiano. Sarebbe troppo avere due commissari europei per lo stesso Paese, perché siamo lo stesso Paese». Meloni concorda: per quanto riguarda l’adesione dei Balcani all’Ue, «siamo stati tra le nazioni capofila per quella che noi continuiamo a non considerare un allargamento dell’Ue ma una riunificazione dell’Europa».
Alla fine della conferenza stampa, Rama – rispondendo a una domanda della stampa albanese – ha scherzosamente definito il presidente del Senato «il compagno La Russa», ricordando la storia dei rapporti tra Italia e Albania. Il premier albanese ha sottolineato come, durante la Seconda guerra mondiale, l’Albania non consegnò ebrei ai nazisti e come i soldati italiani non fossero considerati nemici, annunciando inoltre la realizzazione di un film su questi temi e sulla missione Arcobaleno. Piatto forte del vertice odierno sono stati i sedici accordi, che coprono un ampio ventaglio di settori strategici: difesa, sicurezza, energia, protezione civile, sanità, cultura e sviluppo economico. Tra i principali figurano l’accordo intergovernativo «G2G», il memorandum sulla cooperazione in materia di sicurezza cibernetica e diversi protocolli d’intesa per il potenziamento delle capacità della Protezione Civile albanese, sostenuti anche da crediti e donazioni della Cooperazione italiana allo sviluppo. In ambito difensivo e di sicurezza, sono stati firmati un accordo di cooperazione tra i ministeri della Difesa, un memorandum tra i ministeri dell’Interno per il contrasto al traffico di droga e un’intesa tecnica per la consegna di due pattugliatori alla Guardia Costiera albanese da parte dell’Italia
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