La notizia è l’uscita del suo nuovo album di inediti, il terzo pubblicato con l’etichetta indipendente Alban Music, nove canzoni in tutto fra cui la track title “È così” anticipata come singolo a fine settembre, che racconta con grande delicatezza il rapporto con un fratello autistico scomparso qualche anno fa. Ma un incontro con Federico Stragà, classe 1972, è l’occasione per stuzzicare il cantautore bellunese, che da molti anni ha eletto Bologna a sua dimora, su vari aspetti della sua biografia artistica, a partire proprio da questa scelta e dal suo legame con il luogo d’origine.
APPROFONDIMENTI
«Due località che iniziano con B. A Belluno torno sempre volentieri perché è la cittadina dove ho trascorso i miei primi, decisivi 25 anni e dove vivono tuttora i miei genitori, mia sorella e miei nipoti. Lì, sedicenne, ho mosso i primi passi nella musica, reagendo all’inerzia dello starsene parcheggiato con gli amici in un bar con la creazione di una vivace band giovanile. Il primo grande salto è stato passare, dopo che ci eravamo sciolti, dai concerti nei club della zona, al concorso all’Accademia della canzone di Sanremo, con Mara Maionchi, Alberto Salerno e il mio futuro produttore Bruno Tibaldi in giuria. Confesso che nel 1997 ero psicologicamente impreparato, uno che poco prima cantava le canzoni di Jannacci nel locale sotto casa e proiettato verso l’Ariston, dove lo stesso Jannacci si esibiva tra i big».
In “Bella Bologna”, altra canzone nuova, fa il contropelo alla città in cui qualche anno dopo si è trasferito per amore e dove ha messo definitivamente le radici con la nascita di sua figlia Ludovica…
«È stata un mito per me e per quei ragazzi bellunesi che vi sono “scesi” per studiare (e in molti si sono fermati). Io ci sono arrivato già “abbastanza grande”, per citare un altro brano dell’album, sentendomi subito a casa. Alla mia età di oggi, ho con Bologna un rapporto di amore-odio. Forse dipende dal mio background di cittadino di una provincia montanara, dove vige ancora una certa riservatezza e il rispetto di alcuni invalicabili confini: Bologna, bellissima e ricca di opportunità, è indubbiamente un po’ trasandata e piena di gente che ha voglia di far casino».
A bordo di questa canzone “ad urbem” ha portato anche Gianni Morandi. Com’è andata?
«Gliene ho parlato e l’ho convinto a questa simpatica partecipazione straordinaria che scoprirete nell’ascolto. La premessa è che conosco Gianni dal lontano 1999: ero stato convocato per la prima volta nella nazionale cantanti e lui, cui non sfugge mai nulla, mi vide con delle scarpe da calcetto rimediate all’ultimo e del tutto inadeguate. Mi disse “non ti preoccupare, te le prestiamo noi”. Ha tenuto in braccio mia figlia da piccola e, anche se non ci frequentiamo regolarmente, non ci siamo mai persi di vista».
Come lui, lei è stato a lungo un interprete molto dotato più che un autore in proprio delle cose che canta. E poi?
«Per molto tempo curavo solo la mia voce e aspettavo che mi arrivassero le canzoni giuste per andare oltre il tormentone de “L’astronauta”, la mia hit di inizio millennio. Alla scrittura sono arrivato più lentamente, alternandola con la passionaccia per lo swing (vedi l’album dedicato a Frank Sinatra, ndr), e il vecchio mestiere delle cover di qualità. Non sono mai stato molto prolifico: scrivo quando sento di avere qualcosa da dire».
“Automobilisti” si avvale anche della voce calda e gentile di Fabio Concato. Come l’ha coinvolto?
«Nel cantautorato italiano è sempre stato uno dei miei fari. Ho pensato a lui per il tema e gli ho fatto ascoltare un provino. Ha apprezzato lo spirito di cordialità fra potenziali nemici evocato dal brano e mi ha raggiunto a Reggio Emilia per registrarlo».
Ci svela una sua passione extramusicale?
«Sono affascinato dall’astronomia. Sull’argomento ho letto qualche libro e soprattutto ascoltato centinaia di ore di podcast durante i miei viaggi in auto fra Bologna e Belluno. Ma me la cavo meglio con gli amici animali. Convivo con un cane e parecchi gatti, ma ho confidenza anche con colombi e pipistrelli. Fino a un mese fa sono stato un volontario dello sportello maltrattamenti della sezione Lav di Bologna e quest’anno ho aderito come testimonial alla campagna della Leal contro l’abbandono. Ammetto che nel generale disorientamento e nell’assenza di solidi punti di riferimento che caratterizza questa stagione amara e complicata per l’intera umanità, quando si parla di animali ho le idee un po’più chiare».