L’Ucraina dovrà alzare bandiera bianca? La domanda serpeggia in Europa, mentre Pokrovsk scricchiola sotto la massa d’urto dei “soldati da macello” russi. Per Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali, la questione è mal posta. In Europa, sostiene, si ragiona con il fiato corto e lo sguardo distorto. «Siamo devastati dalla paura che l’Ucraina crolli e c’è chi dice “basta così, la Russia se la prenda”, sperando che non faccia più niente a noi, all’Europa». Una tentazione che è il frutto di un lungo logoramento emotivo e di una propaganda russa «condotta non bene, ma benissimo». La resa di Kiev, spiega Margelletti, non porterebbe alla pace in Europa, ma a un salto di scala. «Il problema non può essere se Kiev abbia o no i requisiti per entrare nell’Ue, tanto così non ci entra, ma che se vince Putin allora sì che siamo in guerra anche noi».
QUANTO PESERÀ LO SCANDALO CORRUZIONE DI ENERGOATOM?
Tangenti, fughe, dimissioni, denunce: la democrazia ucraina è corrotta, quindi inaffidabile? Il presidente del Cesi si dice sgomento: «In tutti i conflitti c’è qualcuno che cerca di guadagnarci. Fa schifo, ma attenzione: stiamo mettendo in croce un governo che resiste a un’invasione brutale e nessuno parla del fatto che i russi sono una dittatura, ammazzano in Russia e all’estero gli oppositori politici. È la prima volta nella storia che si ha dell’odio verso chi resiste e non verso chi bombarda e uccide decine e decine di persone al giorno».
COME FINIRÀ LA GUERRA?
«“Non è Pokrovsk il problema, ma la caduta di unità ucraine pregiate, difficilmente sostituibili». Lì combattono le brigate meglio addestrate, usano equipaggiamenti occidentali oggi impossibili da rimpiazzare. «Belgi, italiani, tedeschi: cosa possono dare di più? Gli Usa hanno smesso di mandare armi, ora le comprano gli europei. Non è un aiuto, è una vendita». Se le unità di Pokrovsk vengono circondate, la ferita non è territoriale ma strutturale. Da qui la previsione di Margelletti: «A un certo punto è inevitabile che inizi una copertura aerea del fronte da parte di certe nazioni». Uno scudo dall’alto che allargherebbe il perimetro del conflitto e spaccherebbe l’Europa. Come evitarlo? «Dovremmo riempire gli ucraini di armi per difendersi da soli. Ma chi gliele dà?».
DOVE VUOLE ARRIVARE PUTIN?
Per Margelletti la dottrina russa è dichiarata, non nascosta. «La Russia si fermerà all’Ucraina? No. Vogliono ricostruire lo spazio dell’Impero zarista, lo dicono loro stessi». Vogliono una Ucraina interamente controllata, smilitarizzata, denazificata, concetto elastico sul quale decide Mosca. Significa riprendersi Ucraina, Caucaso e Baltici. Non è una teoria, è un programma politico. L’errore europeo è quello di voler spegnere l’incendio sacrificando una stanza. «Ma non tutti i Paesi europei hanno questa visione. È questo IL problema dell’Europa». Perché mentre l’Unione discute, la Russia avanza, lenta e inesorabile: «I russi non hanno problemi di tempo, spazio o altro. Vanno avanti piano radendo al suolo tutto, come hanno sempre fatto».
COME INCIDE IL FATTORE TRUMP?
«Il presidente americano è un grande sostenitore di Putin, l’ha sempre detto», spiega Margelletti. La priorità strategica non è più l’Europa, ma l’Asia. La narrazione secondo cui Mosca alla fine sarebbe stata “messa in ginocchio” dalle sanzioni si è rivelata un’illusione. «Quelli che lo pensavano sono gli stessi che dicevano che Putin stava per morire di malattia o che non era lui ma un sosia…». Il risultato è che gli ucraini affrontano la più grande macchina militare del continente con un arsenale privo di forniture. E l’Occidente, senza gli Usa, scopre l’asimmetria: «I russi sono di più e hanno più armi». Tutto qui.
CHE COSA PUÒ FARE ALLORA L’EUROPA?
La domanda è se l’Ucraina sarà in grado di combattere o se finirà schiacciata. Adesso il pericolo immediato è l’accerchiamento. I soldati ucraini rischiano il massacro? «Quando stai in una sacca c’è sempre qualcuno che esce e qualcuno che resta, permettendo agli altri di uscire». Non è solo un tema di armi, ma di strategia: capire che cosa significhi, per l’Unione, una guerra che non si chiude. E accettare che la domanda iniziale (Kiev alla fine dovrà capitolare?) ne contiene un’altra più inquietante: se gli ucraini si arrenderanno, dovremo cominciare noi ad aver paura davvero?
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