L’intervista

La vicentina director of space applications in Adaptronics inaugurerà l’evento Vicenza Making Future 2025 promosso da Confindustria sabato e domenica




Protagonista Alessia Gloder, ingegnera aerospaziale vicentina e director of space applications in Adaptronics


Protagonista Alessia Gloder, ingegnera aerospaziale vicentina e director of space applications in Adaptronics




Protagonista Alessia Gloder, ingegnera aerospaziale vicentina e director of space applications in Adaptronics


Protagonista Alessia Gloder, ingegnera aerospaziale vicentina e director of space applications in Adaptronics

Sarà Alessia Gloder, ingegnera aerospaziale vicentina e oggi director of space applications in Adaptronics, a inaugurare il Vicenza Making Future 2025, evento promosso da Confindustria Vicenza dedicato a innovazione, creatività e futuro del lavoro. Un appuntamento – in programma sabato e domenica – pensato per avvicinare giovani e imprese alle sfide della trasformazione tecnologica e per ispirare le nuove generazioni.

Gloder porterà sul palco la sua esperienza nel settore spaziale e il suo impegno per la promozione delle Stem, le discipline scientifiche e tecnologiche, come strumenti di libertà e inclusione. «Sono ingegnera aerospaziale e lavoro in Adaptronics, una startup che sviluppa sistemi di presa robotici elettroadesivi, una tecnologia sviluppata per varie applicazioni industriali e che stiamo portando nello spazio, di cui dirigo il dipartimento. La tecnologia abilita vari servizi in orbita, come la manutenzione e l’estensione di vita dei satelliti, ma contribuisce anche alla sostenibilità orbitale tramite la cattura di detriti». 

Come nasce la sua passione per lo spazio? 

Da ragazza volevo fare l’archeologa, poi ho scoperto che la spinta era la stessa: capire meglio chi siamo, solo che invece di guardare al passato ho iniziato a guardare al futuro.

Dopo anni all’estero ha scelto di tornare in Italia. Perché? 

Ho studiato in Inghilterra e lavorato tre anni in Germania. Tornare è stata una scelta di cuore e di responsabilità: voglio riportare ciò che ho imparato e contribuire a creare ponti di opportunità nel mio Paese. 

Le materie Stem spesso spaventano le ragazze. Che messaggio vuole trasmettere? 

Le Stem non servono solo a chi sogna di diventare ingegnera o scienziata: sono la lingua del nostro presente e del nostro futuro. Capire come funziona il mondo tecnologico significa essere liberi di scegliere. 

Ha parlato spesso del “potere dell’esempio”. Perché è così importante? 

La mia strada non è stata piena di modelli femminili. All’università le professoresse si contavano sulle dita di una mano. Durante gli studi mi sono unita all’associazione Women in Aerospace-Europe: lì ho trovato mentori e amiche che mi hanno supportata nel mio percorso, personale e professionale. Oggi sento il dovere di restituire quello che ho ricevuto.

Nello spazio, come sulla Terra, la collaborazione sembra fondamentale. 

Nello spazio non si arriva da soli: è un settore che vive di cooperazione internazionale, di contaminazioni culturali e disciplinari. È un bellissimo esempio di come lavorare insieme, tra uomini e donne, tra Paesi e competenze diverse, possa portare risultati straordinari. 

Fuori dal lavoro, cosa fa? 

Suono il clarinetto, amo la montagna, viaggio molto e pratico meditazione: per capire l’universo bisogna prima conoscere se stessi. 

Che messaggio vuole lasciare alle bambine e ai bambini? 

Non esistono sogni troppo grandi. Ognuno deve seguire la propria passione, senza chiudersi alle possibilità. Le materie scientifiche non sono “da maschi” né “da geni”: sono strumenti per leggere il mondo.