di
Silvia Turin

I dati dell’ultima settimana di monitoraggio rilevano un calo dei nuovi contagi, ma il Covid resta un rischio evitabile ancora per troppe persone. Come viene monitorato oggi e quanto è grave

Un articolo pubblicato di recente su Nature fa il punto sui contagi da SARS-CoV-2 nel mondo, ponendo l’attenzione sull’aumento dei casi, che comunque in termini numerici è molto contenuto (sarebbero 19.000 in più nel mese di ottobre), e puntando il dito sui sistemi di monitoraggio che ormai sono discontinui e insufficienti. Questo, sostiene un’epidemiologa dell’Università di Glasgow (Regno Unito) intervistata dall’autrice dell’articolo, comporta che le autorità sanitarie non siano ben preparate per raccomandare le formulazioni vaccinali corrispondenti e pianificare la loro distribuzione.

Anche Maria Van Kerkhove, direttrice ad interim del dipartimento di gestione delle epidemie e delle pandemie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) a Ginevra, in Svizzera, dichiara su Nature che le ultime informazioni sui ceppi di SARS-CoV-2 sono ben lontane dal quadro completo della circolazione virale e anche i dati sui ricoveri ospedalieri non sono completi visto che «meno di 35 Paesi segnalano ancora dati sul Covid-19».



















































Il monitoraggio in Italia 

Per quanto riguarda l’Italia, la situazione sembra essere differente: 

  • il monitoraggio c’è, anche se non più così frequente o capillare; 
  • la circolazione del virus non è in aumento (perlomeno adesso);  
  • la campagna vaccinale (per chi vuole e ne ha bisogno) è partita con vaccinazioni gratuite e aggiornate a disposizione di chiunque ne faccia richiesta. 

La sorveglianza sui casi raccoglie quotidianamente informazioni dalle Regioni su: 

  • numero e tipologia dei test effettuati, 
  • casi positivi, 
  • decessi, 
  • guariti, 
  • ricoveri in ospedale, 
  • ricoveri in terapia intensiva,  
  • isolamenti domiciliari. 

L’aggiornamento ha cadenza settimanale. La diagnosi molecolare (tampone) per casi di infezione da SARS-CoV-2 va eseguita presso i laboratori di riferimento regionali e laboratori aggiuntivi individuati dalle Regioni. 

Le varianti 

Poi c’è la cosiddetta «sorveglianza genomica umana», che ha il duplice scopo di identificare precocemente la diffusione di varianti virali di interesse di sanità pubblica sul territorio italiano e di stimarne la prevalenza. In Italia è attiva la piattaforma per la sorveglianza genomica delle varianti di SARS-CoV-2 (I-Co-Gen) che consente, attraverso la raccolta continua dei dati di sequenziamento da tutte le Regioni e studi di prevalenza (flash survey), di raccogliere e analizzare le sequenze identificate.

Casi sottostimati ma… 

Ovviamente moltissime persone che contraggono il Covid sono adesso o asintomatiche o pauci-sintomatiche e non fanno un tampone e nemmeno un test rapido, visto che i sintomi del Covid sono comuni ormai alle sindromi simil-influenzali e la terapia è simile (si veda sotto). 
Quindi i numeri sottostimano la diffusione del Covid, ma allo stesso tempo sono utili perché mappano le persone a rischio, che sono quelle che segnalano problemi relativi al virus e sono sottoposte a tampone a casa o in ingresso in ospedale. «I numeri sono la punta dell’iceberg ma comunque danno idea della tendenza», osserva Paolo Bonanni, epidemiologo Professore Ordinario di Igiene presso l’Università di Firenze.

L’andamento del Covid 

In base ai sistemi di monitoraggio descritti possiamo dire che attualmente la circolazione del virus SARS-CoV-2 è in una fase discendente.
Nella settimana 30 ottobre-5 novembre i nuovi casi confermati in Italia sono stati 1.806
Il tasso di positività, che è più importante perché relativo alla percentuale di casi positivi rispetto ai tamponi effettuati (comunque pochi), è stato del 7,3%. Era 10,1% nella settimana precedente. L’incidenza era più alta all’inizio di settembre, perché SARS-CoV-2 non ha un’incidenza esclusivamente stagionale. 

I sintomi della variante Stratus

La variante predominante è JN.1, con tutti i suoi sotto-lignaggi. Tra questi, XFG (detta «Stratus») risulta prevalente, in accordo con quanto osservato in altri Paesi. 
I sintomi relativi alla variante Stratus sono già noti e sovrapponibili a quelli riportati con altre varianti e sottovarianti di SARS-CoV-2 in circolazione in precedenza: raffreddore, tosse, mal di gola (a volte intenso), febbre, a volte raucedine.

I ricoveri 

L’impatto sugli ospedali rimane sostanzialmente stabile e limitato. Ci sono 993 ricoveri in ingresso per Covid in tutta Italia (in diminuzione dalla settimana precedente), 30 in terapia intensiva
Le fasce di età che registrano il più alto tasso di incidenza settimanale sono gli 80-89enni e gli ultra 90enni; però si contano 39 morti in una settimana: per gli anziani e le categorie a rischio (i cosiddetti «fragili») questo dimostra che vaccinarsi è ancora fondamentale. 

Eppure, la percezione del rischio rimane bassa anche tra i vulnerabili: l’anno scorso si sono vaccinate contro il Covid 1.013.983 persone, in maggioranza ultra 80enni.
Nella settimana di monitoraggio 31 ottobre-6 novembre le vaccinazioni anti Covid sono state solo 176 in tutta Italia.

Non è un raffreddore

«L’anno scorso abbiamo fatto 1.013.983 dosi di vaccino anti Covid – precisa Bonanni -: una goccia nel mare. Sono dati spaventosamente bassi rispetto a un’infezione che certamente non è più quella degli anni 2020-2021, ma nella popolazione fragile deve far paura almeno come l’influenza. Il Covid non è un raffreddore per chi è in condizioni di fragilità. Per l’influenza più della metà della popolazione oltre 65 anni fa la vaccinazione (oltre 11 milioni di dosi la scorsa stagione), per il Covid questa urgenza si è persa completamente. Il problema è come facciamo a sensibilizzare la popolazione a rischio, come possiamo avere una comunicazione corretta sul fatto che il Covid non è sparito e non è un raffreddore», conclude Bonanni.

Vaccinarsi 

In Italia il vaccino contro il Covid è gratuito e disponibile per chiunque lo voglia fare e la campagna vaccinale è partita regolarmente. In particolare, la dose di richiamo del vaccino aggiornato, annuale, è raccomandata a:

  • persone a partire dai 60 anni;
  • ospiti di Rsa e strutture per lungodegenti;
  • donne in gravidanza o nel periodo dopo il parto o in allattamento;
  • operatori sanitari e sociosanitari;
  • persone di età compresa tra i 6 mesi e i 59 anni, con elevata fragilità in quanto affette da patologie o condizioni che fanno aumentare il rischio di una grave forma di Covid (l’elenco completo nella Circolare ministeriale del 22 settembre 2025, Allegato B).

La somministrazione è disponibile tramite il Sistema Sanitario Nazionale, ad esempio presso i centri vaccinali, dal medico di base, o nelle farmacie convenzionate.

L’ideale sarebbe vaccinarsi nel periodo autunnale contro influenza, Covid e RSV-Virus Respiratorio Sinciziale: la loro somministrazione simultanea è indicata nella circolare ministeriale sull’influenza (anche se il vaccino anti-RSV è disponibile solo in qualche Regione).

14 novembre 2025