di
Paolo Condò

Non basta mettere attaccanti per creare pericoli: ai playoff – dove non troveremo sicuramente la Serbia di Vlahovic – servirà ben altro. E domenica contro la Norvegia una vittoria sarebbe importante per l’autostima

La malattia del gol che ha colpito abbastanza repentinamente il calcio italiano si estende anche alla Nazionale di Rino Gattuso, che fin qui si era meritata qualche rimbrotto per certe allegrie difensive (il famoso 5-4 a Israele di Budapest) ma in attacco non era stata avara con 16 reti in quattro gare. Chisinau è stata invece una tappa regressiva, risolta da due miseri golletti che fotografano in modo plastico la reale differenza fra la Norvegia, che alla Moldova ha segnato un totale di 16 reti, e noi che gliene abbiamo dati appena 4. Ieri pomeriggio gli ottimisti più ostinati avevano trovato materiale per sperare, perché la Norvegia ci ha messo tanto (per i suoi canoni) a sbloccare la gara che non poteva sbagliare. Ma dopo aver aperto le danze con l’Estonia appena al 50’, ha segnato 4 reti in dodici minuti, due con Sorloth e due ovviamente con Haaland. Domata la tensione, non c’è stato più match. La citazione di Sorloth è significativa perché il suo club è l’Atletico Madrid, come nel caso di Giacomo Raspadori: della squadra di Simeone non sono le punte titolari, è dura scalzare campioni come Julian Alvarez e Griezmann, ma comunque Sorloth ha giocato fin qui 619 minuti tra Liga e Champions, mentre Raspadori soltanto 244. Il che ricrea una proporzione simile a quella dei gol alla Moldova, o meglio alla differenza reti generale, +29 per la Norvegia, +12 per l’Italia. Era già finito tutto a Oslo, la nostra prima sconfitta, prima e definitiva perché in nessun universo parallelo avremmo potuto mai segnare i gol della Norvegia: o si facevano quattro punti negli scontri diretti, o eravamo condannati agli spareggi fin da giugno, come poi è stato.

La brutta prestazione di ieri è figlia di un tentativo fallito, quello di riempire la formazione di attaccanti per trovare dei gol anche fuori contesto, immaginando uno sviluppo della gara per larga parte nell’area moldova. La previsione “geografica” del match era giusta, la sua interpretazione no: Orsolini e Zaccagni hanno allargato sì la difesa rivale, ma senza creare mezzo pericolo, e l’antica intesa made in Sassuolo fra Scamacca e Raspadori si è notata una volta sola, a inizio partita, con un bel triangolo. Per il resto solo tanta confusione negli spazi intasati, e sospiro di sollievo nel finale – la serie di vittorie andava assolutamente proseguita – grazie all’1-0 di Mancini su assist di Dimarco (due difensori) e al 2-0 di Pio Esposito su traversone di Politano (un’ala crossatrice). Sbagliata la formazione iniziale – e può succedere – Gattuso l’ha corretta cammin facendo nella giusta direzione, come dimostra la costruzione dei gol. Domenica contro la Norvegia una vittoria sarebbe fondamentale per l’autostima, perché fin qui, con tutto il rispetto, non abbiamo affrontato nessuno, e ai playoff invece qualcuno (di buono) inevitabilmente verrà. In ogni caso non sarà la Serbia di Vlahovic, che dopo il k.o. di ieri a Wembley non potrà più raggiungere l’Albania al secondo posto: avendo esperienza del Marakana di Belgrado, non trovarlo nell’urna è una buona notizia.



















































14 novembre 2025 ( modifica il 14 novembre 2025 | 07:20)