Ventiquattro punti che pesano come un macigno. Dopo aver conquistato la leadership del mondiale con la vittoria in Messico, Lando Norris ha allungato ulteriormente in Brasile, vivendo un weekend perfetto: pole position, trionfo nella sprint e successo nella gara di domenica. Un bottino pieno che gli ha permesso di consolidare il vantaggio in classifica su Oscar Piastri, nel frattempo apparso l’ombra di sé stesso.
Non è un mistero che l’australiano stia vivendo un periodo complicato, sia sul fronte delle prestazioni che su quello degli errori. Negli ultimi sei weekend ha commesso più sbavature di quante ne avesse accumulate negli ultimi due anni, un concentrato di imprecisioni arrivato proprio nel momento in cui la pressione del mondiale si è fatta sempre più schiacciante.
Un periodo no che offre molteplici chiavi di lettura e spiegazioni. Già lo scorso anno la seconda parte della stagione di Piastri era stata caratterizzata da alti e bassi: da un lato Gran Premi in cui aveva saputo lottare nelle prime posizioni, dall’altro esclusioni pesanti che avevano evidenziato quanto margine ci fosse ancora per crescere e migliorarsi. I progressi sono arrivati, ma non sono stati sufficienti a contenere l’ascesa di Norris.
Lando Norris, McLaren, Oscar Piastri, McLaren
Foto di: Andy Hone/ LAT Images via Getty Images
Piastri ha individuato alcune tappe che hanno segnato una sorta di spartiacque in questa rincorsa mondiale, a partire da Monza, dove è vero che il gap tra i due era contenuto, attorno ai 5 secondi, ma è stato il primo segnale di un inversione di tendenza. A rendere il tutto ancora più significativo fu il controverso episodio nel finale, quando arrivò l’ordine di scuderia per ridare a Norris la posizione persa al pit stop.
Un episodio che si inserisce nel trattamento di “parità” dichiarato dal team sin dall’inizio della stagione. In quel contesto, come già accaduto l’anno precedente in Ungheria, la posizione persa non era frutto di un errore del pilota, bensì della squadra. È evidente, però, che situazioni di questo tipo lascino un segno, specie quando si sommano ad altri episodi.
Piastri accettò la richiesta, ma non senza far notare via radio che si trattava di un cambiamento rispetto alla politica adottata in precedenza, secondo cui un pit stop lento è parte integrante delle corse. Proprio da quell’episodio, infatti, il pilota australiano ha iniziato a raccontare le ragioni del difficile periodo che sta vivendo negli ultimi due mesi.
Oscar Piastri, McLaren
Foto di: Rudy Carezzevoli / Getty Images
“In definitiva è stata una combinazione di diversi fattori. Ovviamente la gara precedente era Monza, che non ho sentito essere un grande weekend dal punto di vista della mia prestazione, e poi c’è stato quello che è successo con i pit stop”, ha spiegato il pilota del team di Woking intervistato dal podcast della F1 Beyond The Grid, prima di addentrarsi in cosa successe a Baku.
La tappa in Azerbaijan ha rappresentato uno spartiacque, non tanto per i punti persi, anche Norris visse un weekend complicato e non riuscì a sfruttare l’occasione, quanto per la serie di errori accumulati. Quattro sbavature in un solo fine settimana sono un’anomalia per Piastri, ma a pesare furono anche altri fattori che resero quel weekend difficile.
“A Baku, il venerdì è stato difficile. Le cose non funzionavano, stavo forzando troppo. Non ero felice di come guidavo e probabilmente ho cercato di compensare un po’ il sabato. Ci sono stati alcuni elementi nella preparazione che non hanno aiutato, e poi altri durante il weekend, come un problema al motore in FP1, la mia guida non era buona, e in più eravamo con le gomme C6, difficili da gestire. Tante piccole cose che si sono sommate”.
Oscar Piastri, McLaren
Foto di: Ozan Kose / AFP via Getty Images
Già al sabato arrivò il primo grande errore, quando Piastri finì a muro durante una qualifica ricca di episodi, nella quale la Williams strappò la prima fila, a dimostrazione di quanto il weekend fosse aperto alle sorprese. In realtà, Piastri pensava di avere il ritmo per centrare un buon risultato, ma anche che stesse anche forzando troppo, aspetto che su un tracciato cittadino, con i muri vicini, si rischia di pagare.
La domenica si è rivelata ancora più complicata, segnata da due errori già al via: il primo in partenza, che lo ha fatto scivolare in fondo alla griglia, e il secondo dopo poche curve, quando nel tentativo di rimonta è finito nuovamente contro le barriere. Difficile immaginarsi un grosso recupero, ma è evidente che, al di là dello zero finale, altri fattori hanno avuto un peso ben più determinante.
“Baku è stata la tempesta perfetta di diversi fattori. Ovviamente è stato un weekend davvero terribile, ma credo che la quantità di cose che abbiamo imparato da quel fine settimana, dal punto di vista tecnico e da quello emotivo, sia stata enorme. È stato il peggior weekend che abbia mai avuto, ma anche il più utile sotto certi aspetti. Quando inizi a guardare le cose da questa prospettiva, di solito ti aiuta”.
Oscar Piastri, McLaren, Franco Colapinto, Alpine
Foto di: Mark Thompson – Getty Images
“Non c’è una persona nelle corse che non abbia una storia disastrosa di un weekend andato male. Guardare la situazione da questa prospettiva aiuta molto, ma bisogna comunque imparare le lezioni che simili weekend ti insegnano”, ha aggiunto Piastri.
Le difficoltà, indubbiamente, vanno ben oltre Monza e Baku, poiché si sono ripresentate anche a Singapore, negli Stati Uniti, in Messico e in Brasile. A Marina Bay era riuscito a qualificarsi davanti a Norris, ma l’incidente al primo giro, in cui è stato “spinto” proprio dal compagno di squadra e per il quale Piastri si è a lungo lamentato, ha rappresentato un ulteriore tassello difficile da digerire.
Le difficoltà si sono poi protratte negli Stati Uniti, in Messico e in Brasile, tre GP accomunati dal poco grip, individuato da Stella come il principale fattore tecnico alla base del periodo complicato di Piastri. A Città del Messico è noto che l’aderenza sia generalmente ridotta, mentre a San Paolo, soprattutto nei primi due giorni, i piloti hanno dovuto fare i conti con una monoposto particolarmente instabile e incline a scivolare.
Ma il punto fondamentale è un altro. Ora, in quel distacco da Norris, ampliatosi nelle ultime gare, si sono inseriti più volte anche altri team, circostanza rara a inizio stagione. Non è un caso che a Piastri il podio manchi ormai da quasi due mesi: vivendo un periodo difficile, gli avversari ne hanno approfittato. Andrea Stella, giustamente, lo ha definito come un pilota che deve ancora maturare e ha dei margini di crescita, ma la lotta mondiale non attende.
Leggi anche:
Vogliamo la vostra opinione!
Cosa vorresti vedere su Motorsport.com?
Partecipate al nostro sondaggio di 5 minuti.
– Il team di Motorsport.com