Slitta l’udienza di convalida dell’arresto di Olena Stasiuk, 55enne di origine ucraina, in passato seguita da un centro di salute mentale, che nella serata del 12 novembre ha ucciso il figlio di nove anni tagliandogli la gola, durante una visita genitoriale nella sua casa di Muggia, in provincia di Trieste. Soltanto da pochissimi giorni erano iniziati gli incontri liberi tra la madre e il bimbo: fino a poco tempo fa era richiesta la presenza degli assistenti sociali. La donna è stata ritrovata con delle ferite da arma di taglio sul corpo: per ora resta in ospedale e quindi non è ancora potuta comparire davanti al Gip. La sua legale, Chiara Valente, ha fatto sapere che ci sarà “una valutazione clinica psichiatrica sulla capacità di partecipare al processo”. Stasiuk, ha aggiunto, “è molto provata” e in uno stato psichico che richiede delle cure. Le accuse sono di omicidio volontario pluriaggravato.

La legale del padre: “Da tempo era preoccupato che uccidesse il figlio”

Tutto è successo nella serata di mercoledì 12 novembre. A dare l’allarme è stato il padre del bimbo (58 anni), intorno alle 21, preoccupato perché il figlio non era ancora uscito dalla casa della madre. La madre e il padre del bimbo si erano separati poco dopo la sua nascita. La paura che Stasiuk compisse un gesto estremo era tangibile da tempo. “Sono preoccupato per l’integrità di mio figlio, può arrivare a uccidere il bambino”, diceva il padre alla sua legale già durante la separazione. Come racconta l’avvocato a Sky TG24, quando i servizi sociali preannunciano a Stasiuk che il figlio sarebbe stato collocato dal papà (era l’11 luglio 2018), da lei arriva un netto rifiuto: “Piuttosto va in una famiglia esterna”. Poi le minacce di uccidere il bimbo, il padre e anche se stessa.

La legale: “Certi segnali non sono stati colti dal sistema”

Qualche anno fa, Stasiuk strangolò il figlio. La legale racconta anche di un episodio in fu chiuso al buio in bagno “perché non voleva fare i lavoretti”. Alla fine il Tribunale, anche sulla base di un giudizio tutto sommato positivo dei servizi sociali, concede le visite senza la supervisione degli educatori, nonostante l’opposizione dei legali del padre, che chiedevano una perizia psichiatrica. Come mai non sono state prese misure per evitare ciò che è successo? “Non riesco a giustificarlo, metti in discussione il tuo stesso lavoro e l’intero sistema nel quale sei inserito. Certi segnali non sono stati colti. Sono quelli che coglieva il padre, passando però per essere eccessivamente protettivo”.

Il padre: “Come faccio ora? Una vita senza mio figlio”

Il parroco di Muggia don Andrea Destradi chiede di stringersi non solo “intorno al padre”, ma anche intorno alla madre, “perché anche lei va aiutata”: la parola che riassume la vicenda, dice, è “fragilità”. Al Corriere della Sera racconta di aver parlato con il papà: “Lei lo ha ucciso brutalmente, non voglio nemmeno sapere il resto. Come faccio ora? Una vita senza mio figlio”. Al parroco il padre ha po espresso il “grande rammarico legato al fatto che alla madre sia stato consentito di vedere il bambino senza protezione”. I preparativi per la festa di San Martino, in programma da oggi a domenica, si sono bloccati: l’evento è stato rinviato a data da destinarsi. 

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