La Corte d’assise d’appello di Venezia ha dichiarato inammissibili, per intervenuta rinuncia, gli appelli proposti sia dal pubblico ministero che dalla difesa di Filippo Turetta avverso la sentenza di primo grado, confermando così la condanna all’ergastolo con l’aggravante della premeditazione per l’omicidio di Giulia Cecchettin. La sentenza sarà esecutiva una volta decorsi i termini per il ricorso in Cassazione, anche se l’imputato si trova già in carcere da tempo.

Condanna definitiva per Turetta, Cecchettin: “Basta processi, la guerra è finita. Ora guardo avanti”

di Rosario Di Raimondo

07 Novembre 2025

Assenti gli avvocati di Turetta. Il giudice: “Situazione singolare”

Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, i difensori di Filippo Turetta, così come l’imputato, non hanno partecipato all’udienza d’appello nell’aula bunker di Mestre. In loro sostituzione, erano presenti gli avvocati Jacopo Della Valentina e Chiara Mazzocco, dello studio Caruso. “Ci troviamo in una situazione singolare, credo che nessuno tra i presenti abbia mai avuto occasione di celebrare un processo in questa situazione”. Lo ha detto il giudice Michele Medici, presidente della Corte d’Appello di Venezia, aprendo l’udienza d’appello.

La vicenda giudiziaria

Il 3 dicembre 2024 la Corte d’assise di Venezia aveva condannato Turetta all’ergastolo per il femminicidio della sua ex-fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò, Venezia. Nel corso della sentenza sono state riconosciute le aggravanti della premeditazione, del sequestro di persona e dell’occultamento del cadavere. La Corte ha escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking.

Le motivazioni

Le motivazioni della sentenza depositate l’8 aprile 2025 hanno evidenziato come – pur definendo l’azione “efferata” e motivata da “vili e spregevoli” ragioni – la Corte abbia ritenuto che le 75 coltellate inferte non fossero il frutto di una volontà sadica volontaria, bensì di azione “caotica” e di “inesperienza”, escludendo così l’aggravante della crudeltà.

La rinuncia agli appelli

Nelle ultime settimane la procura di Venezia aveva impugnato la sentenza chiedendo il riconoscimento delle aggravanti escluse — crudeltà e stalking — ritenendo che ci fossero gli elementi per stimarle. Tuttavia, secondo la pronuncia resa oggi dalla Corte d’assise d’appello, tutti i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili per “intervenuta rinuncia”, ovvero la decisione di tutte le parti di non andare avanti col processo. In pratica, né l’accusa né la difesa hanno proseguito nell’impugnazione. Di conseguenza, la condanna all’ergastolo per Turetta resta definitiva.

Pena massima

A questo punto è dunque confermata la pena massima: ergastolo con l’aggravante della premeditazione, senza attenuanti generiche. Per la famiglia di Giulia (in particolare il padre, Gino Cecchettin) si chiude una importante fase giudiziaria: dopo una lunga attesa, la decisione definitiva rende concreti gli esiti del processo. Dal punto di vista giuridico, la vicenda evidenzia un caso complesso: nonostante l’efferatezza dell’azione, la qualificazione delle aggravanti — in particolare quella della crudeltà — è stata oggetto di discussione e respinta in primo grado. A livello sociale, il caso aveva suscitato forte impressione e mobilitazione nell’opinione pubblica sul tema del femminicidio in Italia.

L’omicidio

La vittima, Giulia Cecchettin, studentessa di ingegneria biomedica, fu uccisa nella notte tra l’11 e il 12 novembre 2023 a Fossò, dopo aver lasciato la propria abitazione insieme all’ex-fidanzato, Turetta. L’imputato, 23enne all’epoca dei fatti, fu arrestato in Germania la sera stessa; il corpo della giovane fu rinvenuto il 18 novembre 2023.