Se il buongiorno si vede dal mattino, il Pinarello-Q36.5 Pro Cycling Team annunciato giusto ieri promette di portare una ventata inattesa e nuova (in apertura un’immagine da Instagram/Pinarello_Official). Non si tratta di indossare il mantello di Superman e trasformare l’onesta professional svizzera, che ha chiuso il 2025 nella 19ª posizione del ranking, in una WorldTour. Se tuttavia Ivan Glasenberg, il magnate sudafricano che fra le tante acquisizioni ha preso per sé l’80 per cento di Pinarello e il 45 per cento di Q36.5, ha deciso di scendere in campo in modo così eclatante, allora forse non è impensabile che voglia tentare l’ascesa.

Ivan Glasenberg, magnate sudafricano (foto Corsera)Ivan Glasenberg, sudafricano, è il proprietario di Pinarello e detiene il 45% di Q36.5 (foto Corsera)

Ivan Glasenberg, magnate sudafricano (foto Corsera)Ivan Glasenberg, sudafricano, è il proprietario di Pinarello e detiene il 45% di Q36.5 (foto Corsera)

L’esperienza con Ineos

La notizia fa ancora più rumore pensando che il brand di bici veneto è storicamente e per successi la bandiera della Ineos Grenadiers. A partire dalla fondazione nel 2010, con il team britannico ha conquistato per sette volte la maglia gialla, tre volte il Giro e due la Vuelta. Un quantitativo imprecisato di gare a tappe WorldTour e il record dell’Ora con Ganna. Proprio con il piemontese, ieri Fausto Pinarello era a Londra per la due giorni di incontri promossa da Rouler.

«Questa partnership – ha commentato Fausto Pinarello, intercettato sull’aereo prima del decollo per l’Italia – è più di una sponsorizzazione: è una visione condivisa. Facciamo tutti parte della stessa corporate e dei tre marchi, con Q36.5 e gli integratori Amackx. Il nostro è il più grande, quindi è anche giusto che sia così. Non è la Ineos, è pur sempre una professional. Poi per sapere se passeremo WorldTour, dovremo aspettare qualche settimana e capire cosa succede con qualche squadra che sta chiudendo.

«I rapporti con Ineos – prosegue – restano assolutamente uguali. Si sono trovati sempre bene con noi e non avevano alcuna intenzione di cambiare le biciclette. Volevamo solo capire la forma, la quantità, capire quanti corridori avranno ora che hanno messo su finalmente il devo team e anche la squadra juniores. I materiali saranno completamente diversi, uno avrà Shimano e l’altro Sram. Sempre il top di gamma, ma con equipaggiamenti diversi, tranne forse per le selle a causa di contratti precedenti».

Wiggins inaugurò nel 2012 la serie dei 7 Tour vinti da Pinarello con Sky, aiutando poi nello sviluppo della Bolide da crono

Wiggins inaugurò nel 2012 la serie dei 7 Tour vinti da Pinarello con Sky, aiutando poi nello sviluppo della Bolide da crono

L’impegno di Pinarello

Pinarello non è nuovo all’esperienza di avere più di una squadra in gruppo, anche se il livello delle pretese si è alzato rispetto agli anni in cui forniva le bici alla Telekom, ad esempio, e alla Movistar.

«Il lavoro non ci aumenta più di tanto – dice Fausto –  è importante organizzarsi e suddividere le cose. Se abbiamo le misure perfette, se abbiamo tutto sotto controllo, se ci siamo preparati, basta organizzarsi. Non è che dovremo consegnare 150 pezzi domani mattina. Un po’ a novembre, un po’ a dicembre, un po’ a gennaio, piuttosto che prima Giro d’Italia.

«Fino agli anni 90 – prosegue Pinarello – avevamo anche tre squadre, nessuno col primo nome, però avevamo tre squadre in gruppo. Andando ancora più indietro, ricorderete la Del Tongo-Pinarello, la Metauro Mobili-Pinarello di Magrini e la Vini Ricordi-Pinarello. Mai il primo nome, ma il mio socio è molto appassionato di ciclismo e la sua passione ci porta a fare belle cose. Pogacar resterà Pogacar, ma noi cerchiamo di mantenere il nostro impegno nel ciclismo. Credo in questo movimento, nonostante sia un mercato senza grandi emozioni. Il nostro lavoro è investire, non vinceremo il Tour, ma la squadra si è rinforzata».

Nella bacheca di Fausto Pinarello ci sono anche i 5 Tour e i 2 Giri di Indurain, qui con lui

Nella bacheca di Fausto Pinarello ci sono anche i 5 Tour e i 2 Giri di Indurain, qui con lui

Una cassaforte importante

Non tragga in inganno il fatto che il primo sponsor sulle maglie sarà un marchio di bici: un’opzione che di solito viene associata alla difficoltà nel trovare un nome all’altezza. Dietro Pinarello c’è infatti la svizzera Spac, la cassaforte attraverso cui lo scorso anno Glasenberg ha acquistato per 90 milioni di euro anche il 5 per cento di Technogym.

L’accordo raggiunto fa sì che Tom Pidcock tornerà a pedalare su bici Pinarello anche su strada. Lasciata la Ineos per approdare alla Q36.5, il campione olimpico e mondiale della mountain bike ha conquistato il podio della Vuelta in sella a una Scott, ma ha continuato a correre su Pinarello in tutte le specialità del fuoristrada. E’ stato proprio lui infatti a sviluppare i modelli Dogma XC e Crossista, che lo hanno portato ai suoi risultati più prestigiosi.

«Sono davvero felice – ha detto il britannico – di tornare a tempo pieno in Pinarello. E’ davvero come tornare a casa. Ho sempre amato guidare le loro bici e, nel corso degli anni, ho costruito un rapporto davvero forte con il marchio. E’ la reunion perfetta».

Tom Pidcock prova la nuona Pinarello da gravel (foto Roberto Bragotto)Nonostante usasse Scott su strada, Pidcock ha pedalato in fuoristrada sempre con Pinarello (foto Roberto Bragotto)

Tom Pidcock prova la nuona Pinarello da gravel (foto Roberto Bragotto)Nonostante usasse Scott su strada, Pidcock ha pedalato in fuoristrada sempre con Pinarello (foto Roberto Bragotto)

La soddisfazione di Bergamo

Per Q36.5, il suo fondatore Luigi Bergamo e per il team manager Douglas Ryder si tratta di un’apertura auspicata, ma forse inattesa per la modalità annunciata. Circolavano da tempo voci che il team avrebbe corso su bici Pinarello, non certo che sarebbe diventato il team ufficiale dell’azienda.

«Come uno dei co-fondatori – ha spiegato Bergamo – sono davvero orgoglioso di vedere questa piccola squadra crescere anno dopo anno grazie a tutta la dedizione, l’impegno, il sacrificio e la passione che i nostri corridori e il nostro staff hanno dimostrato. Il 2026 sarà un altro grande passo avanti, con i giovani corridori che sono stati con noi fin dall’inizio che maturano e diventano vincitori. Abbiamo un podio in un Grande Giro, nuovi grandi corridori che si uniscono alla squadra e naturalmente, infine, i nostri amici di Pinarello che si uniscono al progetto e ci aiutano a portarlo a un altro livello. Le nostre ambizioni sono altissime».

Luigi Bergamo, bolzanino, è fondatore e CEO del marchio Q36.5, come pure della squadra svizzera (foto Jim Merithew)

Luigi Bergamo, bolzanino, è fondatore e CEO del marchio Q36.5, come pure della squadra svizzera (foto Jim Merithew)

Il WorldTour nel mirino?

Il mercato della squadra è stato frizzante, soprattutto con l’arrivo di corridori di indubbio talento, ma in cerca di rilancio. La molla della rivalsa è spesso la chiave di volta per atleti che passano dal WorldTour a una professional in cui, dando per scontata l’alta qualità dei materiali, troveranno soprattutto un ambiente più umano.

L’obiettivo è il WorldTour da subito acquistando una licenza libera? In attesa di capire se sarà possibile, la svolta annunciata ieri potrebbe certamente riaprire le porte del Giro d’Italia, cui la Q36.5 ha partecipato quest’anno per la prima volta. Nonostante l’affiliazione svizzera, i due nomi sulla maglia parlano di due solide aziende italiane. Il nuovo corso targato Paolo Bellino ne terrà certamente conto.