PADOVA – Il diabete è in continuo aumento e i nuovi casi di quello di tipo 1, sia negli adulti che nei bambini, in 10 anni sono quasi raddoppiati. Tra le cause scatenanti i fattori genetici, l’obesità, ma anche altro perché paradossalmente un ambiente troppo pulito crea alterazioni, scatenando patologie autoimmuni.
APPROFONDIMENTI
Ma ci sono anche risposte che la sanità padovana mette a disposizione: nuove tecnologie, come i i sensori sulla pelle che misurano la glicemia, e una sorta di “pancreas artificiale”, cioè un diffusore che in caso di valori anomali inietta l’insulina. Infine “condivisione” è la parola chiave del percorso di cura.
Domani, infatti, si celebra la Giornata mondiale del diabete, che quest’anno avrà come focus “benessere e posto di lavoro” e quindi ieri nell’azienda Ospedale Università a delineare lo scenario sono stati il dg Giuseppe Dal Ben; Gian Paolo Fadini, direttore dell’Uoc Malattie del Metabolismo; Carlo Moretti, che guida la Uosd Diabetologia Pediatrica e Malattie Metaboliche dell’eta evolutiva, e Angelica Caramaschi, mamma di una bimba di 6 anni che da 3 convive con una forma inguaribile della patologia, la quale ha creato la pagina “L’arcobaleno di Sofia” in cui racconta le giornate della figlia, lanciando messaggi positivi.Durante l’incontro è stata presentata anche la piattaforma glucoacvademy.com con un curioso avatar dello stesso Moretti che risponde a quesiti sull’argomento.
IL QUADRO
Se al mondo sono 589 milioni le persone affette da diabete (3,4 milioni i decessi nel 2024) con un costo annuo di mille miliardi di euro e un’aspettativa di vita di 6/7 anni inferiore alla media, in Italia ce ne sono 4 milioni e ogni 3 casi noti ce n’è uno non conosucito: nel 90% è di tipo 2 e nel resto di tipo 1 che esordisce pure in età pediatrica. Nel reparto di Fadini sono 10mila i pazienti seguiti, di cui 1.000 con quest’ultimo, per i quali ci sono percorsi dedicati. Le conseguenze a cui vanno incontro sono ictus cerebrale, retinopatie, nefropatie, angina, coronaropatia, infarto, vasculopatie agli arti inferiori, disturbo vescicali e sessuali, e ulcerazioni del piede diabetico.
Nel 2024 nell’Unità riservata all’età pediatrica diretta da Moretti 300 sono stati i pazienti tra zero e 20 anni seguiti per diabete di tipo 1; 50 per quello genetico o neonatale; 185 i fratelli in osservazione per la predisposizione; 180 i genitori presi in carico per il supporto psicologico; 6mila 200 le ore di terapia educazionale, 150 i bambini che hanno partecipato ai campi scuola e 1.200 gli insegnati formati per la gestione della malattia. I controlli della glicemia con puntura da dito sono stati 750 e 4mila da sensore, 1.800 le iniezioni di insulina con siringa, oppure attraverso il microinfusore sempre attaccato al corpo, e 2mila le bustine di zucchero somministrate.
Per i soggetti con un parente di primo grado colpito dalla malattia aumenta di 15 volte il rischio, però l’85% dei soggetti con esordio di diabete di tipo 1 non ha familiari diabetici.
Dal 2023 è attivo un programma di screening per la diagnosi precoce, per prevenire la chetoacidosi e avviare trattamenti preventivi con i nuovi farmaci immunoregolatori, come il Teplizumab, con cui già 2 bimbi da quest’estate sono in trattamento.
LA STORIA Angelica Caramaschi (in foto a sinistra con la figlia Sofia), insegnante, ha poi raccontato la sua esperienza di mamma caregiver. «L’arcobaleno era dipinto sulle pareti della stanzetta dove inizialmente è stata ricoverata Sofia e l’abbiamo considerato come una segno di rinascita da cui ho cercato di cogliere il buono per trasmetterlo a mia figlia. Sembra assurdo, ma da una malattia si può imparare tanto, e se viene “accarezzata”, può offrire doni bellissimi. Sofia è orgogliosa di avere il diabete di Tipo 1, convinta che dispositivi per gestirlo le diano poteri magici: si considera una bambina speciale, e lo racconta ai compagni di prima elementare, vivendo nella favola che abbiamo inventato per farle accettare la malattia. Certo, ci sono tanti momenti complicati, come le notti in cui non dormiamo e il giorno dopo dobbiamo andare a lavorare ed essere efficienti. Io e mio marito Gabriele siamo sempre legati al cellulare, persino quando siamo sotto la doccia, per vedere i parametri della glicemia di Sofia . È una situazione difficile, ma ci riteniamo fortunati perché nostra figlia è seguita nel migliore dei modi in un reparto di eccellenza che altrove non c’è».