Carlo Mollino

Il tavolo “ avertenre” di Carlo Mollino, realizzato in un unico esemplare, la struttura è in compensato d’acero curvato e traforato: è formato da un unico elemento che si snoda a vertebre e sorregge un piano rettangolare di vetro temperato Securit. Le parti metalliche sono in ottone.Courtesy Galleria Rossella Colombari

Mollino è stato tante cose assieme, come racconta il vostro libro, che parte dalla sua infanzia per poi esplorare, attraverso i vostri racconti, anche personali, le sue varie arti e passioni: i capitoli narrativi sono poi la fotografia, la velocità, la scrittura, gli arredi,l’architettura. Quale aspetto vi attrae di più della sua multimedialità?

«Ha scritto quel libro meraviglioso Il messaggio della camera oscura nel 1949 in cui già fa una mappatura della fotografia da fine ’800. Dall’architettura,alla scrittura, alla fotografia, l’arredo, tutto per lui è forma: dalle curve di uno sci a un oggetto. È postmoderno nella sua trasformazione esperienziale», dice Paola. «Io penso che lui in fondo in fondo abbia l’animo dello scultore. Quando vedo i suoi ambienti, con le sue scenografie, sono attratta, ma sono più attratta dal singolo oggetto visto in un’asetticità totale, estrapolato dal suo surrealismo e mi piace molto di più portarlo nel contemporaneo, perché io lo leggo assolutamente come grande artista. Lo leggo personalmente come scultore, molto più che architetto», riflette Rossella.

«Nel 1994 ho fondato Homage to Carlo Mollino una linea di riedizioni in omaggio, di cui la famosa lampada Suora», racconta Paola, spiegando ciò che più la appassiona dell’autore. «Siamo solo io e Zanotta che lo rieditiamo. Volevo dare la possibilità a tutti di comprarsi un pezzo che non fosse stracaro, ma maledettamente Mollino mi ha fatto salire i prezzi anche su questi. La cosa incredibile è che una lampada va nelle aste di modernariato, ma è una riedizione da un originale che non esiste, perché la lampada era la Cadma, ed era stata progettata per il piano Marshall per sviluppare l’artigianato in America e Carlo Molino e Gio Ponti erano stati erano stati selezionati, però non fu portato a termine questo progetto. Ecco, io sono partita da quella lampada lì e ho dato vita a quegli oggetti, a quei mobili che sono stati per me i capisaldi di Mollino, come appunto la lampada Cadma, o il Devalle Sofa, per casa De Valle. Gaudí l’ha ideato nel ’37, Mollino l’ha disegnato per la casa di Giorgio De Valle, che è una casa meravigliosa, praticamente una garçonnière teatrale con specchi, tessuti, eccetera, dove ci si perde, un labirinto mentale straordinario. Poi ovviamente ho editato il famoso tavolino per Casa Miller che è meraviglioso perché anche quella dimora è stata un set, più di mille muse sono passate e sono state fotografate in Casa Miller. E poi c’è l’attaccapanni, che io ho chiamato attaccapanni erotico, ma è un portamantelli che fu fatto in legno per casa Orengo e che ho rieditato leggermente diverso. Lui faceva pezzi unici, non aveva molte collaborazioni, a volte erano arredi similari, ma diversi. Ho voluto rieditare questi pezzi come una collezione aperta», racconta Paola.