di
Salvatore Riggio
L’ex Inter, il brasiliano Eder, si racconta alla soglia dei 40 anni: «Andai via dall’Inter per Spalletti. Conte è stressante ma poi in campo volavamo»
Dal campo di calcio all’allevamento di cavalli. È quello che ha scelto di fare oggi Eder, che sabato 15 novembre compirà 39 anni. In Nazionale ha giocato 26 gare segnando sei gol. In Italia ha indossato le maglie di Empoli, Frosinone, Brescia, Cesena, Sampdoria e Inter. In nerazzurro è sbarcato nel gennaio 2016, prima degli Europei giocati in Francia con la maglia azzurra: «Su quasi 90 partite ne avrò giocate solo una ventina da titolare, ma sono felice del tempo trascorso a San Siro. Un orgoglio. Poi davanti c’era Icardi», ha raccontato l’ex attaccante nell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. «Perché me ne andai? Per Spalletti – ha rivelato Eder –. Non ho mai sopportato la sua ipocrisia. Allenatore top, ma come uomo, meno. Perché poi ho scelto la Cina? Io e la famiglia Zhang eravamo amici, ma nel 2020, dopo la vittoria del campionato, sparirono tutti. Non abbiamo visto un euro per mesi».
Il rapporto con Conte
In carriera è stato allenato anche da Antonio Conte. È stato l’attuale tecnico del Napoli a chiamarlo in Nazionale e a inserirlo tra i convocati degli Europei del 2016 (Eder segnò il gol contro la Svezia nella vittoria per 1-0): «La chiamata di Antonio Conte prima di un Sampdoria-Cagliari, nel 2015, Sinisa mi disse che Antonio e il suo staff sarebbero venuti a vedermi. “Oh, non è che te la fai sotto e fai una partita di merda?”, chiese scherzando. Un paio di settimane dopo, prima dell’Inter, fui informato della convocazione. Segnai su punizione», ha continuato l’ex attaccante. «Se era più facile affrontare un allenamento di Conte? Imparare l’inno! Con Antonio vomitai. Riscaldamento, tattica, palestra, test dello jo-jo, su e giù. Mi chiedevo: “Ma come si fa?”. Però poi volavamo…”».
L’incontro col sacerdote
Decisivo per Eder è stato un sacerdote: «A 17 anni, sul volo per Roma, incrociai un parroco italiano, Don Nino. Gli raccontai che stavo andando a Empoli per fare il calciatore e mi benedì. Il resto è stato un viaggio dove ho segnato e gioito. Mi sono ritirato nel 2024 da uomo felice – ha concluso –. La prima città italiana in cui ho giocato è stata Cascia, dove c’è Santa Rita. Credo alle coincidenze. Nel 2015 Don Nino scrisse una lettera alla Sampdoria dopo avermi visto segnare al debutto in Nazionale, contro la Bulgaria, e lo invitai a Genova. Nel 2018, il giorno dopo la vittoria contro la Lazio che ci garantì la Champions con l’Inter, volai da lui in Sardegna, a Buddusò. Il campo dell’oratorio è intitolato a me».
14 novembre 2025
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