di
Lorenzo Cremonesi
C’è chi pensa a Zaluzhny o Budanov per sostituirlo: «Ma attenti alla propaganda russa»
La carriera politica futura di Volodymyr Zelensky è seriamente pregiudicata. Il presidente annaspa mentre cerca di controllare le conseguenze dello scandalo corruzione, mazzette e malaffare che ha investito i responsabili delle agenzie statali per l’energia, oltre a ministri e alti funzionari, in un momento delicatissimo per l’Ucraina.
La sua parabola pare segnata: da presidente eroe del coraggio e della resistenza contro l’invasione russa nel febbraio 2022, a cattivo amministratore degli affari di Stato, non in grado di gestire il Paese in guerra nel lungo periodo. «Il suo problema principale era e rimane che non ha esperienza politica. Quando venne eletto non ancora 40enne nel 2019 non aveva un partito dietro si sé. Sino a pochi mesi prima aveva fatto l’attore e così mise i suoi amici e collaboratori più fedeli sulle poltrone più importanti. Per lui valeva più la fedeltà e il legame personale che la professionalità», spiegano quasi in coro giornalisti e commentatori a Kiev.
Il caso più eclatante è quello di Timur Mindich, il 46enne impresario che fu socio di Zelensky nella compagnia di produzione e lo lanciò come attore di fama tra Mosca e Kiev. «Zelensky non ha avuto la forza di disfarsi di personaggi come Mindich, che ora lo stanno portando a fondo», sostiene il politologo Taras Semenyuk.
Negli ambienti universitari parlano di un tasso di popolarità in caduta libera. In crisi di simpatie un anno fa, i sondaggi lo davano al 90 per cento dei consensi dopo lo scontro con Trump e Vance il 28 febbraio scorso alla Casa Bianca, lo stesso plauso che aveva ottenuto incarnando lo spirito di resistenza contro i russi. Ma tra maggio e agosto i consensi erano scesi dal 65 al 58 per cento.
«Se si votasse oggi non verrebbe mai rieletto. L’unico modo che ha per cercare simpatie è favorire le inchieste e sostituire subito i corrotti, oltre a promettere che non si ricandiderà mai più alle elezioni», ci dice Katya Nesterenko conduttrice del canale televisivo 1+1. Ancora per Semenyuk, il governo britannico starebbe lavorando per sostituire al più presto Zelensky con l’ex capo di stato maggiore, il popolarissimo Valery Zaluzhny, che il presidente in persona volle licenziare nel febbraio 2024, scatenando una forte ondata di critiche che non si è ancora sedata. Da allora, Zaluzhny è ambasciatore a Londra. A oggi è ancora possibile trovare le immagini del suo volto stampigliate dai soldati sui muri delle case vicino alle prime linee del Donbass.
Un giudizio al vetriolo e molto preoccupato arriva dallo storico Yaroslav Hrytsak. «Non siamo mai stati così vicini al rischio del collasso nazionale. Il Paese potrebbe implodere per tre motivi principali: i russi che avanzano sui fronti di guerra facilitati dalla presidenza Trump, che ha ridotto gli aiuti militari e il sostegno politico; la crisi economica aggravata dai bombardamenti sulla rete energetica; la crisi morale e politica per lo scandalo delle mazzette. Il problema resta che non possiamo tenere le elezioni sotto le bombe russe, dovremo attendere la fine della guerra, ma Zelensky non ci aiuta per nulla a vincerla», afferma.
A suo dire, ci sono tre figure nazionali che potrebbero sostituirlo: il già nominato Zaluzhny, il capo dell’intelligence militare Kyrylo Budanov e Andry Biletsky, un politico della destra nazionalista legata ai circoli del battaglione Azov e che oggi combatte sul fronte con il grado di brigadiere generale.
Negli ambienti militari c’è chi sostiene che, proprio a causa della crisi morale innescata dallo scandalo, la sopravvivenza dell’Ucraina è sempre più a rischio. «Sarà un miracolo se passeremo l’inverno», dicono. D’altro canto, ci sono ancora unità militari motivate a combattere a tutti i costi e senza curarsi di chi governa a Kiev.
Allo stato maggiore sostengono che, a prescindere dalla presenza o meno di Zelensky, il fronte resta solido e, se dovesse cadere Pokrovsk, la guerra continuerà per Kostantinivka, poi Kramatorsk e Sloviansk. Chiosa Hrytsak: «Dobbiamo stare attenti alla propaganda russa: approfitterà per diffondere il vecchio slogan disfattista per cui la resistenza contro Putin è combattuta dai ricchi a svantaggio dei poveri. Adesso troverà più facile ascolto».
15 novembre 2025 ( modifica il 15 novembre 2025 | 07:14)
© RIPRODUZIONE RISERVATA