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In autunno le Nazionali maschili di rugby a 15 si incontrano in una serie di partite, le Nations Series, tra le squadre dell’emisfero sud e quelle dell’emisfero nord. Sabato 8 novembre l’Italia ha vinto contro l’Australia: un risultato notevole, contro i pronostici e contro un’avversaria più forte. Domani, sabato 15 novembre, l’Italia avrà una partita ancora più difficile contro il Sudafrica, la squadra più forte al mondo, vincitrice degli ultimi due Mondiali.

È ancora più arduo immaginarsi una vittoria contro il Sudafrica, quindi, ma sarà una partita interessante per valutare il livello dell’Italia, oltre che importante per dare continuità, come dicono certi allenatori, prima di una partita più facile (l’ultima di queste Nations Series) contro il Cile, e in vista del Sei Nazioni del 2026.

Una pesante sconfitta tanto-a-poco sarebbe un brutto segnale. Una sconfitta, magari di pochi punti e dopo un primo tempo equilibrato e combattuto, sarebbe comunque un bel risultato. Una vittoria sarebbe un risultato eccezionale, molto più grande e di peso di quello con l’Australia. Prima di sabato scorso, la precedente vittoria dell’Italia contro l’Australia era stata nel 2022 (fu la prima). L’ultima (e per ora unica) contro il Sudafrica fu nel 2016.

Nella partita giocata l’8 novembre a Udine, l’Italia aveva chiuso il primo tempo in svantaggio (12-9), ma grazie a tre calci di punizione di Paolo Garbisi era riuscita a tenere l’Australia a pochi punti: una cosa fondamentale nel rugby, dove basta una meta (e la successiva trasformazione) per farne 7 (5+2) in un colpo solo. Nel secondo tempo l’Italia ha fatto due mete con Monty Ioane (è nato in Australia ma gioca con l’Italia dal 2020) e Louis Lynagh, nato a Treviso e figlio di Michael Lynagh, campione del mondo nel 1991 con l’Australia. È finita 26-19 per l’Italia.

È stata una partita dall’alto ritmo, in cui l’Italia è stata compatta, concreta e ben organizzata. Certo, dall’altra parte c’era una squadra che ha senz’altro visto tempi migliori. Il rugby a 15 australiano è in difficoltà da anni: per la concorrenza interna di sport simili come il rugby a 13 e soprattutto il football australiano, ma anche per questioni di gestione e di cicli sportivi.

Però l’Australia è comunque settima nel ranking mondiale, in cui l’Italia è decima. Ha avuto alcuni demeriti, ma ci sono stati anche molti meriti italiani: «Contro l’Italia non sono stati grandiosi», ha scritto il Guardian sull’Australia, «ma nemmeno terribili». Paragonando la vittoria di quest’anno con quella del 2022, l’ex giocatore Tommaso Castello ha detto: «Quella vittoria fu un po’ un one-off, un episodio estemporaneo e inaspettato. Questa volta invece è stato diverso: già da come la squadra ha impostato e gestito la partita si è visto che appartiene a quel livello. Non è stata una sorpresa, non un exploit estemporaneo, ma la conferma di una crescita reale».

Matt Faessler contro l’Italia (o meglio parte di essa), l’8 novembre a Udine (Timothy Rogers/Getty Images)

La crescita di cui parla Castello ha molto a che fare con l’allenatore argentino Gonzalo Quesada, arrivato all’inizio del 2024. Con lui l’Italia si è fatta più solida, versatile e disciplinata, e lui – intervistato dal Corriere della Sera – ha parlato così, in termini calcistici, del suo rugby: «Mi piace Guardiola, ma mi piace anche il calcio di Simeone, uno che vuole competere. L’Italia non può però essere l’Atlético Madrid, non ha i muscoli dell’Inghilterra. La nostra forza deve essere la velocità e il gruppo».

A proposito di allenatori argentini, e di allenatori di altri sport, di recente a vedere il lavoro di Quesada è andato anche Julio Velasco, allenatore argentino della Nazionale femminile di pallavolo. Velasco ha detto, in una frase molto nelle sue corde e che ben si addice alla peculiarità dell’Italia del rugby, che non può pensare – non ora e non nel futuro prossimo – di diventare la più forte, di vincere sempre (come invece fa la Nazionale di Velasco):

«Che la squadra funzioni non vuol dire necessariamente che vinca, ma che funzioni. A volte l’avversario è più forte e quindi anche se facciamo quel che dobbiamo si perde […]. L’aiuto tra i giocatori in uno sport di squadra non deve essere una questione etica. Se lo è, meglio, ma deve essere parte del gioco».

Velasco ha detto anche di aver giocato a rugby da «piccolino», ma solo per un anno.

Nel 2024 l’Italia ha fatto il suo miglior Sei Nazioni (il torneo tra le più forti squadre europee, che gioca dal 2000), nel 2025 ha fatto un po’ peggio, ma è comunque riuscita a vincere contro il Galles.

Nell’estate, in un’altra serie di partite internazionali, sono arrivate due sconfitte in trasferta contro il Sudafrica, in due partite giocate a luglio: prima un 42-24 (un buon risultato, visto il divario tra le due squadre) e poi un 45-0 (ovviamente un cattivo risultato, specie per quello zero nei punti fatti).

Il Sudafrica è però per distacco la migliore squadra di rugby al mondo, allenato da Rassie Erasmus, da molti considerato un “maestro” del rugby. Ha vinto gli ultimi due Mondiali e le ultime due edizioni del Rugby Championship, il torneo dell’emisfero sud in cui affronta Australia, Argentina e Nuova Zelanda.

L’esultanza dopo una meta di Vincent Koch, a luglio a Pretoria, Sudafrica (AP Photo/Themba Hadebe)

Pur da migliore squadra al mondo, il Sudafrica ha fatto comunque intravedere qualche crepa: in estate si era fatta rimontare, giocando in casa, un vantaggio di 22-0 proprio dall’Australia, nella prima partita del Rugby Championship. E più in generale è una squadra talvolta criticata per essere a fine ciclo (fatta cioè di giocatori in fase calante) e in parte per avere momenti in cui gioca al di sotto delle sue possibilità. È pur vero che arriva da una convincente vittoria (peraltro dopo aver finito la partita con un giocatore in meno) contro la Francia, vincitrice dell’ultimo Sei Nazioni.

«Qualcuno dice che stanno diventando vecchi, io dico che stanno diventando più saggi e più calmi», ha detto Erasmus dei suoi giocatori.

A rugby, questo rugby, si gioca in 15. In vista della partita di sabato l’Italia cambierà un solo giocatore rispetto alla vittoria con l’Australia. Il Sudafrica ne cambierà 11 rispetto a quelli titolari contro la Francia (peraltro rischiando un po’ in termini di quali andranno in panchina). È un segno del fatto che contro l’Italia il Sudafrica pensa di potersi permettere un po’ di turnover (una rotazione di giocatori), ma anche una prova di quanto sia ricca di ottimi giocatori la squadra sudafricana.

Nel commentare questa scelta Quesada ha detto: «Dovremo provare a metterli sotto pressione per vedere se tutti questi giocatori, che hanno giocato poco insieme e che hanno poca familiarità tra loro, riescono a rimanere fluidi ed esprimere il loro potenziale. Hanno tanti giocatori capaci di fare la differenza individualmente, ma sta a noi metterli sotto pressione perché questo è un gruppo che non ha mai giocato insieme, non hanno mai condiviso una partita, potrebbero non avere molti automatismi. Il rugby, in fondo, è un gioco fatto di connessione».

Negli ultimi trent’anni Italia e Sudafrica si sono incontrate 18 volte: gli Springboks (come sono noti i giocatori sudafricani, dal nome di un’antilope dell’Africa del Sud) hanno vinto 17 volte: la vittoria con maggior scarto è stato un 101-0 nel 1999, quella con minore scarto (oltre alla vittoria italiana nel 2016) un 22-6 nel 2014.

La partita si giocherà all’Allianz Stadium di Torino dalle 13:40, e si potrà vedere sia su Sky che sulla Rai.