Riccionese d’origine, ma ormai stella di Buenos Aires. Il cortometraggio “TestaRossa” di cui è protagonista, diretto dal regista Nacho Sisma, è in concorso ufficiale al Festival internazionale del Cinema di Mar del Plata, l’unico festival di classe ‘A’ del continente americano riconosciuto dalla Fiapf (Federazione internazionale delle associazioni di produzione cinematografica) insieme a Cannes, Venezia e Berlino. Lei è Marika Semprini, classe 1993: 32 anni compiuti e una carriera che, dalla Perla Verde, ha preso il volo fino a permetterle di approdare in Argentina.

Nata da padre riccionese e mamma parmense, la giovane è cresciuta in Romagna fino all’iscrizione all’Università di Bologna. Già a 17 anni, però, aveva intrapreso una carriera nel mondo della moda. “Facevo la spola tra Milano, dove lavoravo come modella, e Bologna, città in cui studiavo. È andata avanti così per dieci anni – racconta a RiminiToday -. Nel mentre, sia a Riccione che nelle altre città in cui ho abitato, coltivavo la più grande passione della mia vita: la recitazione”.

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Semprini, cosa l’ha portata dalla Perla Verde alla capitale argentina?
“Tutto ha avuto origine dalla mia passione per la recitazione. Ho frequentato corsi a Bologna e Milano, prima di approdare a Roma. In quel periodo facevo avanti e indietro tra Milano e Roma, andando a Bologna solo per sostenere gli esami. Nella città meneghina ho frequentato i laboratori della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, mentre a Roma ho seguito corsi al centro sperimentale e poi all’accademia Actor’s Planet di Rossella Izzo. Dopo la laurea, però, sono successi due eventi che mi hanno profondamente segnata”.

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Di cosa parliamo?
“Di due lutti che hanno smosso qualcosa in me. Mi sono guardata dentro e mi sono detta: ‘voglio altro’. Ero già stata in Argentina in vacanza, nel 2016. Per casualità, sei anni dopo (era il 2022, ndr) un’amica regista mi scritturò per uno spettacolo teatrale che si sarebbe tenuto a Buenos Aires. Rimasi lì cinque mesi e mi innamorai della città: un posto ricco di stimoli e di possibilità. Fu per questo che, al ritorno in Italia, non resistetti e decisi di tornare in Argentina nel giro di qualche mese. Da quel momento, grazie a un’agenzia ho iniziato a lavorare in tanti progetti teatrali. Ho avuto la fortuna di incontrare registi che mi hanno dato una possibilità, nonostante nessuno mi conoscesse”.

Una scena del cortometraggioUna scena del cortometraggio

Poi è arrivato il cortometraggio…
“Proprio così. È stato il regista Nacho Sesma che, per primo, mi ha permesso di mettermi alla prova davanti alla macchina da presa. Un prodotto che abbiamo girato in un paio di giorni, nell’agosto 2024. Un mese e mezzo fa, Sesma mi ha comunicato che l’opera avrebbe partecipato al Festival del cinema di Mar del Plata, uno dei più importanti a livello internazionale. Potete immaginare la mia contentezza. Conosceremo i premiati proprio oggi”.

C’è qualcosa delle sue origini romagnole che sente di aver portato a Buenos Aires?
“Assolutamente sì: quella ‘fellinialità’ che credo contraddistingua i romagnoli. Siamo tutti un po’ figli di Fellini e della sua arte: siamo teatrali nel modo di esporci, di presentarci, di gesticolare. Cerchiamo la teatralità in ogni ambito della vita, e questa è una componente ancora presente in me. Allo stesso tempo, il mio più grande sogno è che il cinema Fulgor, quello dove andavo da bambina, possa un giorno proiettare il mio cortometraggio. Vorrei che il linguaggio cinematografico e teatrale argentino arrivasse in Italia: merita di essere conosciuto”.