di
Rosarianna Romano

Il viaggio che da Presicce (Lecce) lo porta alla facoltà di Chimica inizia alle 4.26, il ritorno è alle 16.40. Amilcare Erroi: «Dopo la pandemia i prezzi sono triplicati, prendere una stanza è diventato impossibile»

Dal lunedì al giovedì Amilcare Erroi, 24enne di Presicce, in provincia di Lecce, percorre più di 400 chilometri per andare e tornare dall’Università. Pendolare non per scelta ma a causa del caro affitti e dei costi delle case in generale, quasi ogni giorno impiega tre ore all’andata, e altre tre al ritorno, solo per spostarsi in direzione Bari, città dove frequenta la facoltà di Chimica.

Amilcare, a che ora è la sveglia?
«Alle 3 del mattino, almeno quattro volte a settimana. Mia madre mi accompagna da Presicce ad Alessano, paese da dove prendo il pullman diretto a Bari. Che parte alle 4.26. E al ritorno di nuovo: in totale sono 6 ore di viaggio. E se ci sono rallentamenti lungo la strada, anche di più. Non sono l’unico su quel pullman: ci sono anche diversi docenti, che ogni giorno si spostano nel Barese per insegnare».



















































Le pesa alzarsi così presto?
«Non è facile. All’inizio dell’anno accademico è complicato. Poi, dopo qualche settimana, diventa una pseudo abitudine. Sul bus provo a riposare. Certo, la mancanza di sonno è pesante, anche perché la sera non ho un orario fisso in cui vado a dormire. Se pensassi troppo all’ora in cui devo svegliarmi, non dormirei più».

Una volta arrivato, comincia la giornata.
«Arrivo intorno alle 7.20. Per un corso come Chimica è importante esserci: certe spiegazioni non si comprendono senza un confronto diretto. Poi riprendo il bus verso Alessano alle 16.40. Arrivo a casa, a Presicce, alle 20 circa».

Ha mai pensato di trasferirsi a Bari?
«Sì, ma tra Covid, didattica a distanza e soprattutto con il caro affitti non era sostenibile. Dopo la pandemia i prezzi sono triplicati: per una stanza chiedono circa 400 euro più bollette. Impossibile».

Quanto costano invece i trasporti?
«Circa 170 euro al mese per il pullman, più 20 euro a settimana di carburante. In totale meno di un affitto».

Quando riesce a studiare?
«Soprattutto nel weekend. Oppure tra una lezione e l’altra o la sera quando rientro, se ho ancora energie. Sul bus è scomodo: poca luce, sedili stretti, niente computer».

Ha del tempo libero?
«Pochissimo. Prima uscivo di più e facevo sport. Ora, tra studio e viaggio, il tempo libero è diventato un miraggio. Durante il weekend dormo tantissimo. È una risposta naturale alla stanchezza».

Ha mai pensato di iscriversi all’Università del Salento?
«Quando ho iniziato, a Lecce non c’era la facoltà di Chimica. È stata istituita anni dopo».

Com’è il suo rapporto con colleghi e professori?
«I compagni sono collaborativi. Ai professori non racconto quasi nulla della mia situazione. Chiedo piccole flessibilità sugli orari quando necessario. E sono disponibili».

Dove si vede in futuro?
«A Bari. È una città piena di opportunità: industria, ricerca, aziende. Non vedo perché un pugliese debba andare per forza a Milano o all’estero».

Cosa direbbe a un ragazzo che si trova nella stessa situazione?
«Che se crede davvero nel suo obiettivo, i sacrifici si possono fare. Sono importanti per costruirsi un futuro».


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15 novembre 2025 ( modifica il 15 novembre 2025 | 09:10)