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Gaia Piccardi, inviata a Torino

Mentre Jannik Sinner insegue il bis alle Atp Finals di Torino, definiti gli obiettivi 2026: l’azzurro punta a strappare il numero 1 da Alcaraz tra febbraio e aprile, nei mesi in cui nel 2025 non giocò per il caso Clostebol. Oggi la sfida a De Minaur

«Bravo». Gli allunga la manona per un cinque volante, Jannik diretto in campo per la sfida ininfluente con Ben Shelton e Carlos elegantissimo, reduce dalla consegna della coppa per aver chiuso la stagione in vetta al ranking. Non abituiamoci: lo status quo tra Sinner e Alcaraz è friabile come un grissino torinese. E se all’Australian Open di gennaio, alla ripresa delle ostilità, lo spagnolo sarà l’uomo da battere, è viaggiando a fari spenti nella notte che l’azzurro proverà a riprendersi il primato tra febbraio e aprile. Il piano è pronto.

Uscirà dai radar appena terminate le Finals, salutati i genitori e il fratello in arrivo in città. È la vacanza che aspetta da luglio, quando si concesse qualche giorno in Sardegna con Laila, come ricompensa per aver espugnato l’erba di Wimbledon. Ha in mente un gioco di incastri: se anticipa il relax può partire prima per il ritiro off season a Dubai, fare il Natale a casa con la famiglia, ritagliarsi un’altra finestra di allenamento a Montecarlo a cavallo dell’anno nuovo, magari accettando l’invito a cena a Capodanno di Giovinazzi e Ciccone: l’anno scorso era l’unico single, non più. 



















































L’Australian Open 2026 comincerà una settimana più tardi: il tabellone principale scatta il 18 gennaio. Sinner ha già deciso che non giocherà tornei in preparazione: i barbecue organizzati dal padrone di casa, Darren Cahill, lo aiuteranno a prendere le abitudini del luogo e il fuso orario. È nell’arco dei 90 giorni in cui l’accordo con la Wada per le conseguenze del caso Clostebol l’aveva costretto ai box (9 febbraio-4 maggio 2025) che nel 2026 scatterà l’attacco al trono di Alcaraz. . Immaginando un finale testa a testa a Melbourne, a Carlitos usciranno i 500 punti di Rotterdam e, dopo i Master 1000 americani, Harry Potter dovrà difendere il clamoroso swing sulla terra di questa stagione, prima che Jannik si trovi al cospetto delle sue responsabilità di campione di Wimbledon.

Riprendersi il numero uno sarà uno degli obiettivi del 2026, insieme al varco dell’ultima colonna d’Ercole a livello Slam, il Roland Garros: a giugno, Jannik è stato a tre passi dal titolo di Parigi. Il «bravo» offerto ieri nella pancia dell’Inalpi Arena al carissimo nemico, è suonato come una minaccia. Lo ammette: «Sono felice per Carlos, se l’è meritato. Ma direi una bugia se dicessi che sono super felice. Se avessi potuto scegliere un numero 1, avrei scelto lui. Da parte mia c’è ancora più motivazione per l’anno prossimo: durante la preparazione faremo tanto lavoro». 

Le ottime percentuali al servizio anche nel match con Shelton, vinto in due set (6-3, 7-6) — 75% di prime, 81% di punti vinti sulla prima —, sottolineano la stabilizzazione verso l’alto del colpo di inizio gioco che gli era costato l’Open Usa. Ancora in doppia cifra gli ace (11), come con Zverev (13). Un altro segnale che il plafond è raggiunto. 

«Magari servissi sempre così…» ha sorriso Jannik ieri. Acquisita la media, si può cominciare a concentrarsi sui picchi di performance. Senza pretendere che Sinner diventi un Ivanisevic o un Sampras: «Non entro in campo con l’idea di fare tanti ace — spiega lui, sollecitato sul tema —, non sarebbe la mentalità giusta. Il servizio non è solo potenza: non sarei capace di battere a 220 all’ora per tutta la partita. C’è il kick, c’è il servizio al corpo, al centro, a uscire… Dipende dai momenti». Le variazioni che gli erano mancate a New York hanno irrorato di imprevedibilità il gioco del campione sul veloce indoor. Alle Finals, poi, la luce azzurrina del campo ha quasi un effetto ipnotico: «Senza vento e senza sole, ho sempre la stessa sensazione. E questo mi aiuta».

La semifinale raggiunta senza perdere un set né concedere un break nella fase a gironi è sintomatica di una velocità di crociera troppo sostenuta, fin qui, per chiunque. E non si vede come oggi Alex De Minaur, sopravvissuto al taglio grazie a un game di vantaggio su Fritz, già sconfitto 12 volte su 12, possa sottrarsi a un destino già scritto. 

L’economia di un circuito Atp sempre più orientato verso il sintetico (i 2,5 miliardi di dollari di investimento del nuovo Master 1000 in Arabia, il decimo dal 2028, prevedono hard court) cospira a favore della grandezza di Jannik Sinner, lanciato verso una finale con Alcaraz e favorevole alla Davis ogni due anni. «Magari con semifinali a inizio stagione e finale alla fine. Così mi piacerebbe. Quella vera, purtroppo, non l’ho mai giocata». In squadra, uscito Musetti, entra Sonego. Ma c’è un lavoro da finire, qui a Torino.

15 novembre 2025