In epoca più recente, Sebastian Vettel è stato protagonista di due contatti ravvicinati con i compagni di squadra: ai tempi della Red Bull in Turchia nel 2010 si scontrò con Mark Webber, mentre nel 2019 in Ferrari l’autoscontro con Leclerc portò al ritiro di entrambe le rosse. Esattamente come accadde l’anno prima a Baku tra Verstappen e Ricciardo, quando la manovra azzardata dell’olandese spedì entrambe le macchine fuori pista, tanto che i due vennero definiti «Red-Bulli». Altrettanto famoso l’incidente nelle prime fasi di gara del Gran Premio di Spagna 2016, quando la carambola tra le due Mercedes di Hamilton e Rosberg fece finire anzitempo la gara di entrambi i piloti (nel giorno della prima vittoria in F1 di un 18enne Verstappen), protagonisti di un feroce testa a testa per la conquista del titolo (poi vinto da Rosberg con soli cinque punti di vantaggio).
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È capitato anche che uno dei più grandi di tutti i tempi, Michael Schumacher, facesse da gregario: la sua posizione dominante in Ferrari non è mai stata in discussione (lo sanno bene i suoi compagni di squadra), tranne che nel 1999 quando, dopo essersi rotto tibia e perone nel Gran Premio di Gran Bretagna, uscì dalla lotta per il titolo e quando tornò dopo sei gare di assenza si mise al servizio del suo compagno Eddie Irvine, facendolo passare in Malesia e permettendogli di giocarsi il titolo con Hakkinen nell’ultima gara in Giappone, quando però a trionfare fu il finlandese.
E poi c’è anche il terzo pilota
Discorso diverso, invece, per quanto riguarda gli altri piloti dei team: siamo abituati, infatti, a considerare sempre la coppia dei titolari, tra i quali si genera la questione di chi è il «capitano» e chi il suo vice. Però tutte le scuderie hanno anche altri piloti in organico, solitamente uno o due.
La Ferrari, ad esempio, ha da poco ufficializzato il cinese Zhou Guanyu (l’anno scorso alla Sauber, con cui ha chiuso il campionato al ventesimo posto assoluto con quattro punti) come terzo pilota insieme ad Antonio Giovinazzi. Sono di fatto le riserve di Hamilton e Leclerc, designati al lavoro al simulatore o, in caso di necessità, a prendere il posto di uno dei due titolari (come accadde l’anno scorso in Ferrai con Oliver Bearman, che prese il posto di Sainz, operato d’appendicite, in Arabia Saudita), magari sperando di strappare il sedile per qualche ora a uno dei due in occasione di qualche sessione di prove libere. Un lavoro comunque prezioso per testare in fabbrica pacchetti d’aggiornamento e assetti da utilizzare poi in gara.