In occasione dell’incontro di Leone XIV con una rappresentanza di artisti del mondo cinematografico, alcune riflessioni dei Papi sulla “settima arte”. Per i Pontefici può generare armonia, ridestare meraviglia, far rivivere pagine di storia, promuovere un umanesimo legato ai valori del Vangelo. Ed è anche uno strumento, non privo di pericoli morali, in grado di trasmettere passioni e idee, di seguire i dettami della coscienza e di lasciare spazio all’immaginazione

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Nato nel 1895 per documentare il mondo e le attività dell’uomo, il cinema ha creato un nuovo modo di comunicare. Le immagini in movimento sono diventate uno dei tratti distintivi della società contemporanea, anche in questa era digitale. L’udienza di Papa Leone XIV con una rappresentanza della “settima arte” nella giornata del 15 novembre, nel Palazzo Apostolico nella Città del Vaticano, si inserisce nel solco di questa storia e nella sequenza degli incontri dei Pontefici con il mondo del cinema. Ripercorrendo alcune di queste riflessioni, si può costruire una sorta di paradigma su quello che, secondo i Papi, questo potente linguaggio, nato alla fine del XIX secolo, può generare nelle menti e soprattutto nei cuori degli uomini.

Leone XIV e l'attore Robert de Niro (7 novembre 2025).

Leone XIV e l’attore Robert de Niro (7 novembre 2025).

Generare bellezza

Il cinema, sottolinea Papa Francesco il 20 febbraio del 2023 nell’udienza ai membri della Fondazione ente dello Spettacolo, è una forma d’arte capace di generare bellezza, di “ridestare la meraviglia”.

Francesco: “mi piace il lavoro del cinema”

Mi piace il lavoro che fate, il lavoro del cinema, il lavoro dell’arte, il lavoro della bellezza come grande espressione di Dio, che è sempre stata lasciata da parte, o almeno nell’angolo. I libri di teologia parlano tanto del verum, della verità; parlano del bonum; del bello, della bellezza, non tanto: il bello è come l’“ancilla”. Sembrava che non c’entrasse, nella riflessione teologico-pastorale, riflettere sulla bellezza. Quella bellezza che ci salverà, come ha detto qualcuno; quella bellezza che è l’armonia, opera dello Spirito Santo.

Papa Francesco e il regista Martin Scorsese.

Papa Francesco e il regista Martin Scorsese.   (Vatican Media)

Far rivivere pagine di storia

Il cinema può generare bellezza e può anche far rivivere pagine di storia, di vita. Benedetto XVI nel 2005, in occasione della proiezione del film “Giovanni Paolo II”, ricorda in particolare la ricostruzione storico-biografica, attraverso il linguaggio della pellicola, di alcuni momenti del Pontificato di Papa Wojtyła.

Benedetto XVI e il film su Giovanni Paolo II

La sceneggiatura del film parte dall’attentato in Piazza San Pietro e, dopo un’ampia retrospettiva sugli anni della Polonia, prosegue con il lungo pontificato. Questo mi ha fatto pensare a ciò che Giovanni Paolo II scrisse nel suo testamento, a proposito dell’attentato del 13 maggio 1981: “La Divina Provvidenza mi ha salvato in modo miracoloso dalla morte. Colui che è unico Signore della vita e della morte, Lui stesso mi ha prolungato questa vita, in un certo senso me l’ha donata di nuovo. Da questo momento essa ancora di più appartiene a Lui”. La visione di questo film ha rinnovato in me e penso in quanti hanno avuto il dono di conoscerlo il senso di profonda gratitudine a Dio per aver donato alla Chiesa e al mondo un Papa di così elevata statura umana e spirituale.

Il cinema nel cuore dei Papi

I Pontefici e il rapporto con la settima arte. Intervista a monsignor Dario Edoardo Viganò.

Promuovere l’umanesimo legato al Vangelo

Papa Giovanni Paolo II, incontrando i partecipanti ad un convegno sul cinema il 2 dicembre del 1999, sottolinea che questa forma d’arte può promuovere un umanesimo legato ai valori del Vangelo attingendo ad una ricca varietà di linguaggi.

Giovanni Paolo II e i linguaggi del cinema

Il cinema gode di una ricchezza di linguaggi, di una molteplicità di stili e di una varietà di forme narrative veramente grande: dal realismo alla favola, dalla storia alla fantascienza, dall’avventura alla tragedia, dalla commedia alla cronaca, dal cartone animato al documentario. Esso offre perciò un tesoro incomparabile di mezzi espressivi per rappresentare i diversi campi in cui l’essere umano si situa e per interpretare la sua imprescindibile vocazione al bello, all’universale e all’assoluto. Il cinema può così contribuire ad avvicinare persone distanti, a riconciliare persone nemiche, a favorire un dialogo più rispettoso e fecondo tra culture diverse, indicando la via di una solidarietà credibile e durevole, presupposto indispensabile per un mondo di pace. Sappiamo quanto l’uomo abbia bisogno di pace anche per essere vero artista, per fare vero cinema!

Giovanni Paolo II e l'attore Roberto Benigni.

Giovanni Paolo II e l’attore Roberto Benigni.

Trasmettere passioni e idee

L’udienza generale del 15 dicembre 1965 è “insolita, straordinaria”. La definisce così Papa Paolo VI aggiungendo che “meriterebbe grandi commenti, inviterebbe a grandi pensieri” perché a questo incontro, nella Basilica Vaticana, partecipano artisti del teatro e del cinema, operatori dello spettacolo. A loro il Pontefice ricorda le responsabilità di “un’incomparabile missione artistica”.

Voi siete il tramite incantevole di sentimenti, di passioni, di esperienze, di fantasie, e di idee, che travasate in quanti vi osservano; cosa stupenda, cosa tremenda; certamente voi vi pensate; ed è ciò che aggiunge un merito, una grandezza tutta particolare alla vostra arte, se davvero la sapete rendere corresponsabile della vita del vostro pubblico; non veleno, ma balsamo; non vertigine, ma visione. Una parola Ci viene spontanea alle labbra; coraggio! date alla vostra arte le ali del genio, della bellezza, dell’energia spirituale; coraggio; ché il popolo a cui vi dirigete ha bisogno del vostro carisma artistico, e non solo per il suo sollievo ricreativo, ma per la sua coscienza di erede e di candidato d’un’incomparabile missione artistica nella storia dell’umana e cristiana civiltà.

Un incontro tra Paolo VI e il regista Franco Zeffirelli.

Un incontro tra Paolo VI e il regista Franco Zeffirelli.

Seguire i dettami della coscienza

C’è una data, in particolare, che lega il mondo del cinema al Vaticano. È Il 16 novembre del 1959 e Papa Giovanni XXIII istituisce la Filmoteca Vaticana. Le finalità sono quelle di raccogliere e di catalogare materiale filmato dal 1896 ad oggi in grado di illustrare la storia della Chiesa. Questa forma d’arte per il Pontefice può offrire grandi opportunità. Nella lettera apostolica in forma di Motu proprio “Boni Pastoris” Papa Roncalli osserva che il cinema quanto la radio e la televisione offrono le grandi possibilità “per la diffusione di una più alta cultura, di un’arte degna del suo nome e soprattutto della verità”. Ma dal mondo del cinema possono derivare anche alcuni pericoli.

I pericoli e i danni morali che non raramente vengono provocati da spettacoli cinematografici e da trasmissioni radiofoniche e televisive che attentano alla morale cristiana e alla stessa dignità dell’uomo. Rivolgiamo pertanto a ciascuno dei responsabili di tali produzioni o trasmissioni il Nostro paterno ed insistente ammonimento di seguire sempre i dettami di una retta e delicata coscienza, come conviene a chi è investito del gravissimo compito di educare.

Filmoteca Vaticana.

Filmoteca Vaticana.

Richiamare il pubblico nel buio delle sale

Il 21 giugno del 1955 la Basilica Vaticana è gremita per l’udienza di Papa Pio XII ai rappresentanti dell’Industria cinematografica italiana. Nella navata centrale sono presenti anche gruppi di tecnici, di operai e di maestranze specializzate. “Una memorabile udienza”, titola L’Osservatore Romano nell’edizione con la cronaca di quell’evento. In quell’occasione il Pontefice traduce innanzitutto in numeri il potere del cinema e poi si chiede quale sia il suo intimo segreto.

Lo straordinario potere del cinema nella società contemporanea è dimostrato dalla crescente sete che questa ne ha, e che, messa in cifre, costituisce un fenomeno affatto nuovo e strabiliante. Nella copiosa documentazione cortesemente comunicataCi, viene riferito, tra l’altro, che, durante l’anno 1954, il numero degli spettatori per tutti i Paesi del mondo presi insieme, è stato di 12 miliardi, tra i quali due miliardi e mezzo vanno agli Stati Uniti d’America, un miliardo e 300 milioni all’Inghilterra, mentre la cifra di 800 milioni pone l’Italia al terzo posto. Donde attinge il suo fascino questa nuova arte, che, dopo circa sessant’anni dalla prima apparizione, ha raggiunto il quasi magico potere di richiamare nel buio delle sue sale, e non certo gratuitamente, folle che si contano a miliardi? Quale è il segreto dell’incanto che rende queste stesse folle suoi assidui clienti?

Pio XII saluta l'attore e regista Vittorio De Sica.

Pio XII saluta l’attore e regista Vittorio De Sica.

Uno dei segreti di questo incanto, indicato da Papa Pacelli, è la “libera e personale interpretazione dello spettatore e la previsione del futuro svolgimento dell’azione”. Quello del cinema resta ancora oggi uno spettacolo potente e dinamico che può essere letto e compreso anche attraverso gesti apparentemente secondari, come il movimento di una mano, un’alzata di spalle, una porta lasciata socchiusa. Sono proprio i dettagli, a volte piccoli e marginali, che spesso rendono intellegibile una storia e fanno emergere il suo senso autentico.