di
Cristina Ravanelli

«Le iniezioni per perdere peso mi stanno rendendo cieco» ha dichiarato il cantante inglese. Quali sono i rischi e a chi possono essere prescritti: i consigli dell’esperta

Sono nati per curare il diabete, ma da qualche tempo tirzepatide e semaglutide vengono utilizzati per scopi estetici, una «scorciatoia» per eliminare i chili di troppo che spopola anche tra i personaggi famosi, dalla conduttrice Oprah Winfrey all’imprenditore Elon Musk. L’ultimo in ordine di tempo è Robbie Williams. Il cantante inglese ha però dichiarato al The Sun che le iniezioni per perdere peso lo stanno «rendendo cieco»
Come per tutti i farmaci è importante seguire sempre le indicazioni d’uso, ricordando che qualsiasi farmaco espone a dei rischi. Vediamo quali sono con l’aiuto di Adele Romano, professore associato di Farmacologia presso l’Università Sapienza di Roma e Coordinatrice del Gruppo di Lavoro Obesità, Sindrome Metabolica e Disordini Alimentari (OSMEDA) della Società Italiana di Farmacologia (SIF.)

Professoressa, come funzionano questi farmaci?
«Mimano gli effetti di due ormoni (GLP-1 e GIP) prodotti dall’intestino dopo i pasti, attivandone i recettori in numerosi tessuti. La semaglutide agisce sui recettori del GLP-1, mentre la tirzepatide agisce su entrambi i recettori GLP-1 e GIP. Questi farmaci stimolano la produzione di insulina dal pancreas abbassando il glucosio nel sangue, rallentano lo svuotamento dello stomaco aumentando la sazietà, riducono il desiderio di cibo agendo sui centri cerebrali coinvolti nei meccanismi della fame e del piacere. Si assumono principalmente tramite iniezioni sottocutanee monosettimanali utilizzando penne pre-riempite».



















































Robbie Williams dichiara di aver avuto problemi alla vista per l’assunzione di un farmaco per perdere peso basato sulla molecola tirzepatide: questo effetto collaterale è noto? Cosa comporta?
«Già da un po’ di tempo si parla degli effetti collaterali di questi farmaci sulla vista. Non parlerei però di farmaci tossici per gli occhi ma di effetti indesiderati che possono insorgere in pazienti che hanno già delle fragilità a questo livello. Uno studio del 2016 pubblicato sul New England Journal of Medicine aveva osservato un aumento delle complicanze della retinopatia diabetica nei soggetti trattati con semaglutide. Una recente analisi pubblicata sull’American Journal of Ophthalmology ha esaminato milioni di segnalazioni raccolte dai due principali sistemi internazionali di farmacovigilanza, quelli di FDA e OMS. Tra queste, oltre 190 mila riguardavano l’uso di semaglutide e tirzepatide. I ricercatori hanno osservato un possibile aumento delle segnalazioni di neuropatia ottica ischemica anteriore non arteritica (NAION), una sorta di “mini-ischemia” del nervo ottico che causa una perdita improvvisa e indolore della vista. La semaglutidine ha dato un segnale decisamente più forte sia sulla NAION sia su altre patologie come la retinopatia diabetica e il distacco e l’emorragia del vitreo retinico; la tirzepatide invece un’associazione più limitata e associata principalmente alla retinopatia diabetica. Sono effetti collaterali molto rari ma che meritano sicuramente di essere tenuti sotto controllo».

Perché succedono?
«Gli esperti avanzano due possibili spiegazioni. La prima riguarda chi ha già una retina compromessa: un calo molto rapido di glicemia e peso potrebbe, almeno temporaneamente, disturbare il microcircolo e far peggiorare una retinopatia già esistente. La seconda ipotesi riguarda invece il nervo ottico: in persone con vasi sanguigni particolarmente fragili, cambiamenti nel flusso e nella pressione di perfusione potrebbero favorire una neuropatia ottica. In ogni caso, non ci sono prove che questi farmaci danneggino direttamente l’occhio: il punto è che intervengono su un sistema metabolico e vascolare estremamente sensibile. Il messaggio non è “demonizzare” la terapia, ma usarla bene: evitare l’autoprescrizione, seguire la prescrizione medica, e dal lato clinico monitorare i pazienti più fragili, educare le persone a riconoscere i sintomi d’allarme e mantenere una farmacovigilanza».

Quali sono invece gli effetti collaterali più comuni?
«Possono dare effetti collaterali significativi, specialmente se presi al di fuori delle indicazioni per cui sono approvati. I più comuni sono nausea, vomito, diarrea, stitichezza, dolore addominale. Meno frequenti mal di testa e affaticamento. Rari pancreatiti e calcoli biliari. Sembrano ridurre il pericolo di tumori correlati all’eccesso di peso ma potrebbero influenzare in negativo lo sviluppo di quelli a tiroide e pancreas, ghiandole molto stimolate da GLP-1. Il limite principale di queste terapie è la necessità di doverla continuare a lungo, poiché se si sospende, una volta raggiunto l’obiettivo, si va incontro a recuperare il peso perso».

A chi posso essere prescritti?
«Alle persone con diabete di tipo 2, per cui sono stati sviluppati e studiati, per controllare la glicemia quando la metformina, il farmaco di prima scelta per questa patologia, da sola non basta. Oppure possono essere prescritti a chi ha il diabete e un alto rischio cardiovascolare, per esempio ha già avuto un infarto o un ictus. Inoltre, alle persone con obesità e un indice di massa corporea superiore a 30 kg/m² (o 27 kg/m² in presenza di almeno una co-morbidità correlata al peso)».

Precauzioni e altri suggerimenti?
«È necessario un monitoraggio attento, soprattutto nelle fasi iniziali; la sorveglianza continua è indispensabile per raccogliere anche gli eventi avversi rari e rarissimi che emergono con l’uso su larga scala e che servono alle agenzie regolatorie, europea e italiana, per garantirne un impiego sempre più sicuro».

15 novembre 2025 ( modifica il 15 novembre 2025 | 18:38)