Bologna, 1 agosto 2025 – Si sarebbero aggiudicati la gestione ventennale del ‘Tennis Club Nettuno’ di via Fancelli presentando un’autocertificazione falsa. Con la quale veniva attestato che la neonata Nettuno Sport Center, società sportiva dilettantistica arl con la sua legale rappresentante Simona Volta, aveva tutti i requisiti per partecipare a quel bando pubblico da 17 milioni e mezzo, in forza di un contratto di avvalimento che però, contesta la Procura, sarebbe stato stipulato soltanto mesi dopo la presentazione del project financing al Comune.
Nei giorni scorsi è stato emesso l’avviso di fine indagine nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dalla pm Francesca Rago, in cui Volta, maestra di tennis bolognese, difesa dall’avvocato Massimo Jasonni, è indagata per falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e truffa aggravata ai danni di un ente pubblico.
La vicenda da cui nasce l’indagine ruota intorno all’affidamento della gestione, da parte del Comune, dell’impianto sportivo alla Barca. Per cui erano arrivate due proposte: quella della società dell’indagata, presentata il 22 novembre del 2021; e quella del Nettuno Tennis Club, che gestiva l’impianto dal 1969, arrivata al Comune nel gennaio del 2022. Ad aggiudicarsi la gestione era stata la società della Volta che, essendo appena costituita ancora non possedeva però autonomamente i requisiti richiesti per legge. Per ottenerli era stato necessario contrarre un contratto di avvalimento – una sorta di garanzia – con un’altra società già strutturata per poter accedere al bando. E qui sta il nodo di tutta la questione, documentato in un esposto presentato alla Procura nel gennaio scorso da Paolo Poli, legale rappresentante del Nettuno Tennis Club, che già si era rivolto al Tar per segnalare irregolarità, innescando tre anni di battaglie a colpi di carte di bollate. Per i querelanti e anche per gli inquirenti quel contratto alla base dell’ammissibilità del project financing di Volta sarebbe stato stipulato con la Padova Nuoto solo a gennaio ’22, ossia tre mesi dopo che la stessa aveva già presentato al Comune la sua proposta, ottenendo in questo modo un diritto di prelazione sull’altra società in gara.
E per ottenere questa priorità, secondo quanto accertato dalle indagini della Procura affidate alla Guardia di Finanza, la Volta avrebbe prodotto prima un’autocertificazione falsa; e poi un contratto retrodatato al 15 novembre 2021 con la Padova Nuoto. Un fatto che sarebbe dimostrato dall’assenza di contatti tra la società bolognese e quella di Padova prima del gennaio ’22 e anche da alcune incongruenze presenti sui due documenti. Quello ritenuto retrodatato avrebbe inoltre in calce solo firme autografe, che non permetterebbero, dunque, di collocarlo con certezza nel tempo. I relatori dell’esposto, nel segnalare all’autorità giudiziaria la situazione, avevano inoltre dettagliato le difficoltà incontrate con il Comune per ottenere l’accesso agli atti – che sarebbe stato più volte negato loro – alla base dell’assegnazione. Un’assegnazione che l’inchiesta della Procura rischia di far annullare.