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È considerato uno dei più grandi attori della storia del cinema, ma gli Oscar raccontano un’altra storia. Robert De Niro, infatti, non è tra gli interpreti più premiati con una statuetta.

Ha ricevuto un Academy Award in due occasioni. La prima, nei panni del giovane Vito Corleone in Il padrino: Parte II, nel 1975, quando fu premiato come miglior attore non protagonista. Nel 1981, invece, ottenne il più prestigioso riconoscimento come attore protagonista per il suo ruolo di Jake LaMotta, nel capolavoro di Martin Scorsese Toro Scatenato. Un’interpretazione che, stando alle decisioni dell’Academy, si candida a essere una delle migliori della carriera di De Niro.

Toro Scatenato è su Prime Video, dove può essere guardato al costo dell’abbonamento.

Toro Scatenato, trama e cast

La trama: Jake LaMotta, ex pugile del Bronx, ripercorre la sua vita da ring riproponendo uno spettacolo da intrattenitore. Inizia come un combattente tenace e ambizioso, gestito dal fratello Joey che lo aiuta a scalare il mondo del pugilato. La sua vita privata però viene travolta dalla gelosia e dai conflitti con la moglie Vicki e lo stesso Joey. Nel cast, oltre a Robert De Niro, anche Joe Pesci, Cathy Moriarty, Coley Wallace, Frank Adonis.

Ha scritto Ezio Azzollini su Esquire:

Toro scatenato arrivò in sala nel 1980 come un diretto ben preparato, di quelli che fanno sentire i segni il giorno dopo. Per la coppia d’oro della New Hollywood non doveva trattarsi di una sorpresa: dalle scelte stilistiche alle contingenze, ogni aspetto della scommessa di Scorsese aveva l’aria dell’all-in, di un match puntato sulla tecnica di combattimento, da vincere nel tempo giocando con il cronometro e con la storia.

Quattro anni prima, Rocky aveva definito la grammatica del pugilato al cinema: il riscatto sul ring, la vita che dà una chance a tutti, l’ingenuità dell’eroe proletario, tenero anche se per mestiere fa l’esattore della mafia e spezza ossa.

Il bianco e nero, il sangue in tonalità di grigio, e un’intera tavolozza di turpiloquio, violenza domestica e paranoia: Toro scatenato nei giorni newyorkesi fu tutto quello che non c’entrava nulla con i suoi tempi. Due mesi in anticipo sul decennio in cui Ronald Reagan doveva rendere grande l’America, in sala entrava l’epica della caduta e della disgrazia negli occhi e nei pugni di un uomo odioso, per il quale sarebbe stato impossibile empatizzare.

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United Artists//Getty Images

Headshot of Giuseppe Giordano

Guardo film e gioco a videogiochi, da un certo punto della vita in poi ho iniziato anche a scriverne. Mi affascinano gli angolini sperduti di internet, la grafica dei primi videogiochi in 3D e le immagini che ricadono sotto l’ombrello per nulla definito della dicitura aesthetic, rispetto alle quali porto avanti un’attività di catalogazione compulsiva che ha come punto d’arrivo alcuni profili Instagram. La serie TV con l’estetica migliore (e quella migliore in assoluto) è comunque X-Files, che non ho mai finito per non concepire il pensiero “non esistono altre puntate di X-Files da vedere per il resto della mia vita”. Stessa cosa con Evangelion (il manga).