Il Tempio degli Olandesi, ora in disuso, diverrebbe una moschea. Lega: «Un fallimento».Da Nord a Sud, l’integrazione tra cristiani e musulmani sparge veleni. In una società sempre più multietnica e multireligiosa, è giusto o non è giusto che chi decide di vivere nel nostro Paese accetti anche le nostre regole e la nostra identità, senza cercare di travalicarla? Che non esistano più i crocifissi nelle classi dei nostri figli, è ormai una triste consuetudine. Che negli ospedali non ci sia più la cappella per pregare ma un «luogo di culto» generico per tutte le religioni, una regola. Ma che adesso, al posto delle chiese, possano sorgere delle moschee è davvero troppo. A Livorno, al posto di una chiesa diroccata nascerà un centro islamico. A Napoli è stato rimosso un crocifisso perché offendeva la cultura islamica di un quartiere. A Milano entrano gli animatori musulmani negli oratori cristiani. Siamo a Livorno. Il Tempio degli Olandesi, a due passi dalla Sinagoga, dal Duomo e dalle chiese degli Armeni e dei Greci, quasi completamente in rovina con il tetto crollato, ricoperto dal guano dei piccioni, diventerà luogo di culto islamico. La Congregazione Olandese-Alemanna e la Comunità Islamica livornese si stanno mettendo d’accordo. Per ricostruire il tempio ci vorrebbero 700.000 euro. Che gli «olandesi» livornesi non hanno. Avevano proposto al Comune la cessione dell’edificio al prezzo simbolico di un euro ma l’ente ha fatto finta di nulla. I contatti con i privati sono andati a vuoto. Alla fine, si è fatta avanti la comunità islamica. L’europarlamentare pisana, Susanna Ceccardi, e il capogruppo in consiglio comunale a Livorno, Carlo Ghiozzi, attaccano il sindaco Luca Salvetti: «Quella che si sta consumando a Livorno non è una trattativa, è un fallimento politico e culturale del Comune che adesso deve fermare questa operazione. Livorno non merita che la sua identità cristiana venga sradicata in questo modo». Ma non è l’unico esempio di identità calpestata.Qui siamo a due passi dalla centralissima piazza del Mercato di Napoli, ridotta a una piccola Islamabad. Come a Livorno, una delle chiese storiche della zona verrà convertita in moschea. Si tratta della piccola chiesa del ’600 di Santa Caterina al Foro Magno, anche questa ridotta a rudere dove, dal suo ingresso, è stato staccato un crocefisso centenario. La Diocesi ha venduto tutto il palazzo, di cui fa parte la chiesetta, a un mercante pachistano, il quale ha ordinato l’eliminazione del simbolo cristiano, non consono al quarto centro culturale islamico del quartiere che lì dovrà costruirci. La vicesegretaria della Lega e parlamentare europea, Silvia Sardone, inveisce: «È in atto una sostituzione culturale e religiosa, con le nostre tradizioni sempre più calpestate da un’islamizzazione crescente».A Bergamo, la corte d’appello ha dato torto alla Regione Lombardia, stabilendo che la chiesa degli ex Ospedali Riuniti, dismessa dal 2012 e andata all’asta nel 2018, acquistata dall’Associazione Musulmani nel 2019, sulla quale la giunta lombarda aveva esercitato, con una delibera, il diritto di prelazione al fine di «salvaguardare un simbolo della cristianità», è di fatto una loro proprietà, riconoscendo la natura discriminatoria dell’intervento del presidente della Regione, Attilio Fontana.Ma non è tutto. A Milano, l’oratorio ambrosiano pubblica un testo dal titolo Fede e accoglienza: l’oratorio come luogo di incontro interreligioso, nel quale apre le porte degli oratori estivi ad animatori musulmani. «Che gli oratori, frequentati sempre più da ragazzi di diverse fedi, siano la casa di tutti», una nota dell’Arcidiocesi.Moschee che si sostituiscono a chiese. Veri e propri sfregi alla storia delle nostre città. È giusto costruire ponti e non muri. È corretto privilegiare il dialogo tra religioni. Ma siamo sicuri che sia davvero fatta così l’integrazione che cerchiamo?