C’è un edificio a Roma, in via Gregoriana 9, che sembra vivere nel tempo più che nello spazio. Ha visto passare le stagioni di un secolo, mutando forma e funzione come un organismo che non si arrende all’oblio. Nato nel 1911 come galleria privata del mercante Ludovico Spiridon, divenne negli anni Ottanta la sede di La Cage aux folles, uno dei club più vitali e audaci della notte romana. Poi, improvvisamente, il silenzio. Trent’anni di abbandono, di polvere e di eco. Ora, alle soglie di una nuova trasformazione – sarà la prossima estensione della Bibliotheca Hertziana, il prestigioso istituto Max Planck per la storia dell’arte che ha la grande sede nella stessa via – quello stesso edificio tornerà a respirare grazie a un atto di memoria collettiva. Si intitola Chi esce entra la mostra (visitabile fino al 23 novembre prossimo) curata da Simon Würsten Marin che consente di riaprire temporaneamente al pubblico questo luogo sospeso, invitando oltre venti artisti internazionali a intervenire tra le sue crepe e i suoi resti. Non è un’esposizione convenzionale, ma una presa di possesso effimera: un rito di passaggio in cui l’arte si confronta con la materia viva della rovina.

biblioteca hertziana a romapinterest

Courtesy Biblioteca Hertziana a Roma

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Courtesy Biblioteca Hertziana a Roma

Ogni opera si misura con la bellezza ferita dell’edificio – dove siamo entrati attraverso una porta marrone, la stessa tonalità scelta per il poster ufficiale – con i suoi muri scrostati, le luci oblique e le finestre che guardano la Città Eterna dall’alto come se cercassero di trattenerla un momento ancora. Il titolo viene dall’artista Vincenzo Agnetti: Chi esce entra è una frase da lui marchiata a fuoco su feltro nel 1971, una contraddizione solo apparente che diventa, in questo contesto, una chiave di lettura. Perché qui chi esce – dall’oblio, dalla dimenticanza o dal passato – entra di nuovo nella storia. L’edificio stesso, protagonista silenzioso, è trattato come un corpo che si risveglia e le sue ferite non vengono nascoste, ma accolte come superficie di risonanza per le opere. Nelle sale in disfacimento si affacciano sculture di Louise Bourgeois e Tarik Kiswanson, presenze che sembrano dialogare con l’idea del doppio e della memoria incarnata. Le installazioni di Eva Fàbregas e Hana Miletić abitano la dimensione tattile e vulnerabile del luogo, mentre Paul Maheke e Prem Sahibriflettono sui corpi e sui desideri che un tempo animavano il club sotterraneo. I lavori di Davide Stucchi, Rachel Whiteread, Jesse Darling e Mónica Maysproiettano nuovi racconti negli interstizi dell’architettura, come se la materia potesse ancora raccontare le vite che l’hanno attraversata. Non c’è nessuna nostalgia in questo ritorno, ma lucidità.

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Courtesy Biblioteca Hertziana

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Courtesy Biblioteca Hertziana

La mostra si muove nella tensione tra perdita e trasformazione, tra permanenza e sparizione e Simon Würsten Marin ha deciso così di costruire un percorso che non vuole fa rivivere il passato, ma ne mostra i resti come dispositivi di pensiero secondo un esercizio d’attenzione. Il progetto nasce all’interno di Rome Contemporary, il focus di ricerca diretto da Tristan Weddigen alla Bibliotheca Hertziana, ma è anche un gesto poetico e politico: restituire per un mese alla città un edificio destinato a cambiare volto e farlo non con le ruspe, ma con la sensibilità del presente. In un’epoca in cui le città sembrano cancellare i propri vuoti con ansia modernizzatrice, Chi esce entra ribalta il paradigma, il degrado diventa linguaggio e la rovina materia di conoscenza.

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Courtesy Biblioteca Hertziana

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Courtesy Biblioteca Hertziana

L’edificio a pochi passi da Trinità dei Monti non è solo uno spazio espositivo temporaneo, ma un soggetto vivente, un posto dove ogni parete porta un segno con tracce di fumo, intonaci scrostati e graffiti d’altri tempi. Camminando tra le stanze, si ha la sensazione che il tempo sia stato trattenuto in sospensione, come una pellicola che si riavvolge lentamente. Quando le opere lasceranno le stanze e tornerà il silenzio del cantiere, resterà una traccia – il catalogo pubblicato da Dario Cimorelli Editore con saggi e immagini, come un archivio di questa breve resurrezione – ma forse la vera memoria sarà nella percezione di chi avrà attraversato quei corridoi e quelle stanze mute, riconoscendo nel loro disfacimento un gesto di bellezza. In fondo, Chi esce entra non è solo il titolo di una mostra, ma è una formula di passaggio, una piccola filosofia che ci ricorda che nulla scompare davvero, che ogni fine è anche un ritorno e che i luoghi – come le persone – continuano a parlarci anche quando sembrano aver taciuto per sempre.

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Courtesy Biblioteca Hertziana

Orari di apertura e accessibilità

Via Gregoriana 9, 00187 Roma
mercoledì – domenica, ore 16.00–20.00
fino al 23 novembre 2025
www.biblhertz.it

Headshot of Giuseppe Fantasia

Ha una laurea in Legge, ma fa il giornalista e dal 2012 scrive per Il Foglio, dove si occupa delle pagine culturali, tra libri, arte, ritratti a personaggi conosciuti o ancora da scoprire ed eventi raccontati nella sua ironica ma veritiera rubrica settimanale, “Odo Romani Far Festa”. Ha fatto l’aiuto regista e scritto “La lucida follia”, il docu-film dedicato a Marco Ferreri nel ventennale dalla scomparsa, vincitore del David di Donatello e del Nastro d’Argento come Miglior Documentario. Quando non è in viaggio, vive a Roma. Lo trovate su Instagram (@gifantasia) e su Twitter (GiFantasia).