Il nuovo capitolo dello scontro fra governo e magistratura, si scrive in mare. Anzi, per la precisione sulla pelle di 92 naufraghi che in mezzo al mare sono stati soccorsi in tre operazioni, tutte autorizzate. Nonostante due procure abbiano ordinato a Mediterranea di raggiungere Porto Empedocle e farli sbarcare, il Viminale ha deciso di sanzionare la nave con due mesi di stop e diecimila euro di multa per non aver raggiunto Livorno e per aver impedito al medico dell’Usmaf di visitare i naufraghi a bordo. “Siamo di fronte a provvedimenti governativi che ignorano i fatti, prove ed evidenze, diritti fondamentali delle persone. E perfino decisioni vincolanti dell’Autorità giudiziaria competente”, attaccano dall’Ong che per l’ennesima volta sarà costretta a chiedere l’intervento dei giudici.
Il caso paradossale
Sono stati quelli del tribunale di Trapani a liberare la nave, fermata a fine agosto dopo la prima missione, e adesso toccherà a quelli di Agrigento valutare il nuovo caso, se possibile ancor più paradossale del primo. Il motivo del blocco – si legge nel provvedimento – è “la persistente condotta omissiva nel raggiungere il porto di Livorno”. Peccato che lì Mediterranea non avrebbe potuto dirigersi, se non violando due provvedimenti di due diverse procure e una diffida della Guardia costiera.
A bordo tre adolescenti sole
Il primo a essere emesso, su segnalazione partita da Mediterranea, è quello della procura per i minorenni di Palermo. A bordo, fanno sapere dalla nave, ci sono 31 adolescenti, fra cui tre ragazzine che viaggiano da sole. Circostanza quasi inedita e che rende ancor più urgente un provvedimento che già in passato è stato emesso in situazioni analoghe: in quanto vulnerabili in sé vanno sbarcati il prima possibile. La procuratrice Caramanna indica come approdo Porto Empedocle o altro porto vicino.
L’autorizzazione ad attraccare
Durante la navigazione verso la Sicilia le condizioni meteo peggiorano e per sette persone, fra cui una donna incinta, si rende necessario il trasferimento in ospedale. Che debbano sbarcare c’è scritto anche nero su bianco in una diffida con cui la Capitaneria di porto ordina lo sbarco dei vulnerabili, riconosce che le onde sono troppo alte per fare un trasbordo al largo del porto e autorizza la nave ad attraccare.
Sbarco necessario
Da bordo hanno sempre continuato a sostenere, anche pubblicamente, che lo sbarco fosse necessario non solo per le 38 persone in quella fase individuate, ma per tutti. E non per questioni sanitarie, ma perché vulnerabili in sé, per questo più volte è stata chiesta la riassegnazione del pos (place of safety). Finito lo sbarco di minori e vulnerabili, gestito come sempre da personale Usmaf (Sanità marittima) e della Capitaneria, non c’è stata neanche necessità di chiedere che scendessero anche gli altri perché è stato lo stesso personale istituzionale a farli scendere. Il motivo si è scoperto solo il giorno dopo: l’ordine è arrivato dal procuratore capo di Agrigento, Giovanni di Leo, che ha disposto lo sbarco per tutti.
Le “clamorose bugie”
Un provvedimento che nel fermo non viene neanche menzionato, mentre ci si dilunga su una circostanza che da Mediterranea bollano come una clamorosa bugia. Per il Viminale, “il capomissione, su disposizione del comandante, avrebbe consentito di effettuare le verifiche mediche soltanto a tre dei 92 migranti, impedendo financo le preliminari attività di screening sanitario dei 31 Msna nel frattempo autorizzati allo sbarco”. Circostanza smentita tanto dal comandante Pavel Botica, come da Beppe Caccia, legale rappresentante della società che arma la nave, prima con una pec e poi durante una formale audizione in Prefettura, a cui ha partecipato anche il medico di bordo, Mimmo Risica, ex primario di cardiologia del Civico di Venezia. Ma per il Viminale non rileva: a meno che non querelino per falso il medico Usmaf che con mail avrebbe segnalato la situazione, qualsiasi ricostruzione alternativa, non pesa.
“Un sistema che tenta di prolungare le sofferenze di chi cerca protezione”
Traduzione, se vuole liberare la nave, Mediterranea probabilmente dovrà farsi carico anche di un nuovo procedimento legale per contestare la ricostruzione utilizzata per motivare il fermo. Con inevitabile – lo hanno sottolineato anche i giudici di Trapani, nel liberare con provvedimento urgente la nave – dispendio di tempo e denaro.
“Anche questa volta Mediterranea presenterà ricorso immediato contro il fermo e la sanzione. Ma vogliamo dirlo con chiarezza: non ci rassegneremo mai a un sistema che tenta di prolungare le sofferenze di chi cerca protezione, che cerca di criminalizzare e strangolare economicamente chi salva vite e, soprattutto, che cerca di trasformare in strumenti di intimidazione e mortifera ‘deterrenza’ le stesse leggi dello Stato”.