Foto:  X Fondazione Einaudi

Vade retro riforma, abiura massima per quel Belzebù della separazione delle carriere dei magistrati, chiaro segno che il governo vuole mettere le mani sulla giustizia. Così la pensano molti esponenti della sinistra e della magistratura in favore del “no” al Referendum Costituzionale. Un’opinione legittima, va da sé, ma che sembra orientata non tanto al contenuto della riforma – sostenuta dalla maggioranza degli italiani come indicano tutti i sondaggi – quanto più che altro a dare addosso al governo. La prova, ulteriore, l’ha scovata la Fondazione Luigi Einaudi che ha messo a confronto le nuove intemerate di vari personaggi politici e magistrati con le idee che professavano solo qualche anno fa.

 

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Riccardo Magi di +Europa:  “Non è a una piazza come questa che bisogna spiegare perché questa della separazione delle carriere sia la riforma irrinunciabile, non più rinviabile, necessaria di attuazione della nostra Costituzione”. 

 

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Matteo Renzi: “Se la Meloni non fa retromarcia anche su questo, noi è certo che stiamo a favore dell’elezione diretta del Premier e della separazione delle carriere. Sono le cose che abbiamo sempre detto noi”. Il magistrato Nicola Gratteri: “La mamma di tutte le riforme doveva essere quella del CSM. Io penso che l’unica via d’uscita è il sorteggio. Perché è l’unico modo per dare meno potere alle correnti”. E ancora le proposte dell’ex pm Luigi de Magistris: “Consiglio superiore della magistratura, sorteggio. Separazione delle carriere tra PM e giudici garantendo però l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero”, e ancora le giravolte di Debora Serracchiani del Pd. 

Ecco il video della Fondazione Einaudi che su X scrive: “Questo è ciò che dicevano i leader del Fronte del NO fino a pochi anni fa… Lo abbiamo detto e lo ribadiremo fino alla fine: la #SeparazionedelleCarriere non è una battaglia di destra o di sinistra. È una battaglia di civiltà!”.