di
Redazione Salute

Per l’Italia c’è molto da fare: solo la metà dei genitori ha fatto immunizzare i figli, troppe donne non fanno Pap e Hpv test (offerti gratuitamente dal Ssn)

Lunedì 17 novembre ricorre la Giornata di Sensibilizzazione per l’eliminazione del tumore della cervice uterina e degli altri tumori HPV-correlati. La Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) rinnova il proprio impegno nel contrasto al Papillomavirus (HPV) e ai tumori, in maschi e femmine, a esso collegati. Grazie alla vaccinazione e allo screening oncologico, infatti, si ha un’opportunità concreta di eliminare il tumore della cervice uterina come problema di Sanità pubblica.

«L’HPV è responsabile di quasi il 100% dei tumori della cervice uterina e di una quota significativa dei tumori dell’ano, della vulva, della vagina, del pene e dell’orofaringe – afferma Enrico Di Rosa, presidente della Società Italiana d’Igiene (SItI) -. L’infezione, molto diffusa nella popolazione generale, può essere prevenuta efficacemente grazie a strategie integrate di vaccinazione e screening».

Nel 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito un obiettivo ambizioso, ovvero eliminare entro il 2030 il tumore della cervice uterina attraverso tre traguardi fondamentali: 90% delle ragazze vaccinate contro l’Hpv entro i 15 anni; 70% delle donne sottoposte a screening con test ad alte prestazioni entro i 35 anni e nuovamente entro i 45 anni (target innalzato al 90% dallo EU Beating Cancer Plan); 90% delle donne con lesioni cervicali precancerose o invasive trattate in modo tempestivo.  
Secondo le ultime statistiche, però, solamente il 56% dei genitori italiani ha aderito all’invito che arriva dalla Asl per far vaccinare i propri figli.  E la media nazionale di adesione allo screening cervicale è ferma al 46,9%, con forti disparità tra le Regioni.



















































Questo percorso richiede un impegno collettivo e continuo perché solo l’azione coordinata può colmare i ritardi ancora presenti (le coperture vaccinali italiane sono purtroppo ancora lontane dall’obiettivo del 90%) e avvicinarsi agli standard richiesti anche tramite l’organizzazione di politiche vaccinali senza distinzioni di sesso o genere. L’Italia, coerentemente con il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2023-2025 (che tra i suoi obiettivi ha il rafforzamento della prevenzione del cancro della cervice uterina e delle altre malattie HPV correlate), ha adottato la vaccinazione universale contro l’HPV, riconoscendo che la protezione delle sole ragazze non è sufficiente a controllare la diffusione del virus.

«Vaccinare anche i ragazzi significa interrompere più rapidamente la circolazione virale; proteggere direttamente gli uomini da tumori HPV-correlati, come quelli del pene, dell’ano e dell’orofaringe; garantire equità di prevenzione e ridurre il gender gap ancora evidente nelle coperture vaccinali e tutelare le persone più vulnerabili, per le quali l’immunità di gruppo non è sufficiente» aggiunge Di Rosa.

La vaccinazione dei maschi è dunque un tassello indispensabile per raggiungere l’eliminazione. Una società che vaccina entrambi i generi è una società che si protegge meglio. Paesi con coperture vaccinali molto elevate dimostrano in modo inequivocabile che la prevenzione funziona. In Australia, ad esempio, si è registrata una drastica riduzione delle lesioni cervicali precancerose e una previsione di eliminazione del tumore della cervice uterina nel giro di pochi anni. In Scozia, invece, una quasi completa scomparsa delle lesioni CIN3 nelle giovani donne vaccinate prima dell’esposizione al virus. Questi risultati mostrano che l’obiettivo OMS non è solo realistico, ma raggiungibile con un impegno deciso nella vaccinazione universale e nello screening e, pertanto, è necessario incrementare le coperture vaccinali contro il Papillomavirus e ridurre i divari regionali di offerta.

15 novembre 2025 ( modifica il 15 novembre 2025 | 14:50)

Hai un dubbio o un quesito medico?

I nostri medici e specialisti rispondo ai tuoi quesiti su temi sanitari