L’altra mattina ragionavo su quanto banale fosse insistere sui classici del passato. The Eternal Idol dei Black Sabbath l’ho rimesso su proprio in questi giorni, perché ero stato invitato all’Hard Rock Café di Firenze come fotografo a un evento a loro dedicato. La sua title track, posta in fondo alla scaletta, è una delle mie canzoni preferite di tutti i tempi. Che goduria l’interpretazione di Tony Martin.
Ma perché non lasciare tutto questo alle spalle e abbracciare forte le peculiarità, le rotondità e le curve dei tempi che corrono? Perché non sostituire gli ideali di un tempo con moniker altrettanto valevoli? Cobra Spell, Burning Witches, Crypta. Potrei andare oltre con i nomi, ma mi sono fermato qui poiché i tre suddetti brand – meglio chiamarli così, dirà qualcuno – hanno in comune, o hanno avuto in comune, una figura in particolare. Quella di Sonia Anubis, all’anagrafe Sonia Núria Carolina Nusselder Fontes de Albornoz, olandese di origine, ben tre lingue madri nonché madre di due figli, e pure moglie di Funeral, il tipo degli spagnoli Antiquary. Che ho sentito una sola volta per pura casualità, per passare poi subito oltre.
In redazione siamo ancora così scossi per l’intensità e la qualità di 666 dei Cobra Spell, Napalm Records, 2023, che alcuni di noi non sono più riusciti a scrivere niente da allora: tipo il Messicano e il Masticatore, due figure assai sensibili all’espandersi della multiculturalità e all’abbattimento delle barriere di genere all’interno della musica che amiamo. Li definirei quasi degli attivisti in tal senso. Do un po’ per scontato che l’album abbia avuto un discreto successo, e ora capirete perché ne immagino dei così generosi proventi. La prima immagine che ricordo della musicista nordeuropea la ritraeva in un fatiscente vicolo, costretta a fotografarsi da sola.
Su segnalazione di un lettore che intende rimanere anonimo, ma risiede a pochi chilometri di distanza da Scandicci, e pertanto è pericoloso, la rivediamo oggi ritratta su un divanetto nella sua stanza, in cui si contano in totale una decina di chitarre. Un vero derby con Cesare Carrozzi in cui l’aquilano non perde solamente sotto il punto di vista della capigliatura. Ma forse le tiene testa solamente sotto quello dell’acquisto compulsivo, ecco.
Quel che voglio dirvi è che Sonia Anubis tiene in mano una fiammeggiante Jackson a dimostrazione che se ne è rifatta un’altra, a dimostrazione che quelle chitarre sono delle vere bombe; e non l’ho notata subito poiché inizialmente mi ero concentrato su un suo certo gonfiore non presente nella vecchia foto, preoccupandomi, pertanto, che la sua salute potesse essersi in qualche modo peggiorata per lo stress correlato derivante dalle stancanti tournée, o perché magari il rapporto con Funeral potesse essersi logorato nel tempo. Noi ci auguriamo comunque di no, e siamo pronti a prestargli Gabriele Traversa per un pomeriggio, così il fidanzamento si risana all’istante. (Marco Belardi)

