di
Gianni Santucci
Nel 1955 la diva si presentò in aula per testimoniare in favore della sorella diciassettenne Maria Scicolone, madre di Alessandra Mussolini, solo in seguito riconosciuta dal padre Riccardo, la cui moglie sosteneva non ne potesse usare il cognome
L’aula della «prima sezione penale bis» traboccava d’una folla eccitata e ondeggiante quando il solitamente sonnolento segretario, con voce seriosa, annunciò: «Teste Scicolone Sofia di Riccardo, di anni 21, da Pozzuoli, in provincia di Napoli… Presente».
«E lo vediamo — fece eco il giudice dal suo scranno — lo vediamo bene».
«Bionda color grano maturo, gli occhi carichi di bistro, il giunonico fisico fasciato in un abito di “chinz”, eretta nel portamento come se si presentasse all’esame di ginnastica» (raccontò la cronaca del Corriere), Sophia Loren rimase per qualche secondo sull’attenti, col volto un po’ scontroso. Era l’8 luglio del 1955, al terzo piano del Tribunale di Milano.
In quel momento la diva ha quasi 21 anni. È partita da Sorrento, dove sta girando Pane, amore e…, il film di Dino Risi nel quale ballerà con Vittorio De Sica il mambo più famoso della storia del cinema. È arrivata a Milano per difendere sua sorella, Maria, ancora minorenne. La controversia ruota intorno al loro cognome: le sorelle Scicolone.
Storia familiare intricata e dolente. Romilda Villani, madre di Sophia Loren, donna di straordinaria bellezza, diplomata in pianoforte, tra le due guerre approdò a Roma col sogno del cinema, dopo che i genitori le avevano impedito di andare a Hollywood. Ebbe una relazione con Riccardo Scicolone: nacque Sofia (20 settembre 1934) e il padre la riconobbe, cosa che non fece alla nascita di Maria (11 maggio 1938). Romilda rientrò a Pozzuoli. Scoppiò la guerra, dilagò la miseria. Al termine del conflitto, Romilda tornò a Roma con le figlie: i suoi sogni trasferiti su Sofia.
Nel 2010, quando la storia è diventata una fiction tratta dal suo libro (La mia casa è piena di specchi), la sorella di Sofia ha raccontato: «Volevo studiare, ma dopo la terza elementare mi tolsero da scuola perché a Pozzuoli un’alunna senza il cognome paterno era una vergogna. Mi sono laureata in lettere a 38 anni. Ho avuto un’infanzia infelice. Per mesi sono rimasta chiusa a chiave, a Roma, in una stanza, mentre mia madre usciva con Sofia per trovarle qualche parte a Cinecittà. È vero. Ho vissuto di luce riflessa, ma quella luce mi è bastata. Senza Sofia non avrei potuto neppure mangiare».
In quella torrida estate del 1955, ancora minorenne, Maria è in Tribunale a Milano contro la signora Nella Rivolta. Chi è? La moglie (separata) di suo padre Riccardo Scicolone, da cui ha avuto due figli. Dalle cronache dell’epoca: «I termini della causa per diffamazione, intentata dalla diciassettenne Scicolone contro Nella Rivolta, sono presto ricordati. La Rivolta inviò una lettera di rettifica ad alcuni quotidiani e settimanali che avevano pubblicato la fotografia di Maria, aspirante attrice, affermando che la ragazza non aveva diritto a portare il cognome Scicolone, perché non era figlia di Riccardo».
In realtà Maria era stata riconosciuta: il padre, dopo un dissesto finanziario, andò dalla madre a chiedere denaro, che Sophia (ormai col «ph») guadagnava in abbondanza. La diva diede due milioni di lire al padre: in cambio, lui concesse il cognome a sua sorella.
In Tribunale a Milano Maria, ancora 17enne, raccontò: «Da un anno sentivo che molta gente, quando passavo per la strada, diceva: “Non è una Scicolone, non è una Scicolone…”. Io sono conosciuta, non potevo sopportare una cosa simile. Da un anno io e mia madre non abbiamo pace. La Rivolta telefonava spesso, insultandoci. Cosi abbiamo deciso di querelarla». Il 9 luglio 1955 Nella Rivolta venne condannata a 9 mesi e 80 mila lire di multa (la sentenza fu ribaltata in assoluzione piena l’anno successivo).
Fuori dal Tribunale, in via Manara, mentre s’allontanava protetta dai carabinieri, un tizio gridò alla Loren: «Facci una pizza…». In quel momento tutti la identificavano nella «pizzaiola» de L’oro di Napoli (regia di Vittorio De Sica, 1954). Nel 1962 Maria Scicolone sposò il figlio jazzista del Duce, Romano Mussolini; è la madre di Alessandra.
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16 novembre 2025
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