La M1 a quattro cilindri in linea saluta il Motomondiale dopo due decenni di gloria, vittorie, geni giapponesi e capolavori italiani. Yamaha entra nell’era V4 con un progetto coraggioso, costoso e necessario, che guarda al 2027 e, forse, a una nuova generazione di moto stradali premium

Riccardo Piergentili

16 novembre – 14:21 – VALENCIA (SPAGNA)

Il 2025 è stato l’ultimo anno della gloriosa storia della Yamaha M1 con motore quattro cilindri in linea. Un addio che non è solo tecnico ma quasi sentimentale, perché quella moto ha costruito un pezzo enorme del mito Yamaha. È la moto di Welcome 2004, la gara che riscrisse la storia e che aprì l’era delle vittorie di Valentino Rossi. È la moto gestita da un team straordinario, con Davide Brivio a fare da direttore d’orchestra e con il genio di Masao Furusawa a suonare le note più importanti: quelle che trasformarono la M1 in una lama precisa, agilissima, cucita addosso al Dottore. Fu la moto che interruppe il dominio Honda. Un’impresa che oggi sembra fantascienza, ma allora sembrò quasi una rivoluzione.

yamaha tzr m1 motogp 2025

Rossi, Lorenzo e Quartararo: una moto, tre capitoli epici—  

Dopo Valentino vennero gli anni di Jorge Lorenzo, quelli della perfezione geometrica. Poi Fabio Quartararo, il talento moderno che riportò la Yamaha sul tetto del mondo in un’era in cui la MotoGP era diventata una giungla aerodinamica. La M1 vinse in modi diversi, con stili opposti, con piloti incompatibili tra loro ma perfettamente compatibili con la moto. Ed è questo il segreto della M1: non era solo un progetto, era un carattere.

cambia il mondo yamaha—  

Però la MotoGP odierna non è più quella del 2004. Nemmeno quella del 2015. Nemmeno quella di due stagioni fa. Le gare cambiano, i regolamenti cambiano, l’aerodinamica ha trasformato la MotoGP in una disciplina da galleria del vento. E qui la M1 ha iniziato a soffrire: problemi cronici di trazione, limiti difficili da superare con il layout del motore in linea per l’impossibilità di rendere la moto abbastanza stretta per poter montare ali davvero efficaci. È inutile girarci intorno, la MotoGP moderna è fatto di propulsori V4, più compatti e più adatti a gestire il delicato equilibrio ciclistico di moto che, per limitare l’impennamento in accelerazione, sono diventate basse e lunghe.

nuova identità yamaha—  

E allora Yamaha ha fatto la scelta coraggiosa: addio al quattro cilindri in linea. Benvenuta era V4. La Casa di Iwata stava già pensando al 2027, quando i regolamenti avrebbero imposto i nuovi motori di 850 cc. Ma i primi test sono stati così chiari e così impietosi da costringere a una decisione anticipata. Non un solo motore. Due. Un V4 da 850 cc per il futuro regolamentare. E un V4 da 1000 cc per imparare subito come si vive in un mondo che non è più quello della M1 tradizionale. Perché cambia tutto: la ciclistica, la distribuzione dei pesi, la gestione elettronica. Non si evolve: si riparte da zero.

il 2026 yamaha, e poi…—  

Yamaha e Quartararo lo sanno già: il 2026 sarà un anno di apprendistato. Non si punterà al Mondiale, almeno non subito. Si punterà a capire il V4, a farlo crescere, a evitare di arrivare al 2027 con un progetto ancora acerbo. È la scelta giusta, ma è anche la più costosa. Due motori nuovi in due anni non sono un dettaglio. Ma la MotoGP moderna non permette tentennamenti: chi rallenta, sparisce. E questo Yamaha non può permetterselo.

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il v4 come arma… stradale—  

Ed eccoci al capitolo più intrigante, quello che fa drizzare le antenne agli appassionati di moto di serie. La verità è semplice: a Yamaha manca una piattaforma premium. Il CP2 e il CP3 sono grandi motori, ma non bastano. Il CP4, il quattro cilindri in linea irregolare, è andato in pensione senza poter affrontare l’Euro 5. E nel frattempo, a Eicma i cinesi di CF Moto hanno presentato una Superbike V4 che ha fatto spalancare gli occhi a tutti. Il rischio è reale: i giapponesi che insegnavano al mondo come si fa una Superbike potrebbero ritrovarsi senza un prodotto di fascia alta mentre i nuovi arrivati riempiono il vuoto. E allora ecco l’idea: il V4 della MotoGP non solo come progetto da corsa, ma come base per una futura piattaforma CV4, capace di generare una Superbike, una maxi-naked, una crossover premium, tanto per cominciare. In una parola: un ritorno in grande stile.