Il regista della prima trilogia dei Pirati dei Caraibi, Gore Verbinski, sta per tornare con la commedia sci-fi Good Luck, Have Fun, Don’t Die, dove si racconta di un’apocalisse causata dall’Intelligenza Artificiale. Intervistato da Dexerto, Verbinski ci lascia alcune interessanti considerazioni sull’AI.

Gore Verbinski, regista della prima trilogia dei Pirati dei Caraibi, assente dal cinema dall’ultimo La cura del benessere, tornerà nel febbraio 2026 nelle sale americane con Good Luck, Have Fun, Don’t Die, commedia satirica sci-fi con Sam Rockwell, Michael Peña e Zazie Beetz: nella storia un uomo torna nel passato per reclutare volontari e fermare in tempo un’apocalisse causata dall’AI nel futuro. Terminator? No, qui la si prende a ridere, ma per Gore – almeno stando alle sue parole nell’intervista con Dexerto – non c’è proprio niente da ridere…

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Gore Verbinski si avvicina al suo ritorno al cinema con Good Luck, Have Fun, Don’t Die (che un ottimo e scatenato trailer, bisogna ammettere). Rileggendo l‘Apocalisse dell’Intelligenza Artificiale alla Terminator in chiave comico-grottesca, tratta però un argomento che è diventato pura attualità per noi nel 2025, quando invece per Cameron nei primi anni Novanta era molto più futuristico. L’AI è qui per restare… e per Verbinski dovremmo tutti avere un po’ di paura, perché non le stiamo ponendo dei limiti a nostra autodifesa…

Direi che non si può sfuggire, sta arrivando, è inevitabile. Sono allo stesso tempo preoccupato ed eccitato, ma comunque mi fa paura, credo che il titolo del nostro film ora come ora sia un mantra [“Buona fortuna, divertiti, non morire”, ndr]. […] Gli esseri umani sono in giro da tremila anni, c’è un grande cambiamento in arrivo. È una rivoluzione, ma non si parla di mulini a vento, motore a vapore o personal computer. Stiamo dando vita a un organismo digitale. […] Sono più che altro a disagio con la promessa su cui l’AI è stata focalizzata. Invece di cercare di curare il cancro o di portarci su Marte, cose che potrebbero risolvere problematiche genuine, insegue la narrazione, le illustrazioni, scrive una canzone per conto tuo. Come se ti dicesse che vuole respirare per te o scopare per te. […] Ci sono alcune cose che abbiamo bisogno di fare come esseri umani, come sederci davanti a un fuoco, a raccontarci storie. Perché ci leva le cose che ci rendono fondamentalmente umani? Perché non puntare ai lavori che NON VOGLIAMO fare? […] Forse accadrà qualcosa di davvero interessante, perché sta ingoiando tanta roba da internet e la sta risputando su internet a una tale velocità, che comincia a bere il suo stesso piscio, secondo me ci sarà una piccola svolta. Diventerà surreale, molto rapidamente. Vorrei comprarmi l’Enciclopedia Britannica pre-IA, giusto per ricordarmi com’era quando le cose le conoscevamo sul serio.