di
Marta Serafini

Il ministro Katz risponde all’Arabia Saudita. L’incidente con i caschi blu «colpa del maltempo»

DALLA NOSTRA INVIATA
GERUSALEMME – Caschi blu scambiati per elementi «sospetti» a causa del maltempo. La versione data dall’Idf dopo che militari dell’Unifil sono stati colpiti appena a Nord di Metula dalle raffiche di mitragliatrice pesante di un Merkava mentre erano in movimento a piedi non fa altro che confermare quanto la tensione sia alta sul confine con il Libano. E quanto il cessate il fuoco che prevedete il ritiro dell’Idf dal Sud del Paese in cambio del disarmo di Hezbollah sia fragile.

Oltre alla posizione di Tallet Hamames da cui sono partite ieri le raffiche — nessun ferito nonostante siano arrivate a 5 metri dai peacekeeper — l’Idf ha occupato almeno altre cinque posizioni in territorio libanese e continua a colpire il Libano meridionale e la Bekaa quasi quotidianamente. Lo stesso esercito israeliano conferma di aver effettuato diverse incursioni notturne nel sud la scorsa settimana per impedire il riarmo di Hezbollah. Ad Aitaroun, i riservisti della Brigata Alon hanno demolito diversi edifici che, secondo Tsahal, erano stati utilizzati da Hezbollah. Poi, in un altro raid nella città di Ramyeh, le truppe della 300a Brigata Baram hanno sequestrato e distrutto diverse armi, tra cui fucili d’assalto. Sempre la scorsa settimana, l’aeronautica militare israeliana ha effettuato cinque attacchi, uccidendo tre membri di Hezbollah.



















































E, sebbene la pioggia abbia smesso di flagellare la Striscia dopo due giorni di alluvioni che hanno aggravato una crisi umanitaria già senza precedenti, sono pochi gli spiragli di speranza che regga la tregua a Gaza. Ieri il capo di stato maggiore dell’Idf Eyal Zamir, ha annunciato che le sue forze si tengono pronte a conquistare ulteriore territorio oltre le attuali linee del cessate il fuoco. E la ragione è sempre la stessa: «Smantellare Hamas e smilitarizzare la Striscia attraverso un accordo o con mezzi militari». 

Il tutto mentre Riad, a poche ore dalla visita di Mohammed bin Salman alla Casa Bianca, la prima dal 2018, fa sapere di restare convinta come solo una «chiara proposta diplomatica per la creazione di uno Stato palestinese» possa aprire la strada a una normalizzazione dei rapporti con Israele e che questa non possa avvenire con l’attuale governo Netanyahu «composto da ministri come Smotrich e Ben Gvir». Una linea rossa incompatibile con le posizioni, ribadite ieri dallo stesso Bibi («La nostra opposizione a uno Stato palestinese in qualsiasi territorio a ovest del Giordano esiste») e dal ministro della Difesa Israel Katz.

La tempesta non sembra essersi placata nemmeno sui cieli di Gerusalemme. I politici dell’opposizione hanno criticato aspramente la decisione del governo di istituire una propria indagine sui fallimenti dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, anziché una commissione d’inchiesta indipendente. «Il governo sta facendo tutto il possibile per nascondere la verità e sottrarsi alle proprie responsabilità», accusa il leader dell’opposizione Yair Lapid. «Chi è indagato non nomina i propri investigatori», punta il dito il presidente del Partito democratico Yair Golan, che promette: «Gli eventi del 7 ottobre saranno indagati da una commissione d’inchiesta statale». 

16 novembre 2025 ( modifica il 16 novembre 2025 | 21:49)