di
Francesca Angeleri
«Non eravamo abituati, e non stavamo di fronte al nostro solito pubblico, ma è stato ancor più bello. Ci è arrivata la richiesta sabato e abbiamo risposto di sì immediatamente»
Non era certo il primo Inno di Mameli che i ragazzi de Il Volo intonavano, ma questa volta, al centro dell’Inalpi Arena di Torino, poco prima del match da brivido combattuto da Jannik Sinner e Carlos Alcaraz per la finale delle Atp Finals 2025, l’emozione anche da parte degli artisti è stata tanta. «Non eravamo abituati, e non stavamo di fronte al nostro solito pubblico, ma è stato ancor più bello. Ci è arrivata tutta l’emozione e un affetto immenso».
Parliamo con Gianluca Ginoble e con Piero Barone che raccontano di essere stati chiamati a cantare all’ultimo: «In questo periodo siamo impegnati nel nostro tour europeo- racconta Piero- ieri eravamo a Budapest e ci è arrivata la proposta di cantare alle Atp Finals, non ce lo saremmo persi per niente al mondo. Non abbiamo mai risposto tanto velocemente a una richiesta».
Tutti e tre i cantanti sono appassionati di tennis, e pare giochino con una certa continuità. Sono bravini, insomma. Gianluca un po’ meno: «Ignazio e Piero giocano spesso insieme. Possiamo dire che Piero è un po’ il nostro Sinner, Ignazio invece è istintivo, urla anche un po’, come Alcaraz. Io per adesso faccio l’arbitro». Dicono di aver percepito, trovandosi su questo palcoscenico fuori dagli schemi, le differenze ma soprattutto le similitudini delle situazioni, sport e musica non sono poi così lontani.
«È evidente come questi due giovani campioni siano nati per fare quello che fanno -riflette Piero- l’hanno scoperto che erano praticamente dei bambini e riescono a vivere della loro passione, vi si dedicano mettendoci tutto di loro stessi. Sono un’ispirazione. È quello che cerchiamo di fare anche noi: abbiamo iniziato a 14 anni scoprendo la nostra vocazione, ci rivediamo molto in loro. È un percorso tosto, ma bellissimo». Gianluca cita Morricone con Il silenzio è musica, quando descrive la sacralità dello scambio e il rispetto di migliaia di persone che quasi hanno trattenuto il respiro pur di non disturbare, «sembra una pratica meditativa. Che poi viene interrotta da esplosioni di gioia: un’esperienza fantastica che è molto simile a una standing ovation».
16 novembre 2025
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