di
Candida Morvillo
Dalla politica alla finanza, la corsa a usare la semaglutide pur non rientrando tra i pazienti autorizzati. Vendite: +78% Mastella: diabetico, ho perso 20 chili
Quello che molti non dicono lo raccontano invece, e spassionatamente, i dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco: gli italiani che ricorrono a semaglutide e affini per perdere qualche chilo — pur non essendo né obesi né diabetici — sono un esercito. Non è una tendenza, è un boom: l’Aifa, l’anno scorso, ha registrato un più 78,7% sulla vendita con «ricetta bianca» degli analoghi del recettore GLP-1.
Il dato è eclatante ed è indicativo di una moda, non di una patologia, perché chi ha un acclarato problema di salute, usa la «ricetta rossa» del Ssn, trattandosi di farmaci costosissimi: per le iniezioni sottocutanee quotidiane o settimanali che fanno perdere l’appetito, servono dai 170 ai 300 euro al mese.
Ed è una moda semiclandestina che nessuno ammette né in pubblico né sui social perché ufficialmente questi farmaci non potrebbero essere prescritti a chi non rientra nelle poche categorie di pazienti per cui sono autorizzati. Tuttavia, basta fare un giro là dove circola «la gente che piace» — nella moda, nel design, nei corridoi della finanza e molto in quelli della politica — per scoprire che è tutto un passaparola, tutto un «provalo, è una meraviglia» e «funziona, fidati».
I politici
In Parlamento, il primo sperimentatore, un paio di anni fa, fu un leader di partito non nuovo alle diete, che con la semaglutide ha raccolto percentuali di consenso a lui inconsuete, coalizzando colleghi bipartisan d’ogni campo, sesso e rango. Non siamo ancora al caso del sindaco di Rio De Janeiro Eduardo Paes che l’anno scorso ha promesso, se fosse stato rieletto, Ozempic gratis per tutti, ma si sa mai. Fra i politici, comunque, chi lo prende per snellirsi non lo dice.
Clemente Mastella ammette di aver preso semaglutide di prima generazione e che ora usa il Mounjaro, ma perché è diabetico: «Mi fa bene ed è stata l’opportunità per perdere venti chili in cinque, sei mesi», racconta, «sono la dimostrazione ontologica che questi farmaci aiutano a stare in forma. Ho ripreso a fare effetto sulle signore di una certa età. Ora che sono in campagna elettorale in Campania per Roberto Fico con la lista Noi di Centro (Mastella), per strada, mi fermano e mi dicono che sono meglio dal vivo. E io: meglio da vivo che da morto».
Anche la senatrice Michaela Biancofiore, presidente del gruppo parlamentare Civici d’Italia – Noi moderati, prende il Mounjaro, ma per motivi medici: «Sono insulino resistente, me l’hanno prescritto per quello, ma l’effetto secondario piacevole è che in un anno e mezzo ho perso 17 dei venti chili in più che avevo messo». Che poi fra i politici vi sia il boom a fini estetici di cui si vocifera a lei non sembra: «Se c’è, non più che nel resto d’Italia. Io, personalmente, ai curiosi, spiego che sono farmaci da prendere solo se c’è l’indicazione, non a cuor leggero». Di sicuro, semaglutide e liraglutide sono i nuovi elisir della linea di «chi può»: di chi ha potere, in generale, e di chi ha potere d’acquisto, in particolare.
Da Musk a Williams
Non a caso, a spingere le vendite, sono stati i «ricchi e famosi» di Hollywood e dintorni: Oprah Winfrey ha parlato dei nuovi farmaci come di «un dono»; Elon Musk ha confessato di aver perso 13 chili; Robbie Williams ha ridotto tutto a un miracolo («prendo qualcosa», ha detto, riferendosi al nuovo fisico smilzo, ma qualche giorno fa ha sostenuto di avere problemi agli occhi collegandoli alle iniezioni per dimagrire); Serena Williams ha perso 14 chili ed è diventata testimonial di una campagna per l’«uso consapevole» dei cosiddetti GLP-1.
Osserva la professoressa Annamaria Colao, prima endocrinologa d’Italia per l’Ad Scientific Index e in libreria col bestseller Sonzogno Il digiuno su misura: «È una moda che si spiega con due fattori: il primo è che siamo una “società estetica” in cui il magro vince sul sovrappeso; il secondo è che si tratta di farmaci che agiscono bene sulla “fame edonica” quella che viene a persone molto impegnate e sotto pressione, che mangiano anche per compensare lo stress. Sono farmaci che tolgono la dipendenza da cibo, utili anche a chi si ritrova spesso a fare cene e cocktail di lavoro».
Infatti, un mese fa, il Financial Times si è addirittura chiesto se sono i farmaci soppressori dell’appetito che stanno mettendo in crisi i ristoranti delle city («aiutano le persone a ordinare meno, saltare portate, limitare i pasti d’affari»).
Spesa milionaria
In Italia, sempre il rapporto Aifa 2024 quantifica la spesa privata (non SSN) in 55,3 milioni di euro per la semaglutide e 13,4 milioni per la liraglutide. A spanne, fanno 300 o 400 mila scatole vendute. E questi i dati non includono il Wegovy, semaglutide ad alto dosaggio, in commercio solo da metà 2024, perciò non ancora rilevato nella top 30 dei ritrovati più venduti, ma che è già esploso in Usa e Regno Unito.
Sono farmaci che si possono vendere solo con ricetta. Se il paziente non ha le patologie indicate sul bugiardino, il medico potrebbe comunque prescriverli, ma solo «in scienza e coscienza»: deve spiegare che l’uso è fuori indicazione, illustrarne rischi ed effetti collaterali e assumersi responsabilità professionale e penale della scelta. Molti medici però lo fanno, «per esempio per pazienti a cui il sovrappeso è causa di grave disagio psicologico», spiega Colao.
Le limitazioni alla prescrizione e i prezzi alti hanno scatenato la vendita illegale sul web, spesso di prodotti che di GLP-1 non hanno nulla e sono dannosi, come è successo pochi giorni fa a una 31nenne di Padova finita in coma dopo essersi iniettata un falso Ozempic. Il nuovo elisir di magrezza sta diventando una sorta di status symbol proibito, da usare in clandestinità o cercare al mercato nero. La nuova follia collettiva è credere che dimagrire è facile, ma a che prezzo?
17 novembre 2025 ( modifica il 17 novembre 2025 | 07:16)
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