di
Gaia Piccardi

Prima di Jannik solo Roger e Nole, dal 1970, erano riusciti nell’impresa di giocare tutte le finali Slam più le Finals. Con Alcaraz c’è la ricerca di un superamento continuo

DALLA NOSTRA INVIATA
TORINO – La fuga da Alcaraz, che aveva buttato nel Po un set point, merita un tuffo nel blu delle Finals proprio come il primo titolo Slam, in Australia nel 2024. Celebrazioni speciali per vittorie speciali: «È più bello dell’anno scorso».
Jannik Sinner da Sesto Pusteria, Italy, è il maestro dei maestri per la seconda volta di fila, il Master chiude una stagione da ricordare per numeri (6º titolo stagionale, 24º in totale), emozioni («Qui il tifo è così caloroso che sembra di stare in un campo da calcio»), testa a testa con quell’altro predestinato, il mago di Murcia che sul 6-5 orienta la bacchetta nella direzione sbagliata, mancando la risposta su una seconda di Sinner a 187 all’ora, ma al corpo.

Una finale bella, increspata e tesa come carta di riso pronta a strapparsi consegna Jannik nelle braccia di un team che non ha smesso di parlargli per un secondo, sostenendo il ragazzo d’oro con tutte le variazioni dei complimenti più sentiti — bravo, molto bravo, bravissimo — e accompagnandolo per mano attraverso la sliding door delle due palle break su tre salvate, lungo il patema d’animo di un servizio inferiore rispetto alle medie di tutto il torneo (55% di prime ma 84% di punti vinti sulla prima) e di un tie-break ripreso in pugno con le armi nuove di cui Sinner si è dotato strada facendo, mettendosi al lavoro nei tre mesi di stop e dopo ogni rara sconfitta (6 su 58 match). Un dritto vincente inside-in (1-1), la combinazione lob-smash sulla palla corta del rivale (5-3), un altro pallonetto vincente per sigillare il 7-4 (7-6) e lasciare Alcaraz tra i fantasmi.



















































Il dominio di Sinner sul cemento indoor

Aggrappato al misero 47% di prime palle nel secondo set, al sesto game Jannik si è ripreso il break che aveva concesso — unico del torneo — in avvio, complice un evidente calo di tensione con un rivale che, nel frattempo, si era fatto massaggiare e fasciare la coscia destra. 3-3. Ha chiuso una pericolosa crepa nel game successivo, complice un dritto lungo dello spagnolo, portandosi il dito all’orecchio come a dire: non vi sento. Il popolo sinneriano ha risposto con un ruggito, regalandogli energia vitale. E quando sembravamo avviati verso un secondo tie break (6-5), Carlitos sull’orlo di una crisi di nervi si è avventurato in una sconsiderata discesa a rete, mettendo a Jannik il match point su un vassoio. E lì, in cima a uno scambio violentissimo e prolungato, un altro errore dello spagnolo ha mandato Sinner in paradiso. «Grazie Carlos perché mi servi, mi dai la motivazione per allenarmi ogni giorno — ha detto il campione alla fine —. Grazie a me che do sempre il 100% e ci credo anche nei momenti difficili. Stasera non è stato solo tennis. Siamo atleti che hanno bisogno di persone vicine. Finiscono due mesi intensi, adesso posso festeggiare». 

Terzo titolo consecutivo conquistato sul veloce indoor (Vienna, Parigi, Torino), stagione eccellente conclusa alle spalle di Alcaraz con uno scarto di 550 punti. Al chiuso non c’è alcun dubbio su chi sia il migliore. Prima di Sinner solo Federer e Djokovic, dal 1970, erano riusciti nell’impresa di giocare tutte le finali Slam più le Finals.

C’è spazio per tutti, tra le braccia del più forte, che infila sulla collana la 15ª vittoria consecutiva, la 31ª sul veloce indoor (meno uno all’aggancio a Lendl): la fidanzata Laila, il fratello Mark, il manager Vittur, Stefano Domenicali coinvolto nella Fondazione; il preparatore Ferrara richiamato dopo il caso Clostebol piange come un vitello, i coach Vignozzi e Cahill si guardano pensando a quante altre pepite potranno estrarre nel 2026 da una miniera chiamata Sinner. Il maghetto battuto nel penultimo torneo di una stagione super (8 titoli e manca ancora la Davis a Bologna), ha solo buone parole per il rivale con cui si alterna nel ruolo di nemesi: «Sono contento del mio livello ma tu sei stato migliore — ammette Carlitos —. Ora riposati, Jannik: l’anno prossimo dovrai farti trovare pronto. Io lo sarò».
Spagna-Italia 4-2 nel 2025, 10-6 in totale. Il pensiero va a quei tre match point sprecati al Roland Garros, dove Sinner fu a tre centimetri dall’annettersi anche la terra di Alcaraz, oltre all’erba di Wimbledon. Forse sarebbe stato troppo, ogni cosa succede per un motivo, anche piccolo. Roma ha alimentato Parigi che ha alimentato Londra che ha alimentato New York e questo incredibile swing indoor. Alcaraz nutre Sinner, e viceversa. La legge dei più forti. In saecula saeculorum.

17 novembre 2025 ( modifica il 17 novembre 2025 | 09:39)